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Rocco Siffredi contro i porno per i minori: «Ho scritto alla ministra Roccella, lo dico da una vita»

26 Agosto 2023 - 09:29 Redazione
L'attore italiano che deve la sua intera carriera al successo nel porno propone un piano educativo nelle scuole per i più giovani, ai quali andrebbe insegnata la «cultura del rispetto, educazione sessuale e divieto di accesso libero alla pornografia»

La proposta della ministra per Famiglia Eugenia Roccella, ovvero vietare ai più giovani l’accesso ai video pornografici, ha guadagnato un inaspettato sostenitore: Rocco Siffredi, la star italiana del genere. A Hoara Borselli su Libero, spiega nel dettaglio il suo punto di vista: «Finalmente si è capito qual è il problema! È da una vita che lo dico. Perché la politica si pone il problema solo adesso? Perché hanno permesso la proliferazione di siti pornografici in rete accessibili e gratuiti, fruibili con facilità da ragazzini giovanissimi, trasmettendo loro messaggi distorti sulla sessualità? Ho scritto alla ministra, dopo la sua dichiarazione». Le ha scritto di essere stato «felice di leggere le sue parole, visto che il problema del facile accesso alla pornografia da parte dei minori non sembra mai essere stato un problema per nessuna classe politica al governo. Di andare avanti con determinazione cercando di rimettere in discussione il sistema educativo dei ragazzi, che hanno internet e i social come modello e sono completamente allo sbando».

«Un’autostima azzerata»

Alla base delle atroci notizie riguardo violenze sessuali di gruppo (prima a Palermo e poi, più recentemente, a Napoli), secondo Siffredi, ci sarebbe anche «un’autostima completamente azzerata»: «I ragazzi pensano da soli di non essere in grado di soddisfare sessualmente la donna e quindi ricercano supporto e si muovono in branco. Ma questo non è da imputare solo alla pornografia, bensì a chi non dà la possibilità di spiegare loro che quello che vedono nei film hard è finzione. Qui sta il vero problema». «La verità – prosegue Siffredi – è che i ragazzi non si sentono rappresentati da nessuno che possa spiegare i pericoli che incontrano in rete. Si trovano a navigare in un oceano di pescecani senza che nessuno possa dirgli come difendersi». Aiuterebbe, insomma, una maggior consapevolezza. In particolare, sapere che «ciò che vedono nei film è pura finzione. Che agli attori maschi vengono fatte punture. Che per garantire loro quell’erezione che può durare ore, gli vengono iniettate sostanze micidiali. Che le donne, le attrici, per non sentire dolore derivante dalla rigidità del membro dopato, vengono anestetizzate. Voglio dire ai ragazzi che quello che viene riprodotto nei film pornografici non rappresenta la realtà. Che persino le eiaculazioni sono finte: viene fatta l’iniezione di una sostanza bianca nell’uretra dei maschi».

Il nodo del consenso

Bisogna dunque «impedire ai più giovani di assimilare per vero ciò che vedono», ma non solo: «Blocchiamo tutti i siti porno in rete. Se necessario, mi offro come portavoce e accetterei anche la chiusura del mio sito. Per aiutare i giovani questo e altro. Io mi sento un po’ responsabile di ciò che sta accadendo, più come padre che pornostar. Perché noi non siamo educazione sessuale. Non nasciamo per quello, nasciamo come intrattenimento». Un campo in cui «anche se c’è violenza c’è sempre consenso. Il sesso estremo piace». E riguardo la castrazione chimica per gli stupratori, invocata da ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini? Siffredi, su questo punto, «dice no»: «Non è questa la soluzione risolutiva. Stiamo parlando di ragazzi di vent’anni e dobbiamo sperare in un loro recupero, non nella castrazione. Una volta che ne abbiamo castrati dieci, venti, trenta, cosa abbiamo risolto? Nulla. Non può essere la soluzione». E dunque, conclude, «dobbiamo agire affinché i ragazzi non prendano neppure in considerazione l’idea di stuprare una donna. Intervenire dopo serve a poco. Cultura del rispetto, educazione sessuale e divieto di accesso libero alla pornografia. Il porno non va demonizzato, ma non può essere accessibile senza la giusta consapevolezza. La politica deve impegnarsi su questo».

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