Brandizzo, gli operai morti per 750 euro di subappalto: «Un lavoro banale, sarebbero stati pagati anche in caso di ritardo»

Il titolare della Sigifer non si spiega la strage. La ricostruzione dei sindacati

Sette metri di binario. E 750 euro di subappalto. I cinque operai della Sigifer morti a Brandizzo avevano un incarico minimo quella sera tra il 30 e il 31 agosto prima che il treno piombasse loro addosso. Ed erano lì perché era saltato un altro intervento. Mentre il titolare dell’azienda di Vercelli Franco Sirianni dice che si trattava di un lavoro banale, della durata al massimo di un’ora e mezza. E che se avessero comunicato il ritardo del treno a Rete Ferroviaria Italiana sarebbero stati tutti pagati lo stesso. «Ho pianto quando ho saputo della disgrazia. Non so nemmeno io come mi sento. Era un lavoro banale, c’era la scorta. Non capisco», dice.


L’inchiesta

La Stampa oggi fa il conto del subappalto Sigifer: per la tipologia di intervento la ditta incaricata incassa 50 euro al metro. A questi vanno aggiunti altri 200 euro per ogni saldatura. E in questo caso dovevano essere due. Un totale di 750 euro di lavori, mentre il materiale viene pagato e fornito da Rfi e la paga oraria di un operaio comune è di 25 euro lorid all’ora. L’azienda appaltatrice è la Costruzioni Linee Ferroviarie (Clf) e l’importo totale era di 260 milioni. Il gruppo, di proprietà della multinazionale olandese Strukton Rail, ha poi subappaltato all’azienda di Borgo Vercelli. Che era nella white list dei fornitori: «La Clf gli affidava spesso le manutenzioni di livello più basso, quelle che avevano un margine di guadagno ridotto», si racconta nel settore. L’ad di Rfi Gianpiero Strisciuglio ne ha parlato durante la sua audizione alla Camera: «Si trattava di un subappalto che, conformemente alla normativa vigente, è stato autorizzato da Rfi previa positiva verifica dei requisiti generali, tecnici ed organizzativi. L’impresa è iscritta nel nostro sistema di qualificazione quindi il sistema di regole si estende sia all’appaltatore che al subappaltatore».


I sindacati

La ricostruzione dei sindacati dice che gli operai dovevano fare manutenzione in un altro punto della rete ferroviaria, a Orbassano o Lingotto. Ma l’incarico alla fine è saltato. Per questo gli operai sono stati dirottati a Brandizzo per il lavoro che doveva durare un paio d’ore al massimo. «Si fa extra piano di attività e non si parla di interruzione programmata ma di interruzione tecnica della circolazione. Per questo il capo scorta deve chiedere di farlo quando c’è la possibilità e per questo gli vengono fornite delle finestre temporali», spiegano i rappresentanti dei lavoratori. E tutto va fatto in fretta. Per quanto riguarda la questione del certificato di sicurezza della Sigifer scaduto il 28 luglio, in realtà è stato rinnovato fino al 2026. La nuova data non sarebbe ancora stata inserita nell’Attestazione perché c’è un tempo tecnico che può arrivare fino a 90 giorni.

Franco Sirianni

Sirianni invece parla in un’intervista rilasciata a la Repubblica. Nel colloquio con Elisa Sola il titolare della Sigifer dice che «per noi la sicurezza è sempre stata al primo posto. I ragazzi lo sapevano. Io non volevo nemmeno che usassero il cellulare durante i lavori, se no potevano distrarsi. Sono stufo di leggere certe cose che si scrivono di me. Che io non penso alle famiglie. Sono il primo che è arrivato là». Spiega che non è vero che non fossero qualificati: «Quei ragazzi avevano i titoli per lavorare, ho letto cose assurde. C’era Andrea Gibin, capo squadra da tanti anni, c’era Michael Zanera, saldatore qualificato. Hanno fatto i corsi per Rfi entrambi ed erano in regola». Anche perché, sostiene, «per spalare nella massicciata comunque non serve un titolo speciale, lo può fare chiunque. E quello, comunque, era un lavoro semplice». Dice di non essere riuscito a guardare il video di Laganà. «Ho pianto e mi sono dovuto fermare. Ma ripeto, io ho la coscienza pulita. So, come azienda, di averla».

Leggi anche: