Cernobbio, il sogno nucleare del governo. Salvini: «Inaugureremo la prima centrale». E Pichetto Fratin lancia una piattaforma ad hoc

Dal Forum Ambrosetti, anche Calenda si dice d’accordo con l’esecutivo sullo sviluppo dei nuovi impianti

«Ritengo che l’Italia debba, entro quest’anno, riavviare la propria partecipazione al nucleare». È la timeline illustrata dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture sul palco del Forum Ambrosetti. Matteo Salvini, a Cernobbio, ha riproposto il sogno di questo governo, cioè di riportare sul territorio italiano le centrali per la produzione di energia, attraverso la fissione di quarta generazione. Mentre sulla fusione sono ancora acerbi i tempi per immaginarne uno sviluppo commerciale. «Conto che entro il 2023 questo governo abbia la forza di spiegare agli italiani perché, nel nome della neutralità tecnologica, non possiamo dire di no a nessuna fonte energetica». Il discorso del leghista si interseca con la prospettiva che il centrodestra continui a governare il Paese per l’intera durata di questa legislatura e in quella successiva. «Nell’arco di 10 anni sono convinto che questo governo potrà inaugurare la prima produzione derivante dal nucleare». Prima di lui, era stato il ministro dell’Ambiente a rilanciare l’idea di costruire in Italia i cosiddetti small reactor di ultima generazione.


«Siamo impegnati sulla fusione nella sperimentazione con diversi accordi a livello internazionale e poniamo il massimo della attenzione alla fissione di quarta generazione, che significa anche la valutazione degli small reactor che nell’arco di dieci anni potranno essere una opportunità per il Paese», ha dichiarato Gilberto Pichetto Fratin. Il quale, sempre al Forum Ambrosetti, ha annunciato di aver convocato per il 21 settembre, nel suo ministero, istituzioni e imprese la prima riunione della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile. «Si tratta della scelta di rendere palese quello che deve essere un impegno dello Stato sulla ricerca, la sperimentazione e l’implementazione della conoscenza che abbiamo già nel settore del nucleare. Coinvolge molti attori pubblici che hanno mantenuto questa conoscenza a partire da Enea e le nostre grandi imprese». In una nota ufficiale del ministero, è spiegato di cosa si occuperà tale piattaforma: «Costituirà il soggetto di raccordo e coordinamento tra tutti i diversi attori nazionali che a vario titolo si occupano di energia nucleare, sicurezza e radioprotezione, rifiuti radioattivi, sotto tutti i profili. In particolare, si punta allo sviluppo di tecnologie a basso impatto ambientale e a elevati standard di sicurezza e sostenibilità».


Non solo nucleare: il Ponte sullo Stretto come «dovere morale nei confronti degli italiani»

A Cernobbio sono invitati, ovviamente, anche i leader dell’opposizione. Tra loro, Carlo Calenda si è espresso subito a favore dell’iniziativa del governo sul tema: «Dal punto di vista della transizione energetica ci troviamo certamente più d’accordo con questo governo, in particolare per quanto concerne l’uso del gas e la necessità di sviluppare energia nucleare». Altrimenti, ha concluso, «Non arriveremo mai agli obbiettivi che ci siamo dati per ragioni tecniche e non politiche». Con termini diversi, anche Salvini solleva la questione dei target ambientali da rispettare. E lo fa in polemica con le istituzioni europee: «Bisogna evitare questa distonia con obiettivi green sempre più ambiziosi e vincoli di bilancio sempre più stringenti. Così consegnamo alla Cina le chiavi del nostro futuro». E ancora: «Se l’Europa ci chiede obiettivi green sulla casa, sull’auto, non può imporre dei vincoli di bilancio che permettono ad altri di entrare in casa nostra». Immancabile nei discorsi del segretario del Carroccio l’elogio al Ponte sullo Stretto, «un dovere morale nei confronti di milioni di italiani». E ha concluso ribadendo l’obiettivo di «avviare i cantieri nel mese di luglio del 2024».

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