Il piano della Russia per distruggere l’export di grano ucraino: «Lo inviamo noi gratis all’Africa». Ma la nuova rotta è un mistero

Dopo il boicottaggio dell’accordo sul Mar Nero Mosca ha bombardato porti e magazzini a Odessa. E ora prepara la sua proposta alternativa ai Paesi africani

È il grano il nuovo (vecchio) fronte del conflitto tra Russia e Ucraina, che si protrae da ormai 17 mesi. Incapace di sbloccare lo stallo militare sul terreno (così come Kiev, al momento) Mosca torna in questi giorni alla casella di partenza, nel tentativo di strangolare economicamente il Paese nemico, che nell’export di cereali in tutto il mondo ha il suo principale asset commerciale. Dopo aver annunciato lunedì il blocco dell’accordo sul grano che da un anno esatto, grazie alla mediazione di Onu e Turchia, permetteva il transito delle navi ucraine dal Mar Nero, la Russia ha bombardato per tutta la settimana installazioni nella zona di Odessa, dove hanno sede i principali magazzini di stoccaggio del grano e il porto da cui partono i carichi. Soltanto nel corso dell’ultima notte, secondo stime ucraine, i raid avrebbero mandato in fumo 120 tonnellate di cereali. Ma la strategia di Mosca, emerge con maggior chiarezza oggi, si compone anche di una parte «costruttiva»: per i suoi interessi e la sua reputazione laddove non è ancora del tutto compromessa, s’intende. Per rispondere ai timori di quei Paesi in via di sviluppo che temono, come accadde un anno fa, di rimanere a corto di cruciali provviste di cereali, l’impennata dei prezzi e le conseguenti minacce di proteste o rivolte interne, la Russia starebbe studiando infatti un piano d’invio di grano «alternativo» a quello ucraino: gratis. Lo ha confermato oggi il viceministro degli Esteri Sergey Vershinin. Ai Paesi africani interessati «saranno date garanzie», ha assicurato Vershinin, anche in vista del vertice Russia-Africa in programma a San Pietroburgo la prossima settimana.


Rotta alternativa gratis

Da dove transiterebbe il grano russo offerto ai Paesi importatori, africani in particolare? Il viceministro non lo ha chiarito, limitandosi a dire che quella delle rotte «è in gran parte una questione logistica e tecnica, sarà risolta, è già in fase di elaborazione», ma che certamente i cereali e fertilizzanti russi saranno esportati «non nell’ambito dell’iniziativa del Mar Nero». Ma secondo il Financial Times, un piano Mosca ce lo avrebbe già, e molto chiaro. L’idea per tagliare fuori l’Ucraina dai mercati alimentari globali sarebbe quella di spedire i suoi prodotti agricoli ai Paesi bisognosi attraverso il Qatar e la Turchia: il primo in veste di generoso finanziatore dell’operazione, la seconda come hub logistico di transito. Piccolo dettaglio: al momento, secondo il quotidiano londinese, non risulta che né l’uno né l’altro dei due Paesi in oggetto abbia accettato la proposta. Il progetto, che pure non sarebbe ancora stata formalizzato dal governo russo, prevederebbe l’invio dalla Russia verso la Turchia «in via preferenziale» di un milione di tonnellate di grano destinato ai Paesi africani, ai quali sarebbe stato prospettato inizialmente già lo scorso anno. «Il nostro Paese è in grado di sostituire il grano ucraino su base commerciale e gratuita», aveva detto Vladimir Putin negli scorsi giorni, commentando cinicamente che «proseguire l’accordo sul grano nella forma attuale ha perso il suo senso». Ma al momento nulla indica che il «piano B» di Mosca, per quanto creativo, possa andare (letteralmente) in porto.


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