Russia-Ucraina, Erdogan si (ri)candida peace-maker: «Pronto a ospitare negoziati diretti in Turchia». E Putin apre sul grano – Il video

Dal vertice a Sochi spiragli per una nuova intesa sull’export di beni alimentari ucraini. «Non c’è alternativa», insiste il leader turco

Dopo un’estate di chiusura totale all’export di grano e altri beni alimentari dall’Ucraina, iniziata con lo stop all’accordo dei mesi precedenti e proseguita con decine di bombardamenti a silos e terminal portuali, oggi Vladimir Putin sembra riaprire uno spiraglio ad un’intesa tra Russia e Ucraina per tornare a consentire la partenza via nave delle derrate alimentari. Il segnale arriva da Sochi, località russa sulle sponde del Mar Nero, dove l’autocrate russo ha incontrato il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, già mediatore, insieme con l’Onu, del precedente accordo sul grano che aveva retto da luglio 2022 a luglio 2023. «La Russia è pronta per il rilancio dell’Iniziativa del Mar Nero. Abbiamo preparato alcune proposte assieme all’Onu. Credo che con questo processo si potranno ottenere risultati positivi e in tempi brevi», ha detto Erdogan in conferenza stampa alla conclusione del bilaterale, durato circa tre ore. Direzione di marcia confermata da Putin, al suo fianco, pur con dei caveat: «La Russia è pronta a tornare all’accordo sul grano, ma solo quando le controparti applicheranno i punti che prevedono la rimozione degli ostacoli alle esportazioni di cereali e fertilizzanti russi», ha detto Putin. Un via libera al ripristino di un’intesa, di fatto. Anche perché, al netto dei fantasiosi piani d’intesa con questo o quel Paese africano partoriti in estate dalla diplomazia russa per «sostituire» il vitale grano ucraino, e rievocati ancora oggi da Putin, alternative «sostenibili, sicure e permanenti» a quell’accordo non ce ne sono, gli ha ricordato severo Erdogan. Si attendono ore le reazioni di Kiev allo spiraglio aperto oggi a Sochi.


L’azzardo dei negoziati

Nel primo vertice internazionale di Putin dopo la scomparsa del «nemico interno» Yevgeny Prigozhin, però, Erdogan ha provato però con ogni evidenza a testare la disponibilità del Cremlino a negoziare non solo sul tema del grano, ma su di una via d’uscita dal conflitto con l’Ucraina tout court. Mentre le diplomazie di tutto il mondo si arrovellano sul tema, Usa compresi, Erdogan non fa mistero infatti di volersi ritagliare il ruolo del peace-maker, e lo ha ricordato pubblicamente a colloqui terminati. «La Turchia è pronta a fare la sua parte affinché Russia e Ucraina abbiano negoziati diretti», ha rilanciato Erdogan, tra i pochi leader mondiali a vantare buoni rapporti tanto con Putin quanto con Zelensky, anche sulla base del ragguardevole interscambio turco con entrambi i Paesi. Tanto che Erdogan, parlando al fianco di Putin, si è “permesso” di bacchettare Kiev per le insistite ritrosie a sedersi al tavolo: «Naturalmente l’Ucraina deve ammorbidire il suo approccio per potere compiere dei passi insieme alla Russia». Quanto alle rigidità del Cremlino, per usare un eufemismo, silenzio di tomba. Putin ne ha approfittato d’altronde per affondare un nuovo colpo contro i nemici, bollando come un «fallimento» la controffensiva ucraina.


Relazioni pericolose

Nonostante non siano mancate le turbolenze nei legami che uniscono la Russia alla Turchia, i due Paesi sembrano essersi uniti ulteriormente dopo l’invasione dell’Ucraina, lo scorso febbraio. Una relazione che trascina reciproci vantaggi: la crisi economica che è quasi costata la rielezione a Erdogan è stata mitigata dalla scelta di Putin di ridurre e rinviare i pagamenti turchi per il gas russo. Mentre la Turchia ha rifiutato di aderire alle sanzioni occidentali contro la Russia, diventando così indispensabile ai russi che vogliono accedere a una serie di prodotti e servizi.

Le altre questioni sul tavolo

Il nuovo pacchetto di proposte Onu, secondo quanto riferito dal quotidiano Sabah, si avvia verso l’eliminazione delle restrizioni sui produttori alimentari russi, i cui beni sono stati congelati in Europa. Non solo: sul tavolo delle Nazioni Unite ci sarebbero anche misure per valutare i danni arrecati alle condutture dell’ammoniaca, e il ricollegamento della Banca agricola russa (Rosselkhozbank) allo Swift. Ma Putin e Erdogan, secondo le anticipazioni, avrebbero parlato anche «della fornitura di gas naturale russo all’Europa attraverso la Turchia. La questione non è meno importante, si tratta di creare un hub di gas naturale sul suolo turco». In Turchia, Paese di transito per i collegamenti energetici, il presidente della Federazione Russa aveva già ipotizzato di costruire un centro di gas naturale. Infine, al centro del dialogo di oggi, ci sarà la lotta al terrorismo, soprattutto in Siria: entrambi i leader hanno a cuore la questione dell’unità politica e dell’integrità territoriale dello Stato Mediorientale, e l’avanzamento del processo politico per raggiungere una soluzione duratura nel paese.

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