Monreale, la storia delle due sorelle violentate per anni da papà, nonno e zio: «In famiglia sapevano tutti, ma nessuno faceva niente»

Lo scorso marzo la più giovane delle due ragazze ha trovato la forza di raccontare tutto a scuola

«Accadono cose troppo brutte in famiglia, cose che non si possono ripetere». È iniziato così il racconto con cui una ragazzina di 13 anni ha raccontato all’insegnante degli abusi subiti – insieme alla sorella oggi 20enne – dal papà, dal nonno e dallo zio a Monreale, in provincia di Palermo. I tre sono accusati di violenza sessuale, violenza sessuale di gruppo e lesioni personali, mentre la madre è finita in carcere per aver favorito gli abusi con i suoi silenzi. Convocata dai carabinieri, rivela oggi la Repubblica, la donna ha poi ammesso di essere stata violentata a sua volta da parte del nonno e dello zio. Le indagini dei carabinieri sono scattate a marzo, quando la ragazza di 13 anni ha trovato finalmente la forza di confessare tutto ai propri insegnanti. Ieri è scattato il blitz dei carabinieri, con la procura di Palermo che ha disposto la misura cautelare in carcere per tutte e quattro le persone coinvolte: il padre (già detenuto per altri reati), il nonno, lo zio e la madre.


Le intercettazioni

Nelle intercettazioni raccolte nei mesi scorsi, la madre delle due ragazze viene pizzicata mentre dice al marito: «Devono cambiare versione, devono negare tutto». E poi parla di un altro parente in cella: «Appena esce lo zio fa bordello, si preparano, che li squaglia tutti nell’acido. Bastardi, bastardi dice… pezzi di merda, ve ne dovete andare dal paese». Ascoltate dalla procura, le cugine hanno negato di essere a conoscenza degli abusi sessuali di cui erano vittime le due giovani parenti. Prima del loro interrogatorio, però, la microspia piazzata dai carabinieri nella sala d’attesa della caserma sembra raccontare un’altra versione: «Io so pure certe cose – dice una delle due ragazze – e le ho viste con i miei occhi. Non è pazza quella bambina».


Il racconto della 13enne

A far scattare le indagini dei carabinieri è stata la confessione della figlia 13enne agli insegnanti. Un giorno, rivela oggi Repubblica Palermo, la ragazzina disegna alla lavagna un organo genitale maschile e decide di raccontare tutto: «Sono cose che non si possono dimenticare. Mia mamma un giorno mi ha fatto anche prendere la pillola del giorno dopo». E a proposito delle violenze, iniziate quando aveva 9 anni, la ragazza aggiunge: «Una volta, mentre stavo dormendo dopo pranzo, mio zio e mio nonno si sono spogliati e mi hanno svegliata. Mio padre si è arrabbiato tantissimo con il nonno e con lo zio quando gli ho raccontato cos’era accaduto, ma poi è successo di nuovo. E di nuovo. Io poi ho detto basta». A un certo punto, la madre avrebbe anche detto al nonno che lo avrebbe denunciato. Ma non lo ha mai fatto e gli abusi sono continuati: «In famiglia tutti sapevano. Loro si arrabbiavano ma non succedeva nulla. Anzi, abusavano pure di mia sorella più grande».

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