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Le ricerche di Giulia Cecchettin nel lago di Barcis e la Fiat Grande Punto di Filippo Turetta a Lienz in Austria

giulia cecchettin filippo turetta ricerche lago barcis leinz austria
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Le segnalazioni arrivano oltre il confine. Le decine di fotogrammi della Fiat Grande Punto. Il viaggio verso Nord-Est e le tappe dell'auto

La Fiat Grande Punto targata FA 015 YE di Filippo Turetta non è più in Italia. Fino a ieri mattina non c’erano segnalazioni di un suo rientro. E nessuna traccia di Giulia Cecchettin. L’ultima volta l’auto in cui è stata registrata è stata in un varco targa-system a Lienz, in Austria. E risale a mercoledì 15 novembre. Mentre le ricerche hanno fatto tappa in Alto Adige, concentrandosi sulla val Fiscalina. La procura di Venezia ha iscritto Turetta nel registro degli indagati per l’ipotesi di reato di tentato omicidio. Al vaglio degli inquirenti c’è un video in cui il 22enne aggredisce la ragazza a mani nude. Intanto secondo gli investigatori Turetta non ha con sé il cellulare e nemmeno il navigatore nell’auto. Ma conosce molto bene quelle zone. È intanto iniziato il settimo giorno di ricerche dei due ragazzi. In azione anche i droni.

Le segnalazioni

In Austria arrivano anche segnalazioni della Grande Punto. Tra queste ci sono spostamenti avvenuti in Carinzia, ma senza conferme. Ieri si era anche diffusa la voce di un testimone che avrebbe visto Turetta entrare in un centro commerciale di San Candido, ma senza riscontri. Secondo il percorso tracciato dalle telecamere ha percorso circa 700 chilometri. Senza mai effettuare pagamenti elettronici. Ma c’è anche il mistero delle soste da dipanare. Quel week end in cui è uscito con Giulia ne ha effettuate almeno due. Lo si evince dal tempo di percorrenza della Punto nello spazio tra Fossò e Scorzé: venti minuti in più rispetto al normale tempo di percorrenza. E poi c’è il passaggio dal Vajont a Pecol. Qui Turetta ha perso almeno quaranta minuti rispetto agli 80 minuti necessari per il passaggio. Cosa ha fatto nel frattempo?

FA 015 YE

Il Gazzettino scrive oggi che ci sono «decine di fotogrammi» che mostrano la Fiat Grande Punto nera targata Fa 015 YE a partire dalla Val di Zoldo. Mostrano però soltanto il conducente a bordo. La prima registrazione risulta quella del targa system dalle parti del centro commerciale Nave de Vero di Marghera. Poi il passaggio delle telecamere della zona industriale di Fossò, con il video in cui lui aggredisce Giulia Cecchettin. Nella mezzanotte e 43 di domenica 12 novembre c’è la rilevazione di Zero Bianco, con il primo buco temporale. Poi l’auto è arrivata a Maserada sul Piave e a Vazzola. A Caneva il riscontro del passaggio di regione tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Poi Polcenigo, Aviano, Piancavallo e Barcis. In questa località si concentrano le perlustrazioni. Specialmente nel lago di Barcis, situato in Valcellina a 402 metri di altitudine. L’elicottero ha sorvolato l’area.

Il viaggio di Filippo

Il viaggio però è andato avanti. L’auto è stata registrata sulla Regionale 251 della Varcellina in località Arcola. La vettura è a metano e avrebbe un’autonomia di 500 chilometri. Ha imboccato la strada della Val di Zoldo. Il sindaco Camillo de Pellegrin dice che dai fotogrammi risulta una velocità della vettura pari a 50 chilometri all’ora. A bordo c’era ancora una sola persona. Le rilevazioni tra il centro di Forno e la strada di Palafavera hanno come orari le 7.22 e le 7.37. Le registrazioni successive sono a Passo Giau e poi a Cortina. La località è Ospitale e si arriva a domenica mattina. A nord c’è la Val Pusterlia. Proprio qui, tra San Candido e Sesto, si concentrano le ricerche. Il confine con Leinz in Austria è ad appena mezz’ora di automobile.

Cosa c’è nel video

Nel video ripreso sabato notte nella zona industriale di Fossò si vede Turetta che colpisce Cecchettin mentre i due litigano in auto. Poi Giulia tenta di scappare. Filippo la rincorre e la colpisce ancora, fino a farla andare a terra. Nelle carte giudiziarie visionate dall’Adnkronos Turetta «poneva in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte colpendola nuovamente al fine di evitare che la stessa fuggisse». Con dei calci, al punto che lei grida: «Mi fai male» e invoca aiuto. A quel punto si sposta in un’altra area. Viene rincorsa e colpita alle spalle. Nel colpirla le produce «ulteriori ferite e ulteriori copiosi sanguinamenti, che determinavano che la parte offesa rimanesse a terra apparentemente esanime mentre il Turetta caricava il suo corpo nella propria auto, allontanandosi dal luogo dei fatti e rendendosi immediatamente irreperibile».

Passaggio a Nord-Est

Dopo l’Austria Turetta potrebbe essere andato ancora a Nord-Est. Anche perché la registrazione a Leinz risale a ormai tre giorni fa. Per questo la procura ha emesso un mandato di cattura internazionale. I contanti nei sei giorni passati dovrebbero essere finiti. L’avvocato della famiglia di Turetta Emanuele Compagno ha detto che sono consapevoli che possa aver ucciso Giulia Cecchettin. Ieri il padre Nicola Turetta aveva parlato della possibilità che la ragazza fosse stata portata in un campeggio: «Lui conosce molto bene le zone di Cortina e San Candido. Mio figlio è sempre stato un ragazzo previdente. Quando è uscito di casa aveva dei contanti e la sua PostePay, che porta sempre con sé».

Il settimo giorno di ricerche

Intanto è cominciato il settimo giorno di ricerche. Le operazioni si svolgono lungo l’asse tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il confine va da Dolo con il fiume Brenta al lago di Barcis. Circa 70 volontari della Protezione Civile affiancano Vigili del Fuoco e Carabinieri. Cani molecolari, droni e sommozzatori sono pronti a intervenire. I pompieri ispezionano corsi d’acqua e laghi. I volontari della Protezione civile che controllano gli argini. Arriverà anche l’utilizzo dell’elicottero dei pompieri di stanza all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Oltre al lago di Barcis, le verifiche sono state estese – anche grazie all’utilizzo di un elicottero – anche alla strada secondaria che collega con la località turistica del Piancavallo. E lungo l’intera strada regionale 251, fino alla diga del Vajont e al confine con il Veneto.

Il cellulare di Filippo

Nel frattempo l’avvocato Emanuele Compagno, nominato dalla famiglia Turetta, parla del cellulare di Filippo e dei messaggi su Whatsapp. Alcune notizie di stampa parlavano di una presunta attività del telefono dopo la scomparsa del 22enne. Il legale ha spiegato che questo non significa che il giovane lo stia usando. Il telefono risulta disattivato ma può ricevere messaggi su Whatsapp. Il mittente vede la doppia spunta grigia del server, che conferma che il server ha messo a disposizione il messaggio per il destinatario. Anche i genitori avevano provato a inviargli messaggi senza esito. E la sorella di Giulia, Elena, ha provato a mandare messaggi a lei. In risposta ha avuto la conferma che fossero recapitati, ma non letti.

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