#yesallwomen, dopo lo stupro di Palermo i social si riempiono di testimonianze di donne: «Molestie? È successo a tutte noi»

L’idea della scrittrice Carolina Capria che ha fatto diventare un vero e proprio contenitore di racconti l’hashtag nato in contrapposizione al #notallmen

«Yes, all women». Con i recenti fatti di cronaca sullo stupro di Palermo, che vedono sette ragazzi accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una 19enne, è tornato al centro l’hashtag #yesallwomen, in contrapposizione al #notallmen. Quest’ultimo è diventato virale negli anni con l’intenzione di molti uomini di far passare il concetto che non tutti loro sono colpevoli di abusi sessuali e violenza di genere. Un hashtag che, però, viene rigettato da molti perché accusato di ridurre un fenomeno sociale di tipo strutturale a un piano personale che relega il tema della violenza sulle donne a un problema dei singoli. Così è nato #yesallwomen. Diventato virale per la prima volta nel maggio del 2014 a seguito del massacro di Isla Vista, è tornato in auge in questi giorni su Instagram per i fatti di Palermo.


L’idea della scrittrice femminista: «É successo a tutte»

A dare il via è stata la scrittrice e divulgatrice femminista Carolina Capria che ha realizzato un vero e proprio contenitore di testimonianze su Instagram con decine e decine – crescono di ora in ora – di messaggi di donne che raccontano di molestie e abusi subiti nella propria vita. Prima che le arrivassero una sfilza di racconti di questo genere, la scrittrice ha scritto sul suo profilo: «Io non ho mai conosciuto una donna che non avesse subito molestie. Nemmeno una. Al limite ho conosciuto donne che chiamavano in un altro modo le molestie ricevute – finanche complimenti o goliardate. Ma nessuna – nessuna – che non avesse fatto esperienza della molestia (o peggio). Ci sono due mondi che non comunicano: quello delle donne che subiscono molestie e quello degli uomini che prendono le distanze e sminuiscono il fenomeno».


Le testimonianze

In pochissimo tempo sono arrivati e si sono moltiplicati i racconti. «Quarto superiore, ero al banco in prima fila seduta, mi piego per raccogliere una penna, mi arriva una pacca sul culo. Era il mio professore d’arte», inizia il racconto di una ragazza. «Sono stata molestata talmente tante volte che non so quale raccontare. A scuola i compagni di classe ci toccavano il sedere, in tantissimi mi hanno fischiata per strada, fatto apprezzamenti sul pullman, uomini che hanno commentato il mio seno in spiaggia quando avevo 15 anni. Ho sempre reagito tranne una volta: quando il sedere me l’ha toccato il professore con cui lavoravo. Ero paralizzata dall’umiliazione», scrive un’altra donna. E un’altra ancora: «Una volta un uomo mi ha appoggiato il pene sul sedere mentre ero sull’autobus». E così via: le storie sono tantissime e spaziano da molestie a gravi violenze sessuali.

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