Milena Bertolini, ex commissaria tecnica della nazionale femminile di calcio, parla oggi del flop delle Azzurre al Mondiale. Lei ha lasciato l’incarico dopo l’eliminazione. E in una lettera condivisa sui social network ha detto che lei ha cercato di rinnovare la squadra e che è diventata per questo un capro espiatorio. Oggi, parlando con Gaia Piccardi del Corriere della Sera, si difende: «Il cambio generazionale, giusto e necessario, ha creato problemi di equilibri all’interno della squadra. Non è facile dire a una veterana che resterà a casa. Ci sono di mezzo rapporti, esperienze, gioie, dolori. Io ho avuto bisogno dei miei tempi, le ragazze dei loro per metabolizzare: non sono coincisi».
Il caso di Sara Gama
Bertolini risponde anche sul caso di Sara Gama, capitana finita in panchina: «Al raduno di aprile ho parlato chiaro a tutte le giocatrici più esperte: attenzione, le giovani premono, nessuna ha il posto garantito. Sara inclusa. Se verrete al Mondiale, ho detto, potrete giocare o stare in panchina però il vostro contributo al gruppo sarà comunque importante. È il concetto di squadra che deve prevalere. Con Girelli, Cernoia e Bartoli è nato un patto: mi hanno dato la loro disponibilità totale. Sara l’ha presa male da subito: ho capito che quel ruolo, in Nuova Zelanda, non avrebbe potuto reggerlo». La gara persa con la Svezia con tre gol fotocopia è stata il primo scricchiolio: «Mezz’ora di calcio bellissimo, poi abbiamo preso gol e sono emerse tutte le nostre fragilità. Incassare una rete dalla prima Nazionale del ranking Fifa ci sta. Non va bene andare in frantumi».
Il Sudafrica
Poi è arrivata l’eliminazione con il Sudafrica: «Fatto l’autogol, siamo andate in trance. Ho cercato di tranquillizzare le ragazze: calma, siamo comunque qualificate. Niente, non mi ascoltavano. È subentrata l’ansia: tutti i gol li abbiamo presi in superiorità numerica». L’Italia era stata eliminata al primo turno anche agli Europei. La lettera delle atlete è stata per lei l’ultima goccia: «Finita la partita col Sudafrica sono andata a consolare le giovani, mentre le altre mi scansavano. C’era troppa rabbia in spogliatoio per fare discorsi. Non è vero che mi sono chiusa in camera. È vero che loro si sono riunite e hanno scritto quel comunicato. Il volo di ritorno è stato allucinante. C’è chi non ha più avuto il coraggio di guardarmi in faccia né di salutarmi».
Il patriarcato
Infine, Bertolini critica la scelta di Andrea Soncin come suo successore: «Gli auguro il meglio ma andava cavalcata quell’onda positiva. Sento dire che questo è l’anno zero: allora chi ha compiti di governo cosa ha fatto dal 2019 in poi? Certo oggi c’è il professionismo, importantissimo. Ma la progettualità è un’altra cosa: distribuire risorse alla base, lavorare sul territorio, far crescere le tesserate, che si sono fermate, incentivare con la premialità a fare il settore bambine. E la promozione della Nazionale? Noi abbiamo fatto partite in casa in cui erano molti di più i tifosi avversari…». La chiusura: «Noi donne ci mettiamo del nostro, siamo le peggiori nemiche di noi stesse: aveva ragione Murgia quando diceva che servono due donne per far fuori una donna. Ma così andiamo indietro, torniamo al patriarcato»
Leggi anche: