Il ministro Crosetto: «La guerra tra Israele e Hamas sarà lunga, l’Italia aiuterà i palestinesi che sfolleranno a sud di Gaza»

il responsabile della Difesa: «Hamas vuole la distruzione di Israele e di tutti gli ebrei. È questo il loro scopo»

La guerra tra Israele e Hamas sarà lunga. E Tel Aviv ha messo in conto che pagherà un prezzo altissimo a livello mediatico. Mentre se Hamas avesse avuto in questi anni il potenziale bellico di Israele non ci sarebbe più un ebreo in Palestina. Il ministro Guido Crosetto oggi su La Stampa parla della crisi in Medio Oriente e dice all’Europa di non illudersi: «Israele sta facendo quello che ha detto da giorni di voler fare. Andranno avanti. Vedremo quali potranno essere le conseguenze politiche. Certo, Israele non è Hamas. E, quindi, la reazione di Israele, per quanto dura, è la reazione dura di uno Stato democratico e di diritto che vuole colpire i terroristi di Hamas, non la popolazione palestinese». Il ministro del governo Meloni dice che «Hamas vuole la distruzione di Israele e di tutti gli ebrei. È questo il loro scopo». Mentre «è scontato che ci saranno conseguenze sui civili».


Conseguenze drammatiche sui civili

E saranno drammatiche, aggiunge nel colloquio con Francesco Grignetti: «Finora non abbiamo ancora visto bene cosa è accaduto per un motivo tecnico. Perché sostanzialmente è stato paralizzato l’accesso a Internet in tutta la zona delle operazioni. Israele ha bloccato tutto con un attacco cyber fortissimo, ma credo che nelle prossime ore dobbiamo attenderci un’intensa attività social da parte di Hamas e dei gruppi palestinesi e arabi a essa collegati». Perché la propaganda «per Hamas è un punto cruciale: può sperare di sopravvivere in questo scontro fortissimo, che lei stessa ha voluto, soltanto se riesce ad infiammare le piazze musulmane e spaccare l’opinione pubblica mondiale». Mentre Israele ha la necessità di mostrare la sua forza «perché la sua stessa sopravvivenza è legata alla capacità di deterrenza nei confronti dei vicini ostili». Per il ministro «l’ingresso a Gaza fa parte di questo copione obbligato».


Il dramma di Gaza

A Gaza infatti «Hamas ha il controllo totale di tutta la Striscia e delle sue città. E abbiamo capito tutti che coesistono due città: una in superficie, abitata da gente normale, fatta di civili, uomini donne e bambini. E poi c’è una seconda città, nascosta nelle viscere delle prime. Gli israeliani non possono raggiungere l’una se non attraverso l’altra. Questo è il dramma». Crosetto dice di non essere stupito dalla scelta di Vladimir Putin di schierarsi: «La Russia ha fatto una scelta di campo con l’Iran. Da cui arrivano i droni che utilizza nella guerra in Ucraina». Mentre quella di Erdogan è una posizione più complicata da comprendere: «Un qualche peso nella Nato lo avrà. Ma io ho intenzione di andare ad Ankara a breve per cercare di capire».

Le navi italiane

Poi Crosetto parla delle navi italiane a Cipro: «Avevo deciso io, la settimana scorsa, di inviare una nave militare su Cipro perché pensavo fosse necessario avere una nave in zona, in caso di peggioramento della crisi. Io preferisco essere prudente quando ci sono situazioni di questo tipo. Adesso sono state mandate altre due navi cariche di aiuti umanitari. Ci siamo impegnati fin dalla sera in cui è partito l’attacco di terra, sia con i voli dell’aeronautica, sia riempiendo queste navi, nell’aiutare Gaza con medicinali, tende e viveri. L’Italia aiuterà i palestinesi che sfolleranno verso il Sud di Gaza. E così si stanno impegnando anche altre nazioni. Vorrei che l’Onu stessa e anche la Nato si impegnassero in questo senso».

La guerra lunga

Infine, il pronostico sulla durata della guerra: «Il capo di Hamas vive in un hotel a cinque stelle con vista Golfo Persico. Questo per dire la differenza con Arafat. Ma temo che le cose siano andate troppo in là e non è oggi il momento di interlocuzioni tra Israele ed Hamas. Sarà guerra. E dico a tutti, agli italiani, agli europei, che sarà una guerra lunga. Molti pensano solo a come costruire le condizioni per la prossima settimana di vita. Per noi occidentali questo problema, come altri, va risolto subito. Il dente va tolto e si pensa subito ad altro. Invece questo è un dente che non riusciremo a toglierci. Dobbiamo iniziare a ragionare sulle conseguenze di questa guerra, come pure di quella in Ucraina, per l’Europa, per il mondo, per la ricomposizione delle alleanze mondiali, nel medio e lungo periodo e non nel breve».

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