Manovra, il governo corregge il tiro: niente accesso ai conti correnti, ritorna Quota 103, ma resta la cedolare al 26% per gli affitti brevi – Le modifiche

Intanto Italia Viva chiede l’intervento di Mattarella: «Senza un nuovo passaggio in Cdm, siamo in presenza di una gravissima violazione costituzionale»

Forza Italia, la mattina del 27 ottobre, è tornata a criticare la legge di Bilancio varata dal suo stesso esecutivo. Lo ha fatto Antonio Tajani, che è anche vicepremier del governo Meloni: «Per votare la Manovra senza emendamenti, è indispensabile che in Parlamento arrivi un buon testo, che non aumenti la pressione fiscale, che non tocchi la casa e che faccia aumentare le pensioni». Nelle ultime 24 ore, di fronte alle contestazioni per le norme incluse nella legge di Bilancio, la giustificazione della maggioranza è stata sempre la stessa: «Si tratta solo di bozze, non sono attendibili». Ma allora cosa ha approvato il Consiglio dei ministri del 16 ottobre scorso? In conferenza stampa, era stata proprio Giorgia Meloni a dare numeri e misure contenute nel testo, con una tale dovizia di particolari che non poteva basarsi su un canovaccio «inattendibile». Le bozze arrivate agli organi di stampa, poi, sono le stesse usate dagli esponenti di maggioranza e governo, in plurime occasioni, per fare dichiarazioni sulla Manovra. Ah, a proposito di pensioni, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva ammesso pubblicamente, sempre in quella conferenza stampa, che il governo era stato costretto a passare da Quota 103 a una sorta di Quota 104. «Non ci sarà più né Ape sociale, né quota 103, nelle forme previste l’anno scorso».


Resta l’aumento della cedolare secca per gli affitti brevi. Sopravvive Quota 103, ma con penalità

Insomma, negare che il contenuto della Manovra divulgato non era veritiero solo perché ha causato delle polemiche, è un tentativo maldestro di non assumere la responsabilità di alcune scelte davanti a elettori, opposizioni e membri della stessa coalizione. A dimostrazione di ciò, come anticipato da Open, Meloni in primis è dovuta intervenire per far stralciare il capitolo sul prelievo forzoso dai conti correnti: era presente nel documento approvato, quindi attendibile, e che stava per approdare in Senato. Nel pomeriggio del 27 ottobre, dalla nuova bozza che è iniziata a circolare, emerge quale partito ha potuto giovare della nuova rimodulazione e chi no. Forza Italia e Tajani, il quale anticipa che il testo dovrebbe arrivare a Palazzo Madama «lunedì o martedì», dovranno digerire il fatto che nell’ultima versione è ancora presente la norma sulla cedolare secca per gli affitti brevi: passerà dal 21% al 26%. La Lega, invece, vede confermata una delle sue misure simbolo, Quota 103, almeno per il 2024. Riguardo alla possibilità di accedere al pensionamento anticipato per chi, con 62 anni di età, ne ha maturati almeno 41 di contributi, si legge: «Il trattamento di pensione anticipata è riconosciuto per un valore lordo mensile massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente, per le mensilità di anticipo del pensionamento rispetto al momento in cui tale diritto maturerebbe a seguito del raggiungimento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico».


Meloni invita alla calma da Bruxelles

Ovviamente, la pensione sarà erogata con il sistema contributivo. Essendo la pensione minima, al momento, fissata a 563 euro mensili, il tetto massimo dell’importo aderendo a Quota 103 si aggirerebbe sui 2.250 euro. Sempre sulle pensioni, scrive l’Ansa, «per chi è interamente nel sistema contributivo, e quindi non ha contributi versati prima del 1996, l’anticipo della pensione di tre anni rispetto all’età di vecchiaia – a 64 invece che a 67 – sarà possibile solo se si è maturato un importo di pensione di almeno 3 volte l’assegno sociale di 503 euro, che si riduce a 2,8 volte per le donne con un figlio e 2,6 per quelle con due o più figli. Lo indica l’ultima stesura della manovra ancora in via di elaborazione. Viene anche introdotto un tetto per il periodo di anticipo, per un valore lordo mensile massimo “non superiore a cinque volte il trattamento minimo”, ovvero pari a 2.515 euro». Mentre le varie agenzie di stampa anticipano le modifiche del nuovo testo, Meloni da Bruxelles, dove si trova per il Consiglio europeo, continua a «sconsigliare di rincorrere le bozze». Le bozze che, però, non possono non avere origine dal ministero dell’Economia, dove la legge di Bilancio viene emendata. Inoltre, la presidente del Consiglio predica distensione tra le forze di maggioranza: «Non ci sono allo stato attuale problemi particolari da superare, nelle prossime ore, weekend permettendo, sarà inviata al Parlamento. Il nostro obiettivo è di dare un segnale di compattezza anche approvandola in tempi rapidi. È una buona idea quella di non proporre emendamenti del centrodestra perché l’elemento che qualifica la capacità della maggioranza di fare il suo lavoro è la tempistica con cui decide. Se diamo un segnale che lavoriamo velocemente, rispettando i tempi di una Repubblica parlamentare, facciamo una cosa fatta bene».

Italia Viva si rivolge a Mattarella: «Passaggio istituzionalmente indecente»

Tra le altre novità che emergono dall’ultima versione, c’è una riduzione delle risorse destinate del Fondo per l’accoglienza dei migranti, che va a sostegno anche dei Comuni interessati: si passa dai 200 milioni di euro previsti per il 2024 a 190 milioni, nel 2025 da 300 milioni a 290 milioni e nel 2026 da 200 milioni a 190. I nuovi dettagli del testo continueranno ad affiorare con il passare delle ore. Intanto, però, le opposizioni protestano per i cambiamenti impressi alla legge di Bilancio dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri. Italia Viva decide di scrivere una lettera direttamente a Sergio Mattarella. I parlamentari renziani denunciano che la Manovra è stata modificata «non solo formalmente». Biasimano le modalità di stesura della legge di Bilancio, poiché «definirle istituzionalmente indecenti è riduttivo». Il Partito democratico, inoltre, si offre di dare «asilo politico» ai parlamentari della maggioranza che avranno il coraggio di presentare emendamenti. E l’ex capogruppo alla Camera Debora Serracchiani fa notare come «governo e maggioranza siano surreali nel dire e smentire di tutto su questa Manovra. Ma la Lega e Matteo Salvini in particolare ne stanno uscendo come un pugile suonato. Il fronte pensioni è la Caporetto della Lega, qualsiasi pezza provino a metterci da qui al testo definitivo». Anche Carlo Calenda pone l’accento sul tema pensioni: «Questa Manovra è totalmente assurda, taglia le tasse ma aumenta delle tasse piccole, dopodiché fa un deficit enorme. E smentisce la retorica di Salvini e Meloni sulla Fornero. Salvini dovrebbe ora scusarsi. Se mettesse in fila tutte le idiozie che ha detto in passato…». E conclude: «Sono passati 11 giorni dall’approvazione, ma in Consiglio dei ministri che cosa hanno approvato? Non è la normalità. Secondo me, non se l’è letta nessuno, hanno fatto delle macro-poste, dopodiché è diventata una questione di merito dopo l’approvazione. Il modo di procedere non è all’altezza dei tempi, che sono duri e difficili».

Il testo della lettera dei renziani

«Signor Presidente, abbiamo appreso che il Consiglio dei ministri si è riunito lo scorso 16 ottobre 2023 e ha approvato il disegno di legge di Bilancio. Così almeno ha assicurato la presidente del Consiglio dei ministri che ha illustrato alla stampa le linee guida del documento, senza peraltro rispondere alle domande dei giornalisti perché impegnata in un appuntamento internazionale. Noi immaginavamo che il testo fosse stato approvato ma da quello che apprendiamo dalla stampa ci sono ancora delle modifiche in corso, modifiche non formali. Ieri Fratelli d’Italia ha ufficialmente comunicato che la presidente Meloni ha eliminato una norma – quella sul prelievo nei conti correnti da parte dell’Agenzia delle entrate – che era presente nel testo approvato. Signor Presidente, non abbiamo bisogno di motivare alla Sua qualificata attenzione che siamo fuori da ogni forma di rispetto istituzionale e persino di legalità. Il coordinamento formale che tradizionalmente avviene dopo il Consiglio dei ministri non può spingersi al punto da cambiare, modificare, eliminare norme che il Consiglio dei ministri ha già approvato. Qui siamo in presenza di tutt’altra fattispecie: la presidente del Consiglio ha eliminato sua sponte delle norme che il Consiglio ha approvato. È diritto della presidente del Consiglio proporre qualsivoglia modifica prima che il testo arrivi alla Sua attenzione, signor Presidente, ma questo deve passare da una nuova formale approvazione del Consiglio dei ministri. Non stiamo ponendo una questione formale. La presidente Meloni e il ministro Salvini hanno comunicato che non consentiranno alle proprie formazioni politiche di fare emendamenti e che la Manovra deliberata da Palazzo Chigi dovrà pubblicarsi in Gazzetta Ufficiale esattamente come il Governo l’ha scritta. Si tratta di un messaggio grave che intendiamo contestare in Aula in sede di dibattito. A prescindere dall’ulteriore svilimento del Parlamento, che non riesce a fare un’articolata doppia lettura ormai da anni – da quando cioè con il governo Conte si è affermato un monocameralismo di fatto su cui Ella stessa ha fatto sentire la Sua voce -, il punto istituzionale è che abbiamo il diritto di avere un testo che sia approvato dai ministri in sede formale e non modificato dalla presidente del Consiglio con un tweet. Rispettiamo almeno le forme, Signor Presidente, perché altrimenti la crisi della democrazia italiana sarà irrecuperabile. La invitiamo a svolgere le verifiche che Ella riterrà opportune e esercitare il suo alto magistero nel senso di consentire l’invio al Parlamento di un testo formalmente ineccepibile. Ove non vi fosse un nuovo passaggio dal Consiglio dei ministri, a nostro avviso, saremmo in presenza di una gravissima violazione costituzionale e parlamentare».

Leggi anche: