Crisi Ue-Tunisia, la Lega critica la strategia di Meloni. Crippa: «Non ha funzionato, bisogna tornare a fare ciò che faceva Salvini al Viminale»

Il biasimo del vicesegretario del Carroccio è netto: «La via diplomatica non ha portato a niente e il governo tunisino ha dichiarato guerra all’Italia»

«Una condotta che non ha precedenti dalla rivoluzione democratica del 2011». La condanna che arriva dalla delegazione di parlamentari europei a cui è stato negato l’ingresso in Tunisia è netta. «Chiediamo spiegazioni dettagliate alle autorità tunisine». Il gruppo dei Socialisti e democratici a Bruxelles invoca la sospensione del Memorandum siglato dall’Unione europea e il presidente Kais Saied. Un accordo che, in virtù della cooperazione anche in materia migratoria, prevede l’erogazione di centinaia di milioni di euro al Paese africano. La firma di quell’intesa ha visto come protagonisti la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente dimissionario dei Paesi Bassi, Mark Rutte, e il capo del governo italiano, Giorgia Meloni. A criticare la strategia della leader di Fratelli d’Italia, oltre alle opposizione, è anche la Lega. Andrea Crippa, vicesegretario del partito principale alleato di governo, a una domanda sull’efficacia della via diplomatica adottata da Meloni risponde: «A occhio non ha funzionato». Il tema dell’intervista di Affaritaliani è il contrasto all’immigrazione regolare. «Bisogna tornare a fare ciò che faceva Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno. Lui ha dimostrato che i problemi si possono risolvere con atteggiamenti più rigidi. Non parlo solo del ripristino dei decreti Sicurezza del 2018, ma anche di un atteggiamento che deve essere più deciso». Sulla presunta linea morbida adottata dalla presidente del Consiglio, Crippa rimarca il fallimento: «Meloni ci ha provato, giustamente, con la via diplomatica a risolvere il problema. Ma l’Europa non ci sta aiutando per niente, anzi gli altri Paesi stanno chiudendo le frontiere e noi dobbiamo ospitare tutti i clandestini. La via diplomatica non ha portato a niente. Ieri – 13 settembre – sono arrivati 121 barchini e 6 mila migranti, il governo della Tunisia, è evidente, ha dichiarato guerra all’Italia. Non è possibile che un Paese come l’Italia sia sotto ricatto degli Stati del Nord Africa, come la Tunisia. E il tutto con l’Europa che non interviene e chiude le frontiere. La via diplomatica non ha funzionato, ora bisogna essere più decisi e incisivi». L’attacco di Crippa fa il paio con il biasimo dell’opposizione. Il deputato Benedetto Della Vedova, che nella scorsa legislatura è stato sottosegretario alla Farnesina, dichiara: «Essendo stato al governo per tanti anni negli ultimi dieci, ho scolpite nella mente tutte le parole di Meloni sull’immigrazione. Tutte le accuse ciniche, populiste e propagandistiche contro i governi che si sono succeduti per gli sbarchi, per gli arrivi, sulla sostituzione etnica, sul blocco navale. Una propaganda cinica e cattiva. Noi non la attaccheremo perché con lei al governo gli sbarchi raddoppiano, ma perché credo che stia commettendo un errore strategico, cioè occuparsi dei confini esterni, tema che necessità di una strategia europea e tempi lunghi, e non della redistribuzione interna, secondo il principio “ciascuno fa gli interessi della propria Nazione”, riferendosi a Orban e alla Polonia».


«Meloni illusa, era evidente che il Memorandum fosse destinato a fallire»

Riguardo al Memorandum, l’ex segretario di +Europa sottolinea con disincanto: «Meloni si illude di fermare le partenze con il memorandum sulla Tunisia, che era evidente fosse destinato a fallire, perché non si investe su un autocrate come fattore di stabilità e Saied si sta già dimostrando un fattore di instabilità ed eventualmente di ricatto continuo. Meloni invece avrebbe dovuto insistere su una politica europea di accoglienza e di redistribuizione, che non riguarda tanto Francia e Germania che già fanno un lavoro straordinario, ma che riguarda tutti gli altri Paesi. Ma non lo ha fatto perché sarebbe dovuta entrare in rotta di collisione con i suoi alleati ungheresi e polacchi». Da Azione, è il deputato Daniele Ruffino a usare parole dure: «Settemila migranti presenti nell’hot spot di Lampedusa, che può contenerne 400, sono l’immagine drammatica del fallimento del governo Meloni-Salvini sulle politiche migratorie. Invocare l’aiuto dell’Europa dopo averla combattuta per anni e detto peste e corna sulla dittatura dell’Ue rivela l’assoluta inadeguatezza di questo governo. Meloni è a Budapest dove incontrerà il suo omologo Orban. Ecco, invece che ripetergli che fa bene a non accettare la distribuzione dei migranti, gli dica che si è sbagliata e anche l’Ungheria dovrebbe cambiare il suo approccio sulle politiche migratorie. Quanto agli accordi con la Tunisia del dittatore Saied, forse più utile per l’Italia sarebbe strappare quel documento. Perché i migranti continuano ad arrivare, magari potremmo risparmiare qualche soldo con cui impostare una politica di accoglienza meno improvvisata».


La polemica a Bruxelles tra FdI e Pd

Lo scontro tra centrodestra e centrosinistra si sposta anche in Europa. Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia all’Europarlamento, sostiene che la responsabilità del fallimento del Memorandum sia imputabile alle opposizioni: «La sinistra smetta di boicottare l’accordo Ue-Tunisia. Fin dal primo giorno il Partito democratico e la sinistra europea hanno lavorato per affossare l’accordo. Lo hanno fatto ancora in questi giorni di plenaria a Strasburgo, sia nel corso del dibattito sul tema sia in quello di ieri sullo stato dell’Unione con von der Leyen, intimando alla presidente della Commissione di non dare corso all’accordo». L’esponente meloniano, poi, incolpa Francia e Germania per la crisi dei flussi migratori che si sta abbattendo sull’Italia: «Si fronte al comportamento ipocrita dei governi francese e tedesco che si sono rimangiati gli impegni sui ricollocamenti volontari, significa rendersi complici di chi vuole trasformare l’Italia nel campo profughi d’Europa». Il capodelegazione del Partito democratico a Bruxelles, Brando Benifei, stigmatizza invece l’intesa: «È molto grave che il governo tunisino abbia negato l’ingresso nel Paese ad una delegazione di eurodeputati della commissione Affari esteri. Non si possono firmare accordi e memorandum, che noi, a ragione, abbiamo contestato sin dall’inizio, e poi vietare l’ingresso ai rappresentati dell’Unione europea. Pretendiamo immediatamente una condanna da parte dei vertici delle istituzioni europee».

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