Vannacci, l’affondo di Crosetto: «Quando indossi la divisa devi proteggere chiunque senza distinzioni di sesso, etnia o religione» – Il video

Il ministro della Difesa chiarisce anche che le presunte simpatie per Putin del militare destituito non hanno influito sulle sue scelte

Il controverso Roberto Vannacci continua a far parlare di sé. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, che aveva chiesto un procedimento disciplinare a suo carico per i contenuti di stampo omofobo e razzista del libro Il mondo al contrario, torna a chiarire la sua posizione sulla vicenda. Sollecitato da Myrta Merlino alla maratona digitale Digithon di Bisceglie (Puglia) in merito ai due blocchi che si sono creati nel centrodestra sul caso Vannacci dichiara: «Se fai il ministro e ti assumi la responsabilità delle scelte, non devi preoccuparti delle reazioni. Il ministro della Difesa non può guardare alla persona, ovvero a Vannacci e al suo libro. Io ho 300mila persone sotto e la base della difesa è il rispetto per il rapporto gerarchico. Il ministro non deve valutare ciò che pensa personalmente o l’effetto che fa sugli alleati, ma deve difendere la struttura che ha sotto».


«Le simpatie per Putin? Non c’entrano»

Nessun passo indietro quindi da Crosetto che intende ribadire come abbia agito in linea con i panni che veste all’interno delle istituzioni democratiche. Inoltre, il ministro ha già fatto sapere che riceverà Vannacci per spiegargli come la pensa, ma la vicenda la ritiene ormai «chiusa». Per quanto riguarda le presunte simpatie per Vladimir Putin di Vannacci, Crosetto smentisce che questo aspetto possa aver influito sulla severità adottata con il militare ormai destituito. Per il ministro è esclusivamente una questione di rispetto delle istituzioni e dei ruoli al loro interno: «Ognuno può dire e pensare quello che vuole. Ma quando uno porta una divisa rappresenta lo Stato. E lo Stato deve essere quella spazio in cui ogni cittadino di qualunque sesso, colore della pelle, religione o età sa di potersi rivolgere senza ricevere pregiudizi. Questo sono le istituzioni: una cosa seria».


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