Brandizzo, parla la ferroviera che avvertì al telefono Antonio Massa: «Glielo dissi tre volte: fermi coi lavori, deve passare un treno»

La teste chiave sentita per tutto il giorno in procura di Ivrea: è una dipendente delle Ferrovie di 25 anni, di turno in sala controllo a Chivasso la sera della strage

È stata sentita oggi in procura a Ivrea l’impiegata delle Ferrovie dello Stato che la sera del 30 agosto era operativa alla sala controllo di Chivasso. È lei la teste chiave dell’inchiesta sulla strage ferroviaria di Brandizzo, nella quale hanno perso la vita cinque operai della Sigifer di Borgo Vercelli. La donna – una giovane dipendente delle Ferrovie di 25 anni – era infatti all’altro capo del telefono con Antonio Massa, quando il referente Rfi ha visto arrivare a tutta velocità il treno merci da Alessandria sui binari dove eravano al lavoro gli operai. Ed era sulla stessa linea telefonica soprattutto, secondo quanto emerso fin qui dalle indagini, quando per più volte Massa contattò la sala controllo di Chivasso per chiedere il via libera all’inizio dei lavori. La donna ha confermato oggi a chi indaga la sua versione dei fatti: «L’ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno». Avvertimenti che sarebbero rimasti drammaticamente inascoltati, portando al tragico schianto.


Le audizioni, gli accertamenti e i documenti sul cantiere

La deposizione della dipendente di Ferrovie è considerata molto utile per chiarire i contorni dell’incidente ferroviario. E non a caso la dona ha trascorsi oggi l’intera giornata in procura. Originaria della Val di Susa, la 25enne era stata trasferita di recente a Chivasso, dopo un primo periodo di lavoro ad Alessandria. Nel corso della giornata sono state ascoltate anche diverse altre persone, mentre le famiglie dei cinque operai deceduti sono state invitate a fornire elementi che possono portare al riconoscimento dei corpi, anche al fine di poter procedere e consentire il nullaosta per i loro funerali. Oltre alle audizioni di testimoni o persone informate dei fatti, i magistrati devono poi compiere accertamenti su tutti i materiali raccolti sul luogo della tragedia o presenti nei dintorni – dalle attrezzature degli operai alla segnaletica di controllo, sino alla documentazione sui lavori su quei maledetti binari. E approfondire i dubbi su una possibile, tragica prassi in cantieri come quello di anticipare i lavori il più possibile per evitare alle aziende appaltatrici di incorrere in salate penali. Consapevoli dei tempi lunghi dell’inchiesta, anche a causa della carenza di personale alla procura di Ivrea, per ora gli avvocati dei due indagati – il tecnico Rfi Antonio Massa e il capocantiere della Sigifer Andrea Girardin Gibin – nicchiano, con il legale del primo che sottolinea: «Siamo appena all’inizio e c’è la presunzione di innocenza».


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