Connecting Gaza, il progetto della scrittrice El Helbawi contro i blackout: «E-sim gratuite per comunicare» – L’intervista

«Abbiamo attivato oltre 7mila schede donate dagli utenti di tutto il mondo. Ora giornalisti, medici, civili possono rimanere connessi», ha detto a Open l’attivista egiziana

«Riuscite a immaginare di essere isolati? E se i vostri figli e le vostre figlie che vivono all’estero non riuscissero a comunicare con voi?». Condizioni «disumane» per la scrittrice egiziana Mirna El Helbawi, fondatrice – insieme a un team di giovani e associazioni d’Egitto – del progetto #ConnectingGaza. «Dopo il primo blackout delle comunicazioni e di Internet sulla Striscia e dopo il fallimento del sistema satellitare Starlink di Elon Musk ho cercato di capire come poter aiutare le persone a rimanere in contatto. Un tecnico egiziano-libanese mi ha suggerito di utilizzare le e-sim e io ho detto: “Perché no?”», racconta a Open. L’obiettivo dell’iniziativa è raccogliere quante più schede virtuali possibili – tramite una campagna mondiale di donazione sui social – da attivare sui dispositivi mobili di giornalisti, medici, civili per comunicare dentro e al di fuori dell’enclave costiera palestinese anche durante il crollo della connettività: «Questo è il punto – dice El Helbawi -: riuscire a connettere le persone nonostante i continui blackout». Un metodo d’accesso ai servizi dati e di telefonia cellulare, che a differenza della tradizionale sim, può essere programmato da remoto tramite ad esempio un QR-code. In sostanza, si tratta di una scheda virtuale che consente ai richiedenti di attivare un piano dati attraverso i propri operatori di telefonia mobile senza dover utilizzare una smart card fisica. Quando i palestinesi adoperano queste schede virtuali, lo fanno essenzialmente attraverso il servizio di telecomunicazione del donatore. «Abbiamo iniziato con due giornalisti a Gaza che avevano una connessione internet molto debole e le prime prove sono andate a buon fine. Questi ultimi – continua la scrittrice – hanno poi fatto da hotspot per l’attivazione di altre schede. Da lì siamo arrivati a oltre 7mila e-sim attivate gratuitamente su circa 14mila richieste, che continuano ad aumentare di ora in ora»«Abbiamo attivato oltre 7mila schede donate dagli utenti di tutto il mondo», ha detto a Open l’attivista. .


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La terza interruzione di Internet dall’inizio dell’escalation di Israele

Nei giorni scorsi l’enclave costiera palestinese è piombata in un totale silenzio per la terza volta dall’inizio dell’escalation di Israele, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. La compagnia telefonica palestinese Paltel ha fatto sapere lunedì mattina che i servizi stavano «gradualmente tornando attivi». La connettività della Striscia è crollata drasticamente dopo l’assalto a sorpresa del gruppo terroristico nel Sud di Israele. A fine ottobre, all’inizio dell’operazione via terra delle truppe di Tel Aviv, per circa 34 ore la Striscia è rimasta quasi completamente isolata dal resto del mondo. I cittadini non sono stati in grado di comunicare con i propri familiari e amici. La mancanza di connessione ha reso più complicato il lavoro degli operatori sanitari e i giornalisti locali non sono riusciti a collegarsi con le testate o sui propri canali social per raccontare ciò che stava accadendo.«Le persone non riuscivano a mettersi in contatto con le ambulanze o a raggiungere gli ospedali di Gaza. Siamo riusciti ad aiutare anche tanti reporter: all’inizio erano dubbiosi, poi tutto è cambiato. Hanno richiesto decine e decine di e-sim anche per i loro colleghi», spiega la scrittrice. Per l’operatore delle telecomunicazioni locale non è ancora chiaro quali siano le cause esatte dell’interruzione delle comunicazioni e di internet, nonostante gli attacchi dell’Idf abbiano danneggiato le linee. 

Secondo diversi analisti, il blackout coinciderebbe invece con i nuovi massicci bombardamenti sulla Striscia. Le Forze di difesa israeliane sono alle porte di Gaza, la città in cui vive circa un terzo della popolazione della Striscia (2,3 milioni di persone), e si preparano ad entrarvi per sferrare l’assalto, mentre procedono i bombardamenti. Nel territorio palestinese la connettività Internet dipende fortemente dalle infrastrutture israeliane. I cavi in fibra ottica che raggiungono Gaza – scrive l’Economist – passano attraverso Israele. Quest’ultimo ha vietato gli aggiornamenti tecnologici che renderebbero le connessioni più sicure. Ciò significa che gli operatori di Internet forniscono solo tecnologie di seconda generazione (2G), una connessione molto più lenta rispetto al 5G a cui la maggior parte degli israeliani può accedere. Le e-sim rappresentano, per certi versi, «un barlume di speranza per i civili a Gaza», ribadisce El Helbawi, che sui social documenta costantemente le molteplici richieste di schede virtuali. Nei giorni scorsi, la scrittrice egiziana ha pubblicato ciò che le ha scritto un cittadino della Striscia: «L’unica cosa che voglio nella mia vita adesso è una e-sim per poter chiamare la mia famiglia a Gaza, anche se sarà l’ultima chiamata, lasciatemi salutarli prima che vengano uccisi», si legge nel post di X. «Dovevamo fare qualcosa, non potevamo stare in silenzio». Questo perché a volte «l’incertezza e l’ignoto che creano il silenzio durante la guerra – conclude El Helbawi – possono uccidere quanto la guerra stessa». 

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