Corpi carbonizzati, teste staccate a colpi di vanga. Il film della strage di Hamas del 7 ottobre (che non vedrete)

Che cosa ci racconta il documentario di circa 45 minuti mostrato a un ristretto numero di giornalisti

Sappiamo molto di ciò che è successo in Israele il 7 ottobre 2023, ma non abbastanza. La veridicità dell’attacco e della strage da parte dei terroristi di Hamas non è in discussione, soprattutto grazie ai numerosi video che loro stessi hanno registrato per dimostrare al Mondo cosa possono e vogliono ancora fare. A queste immagini si aggiungono quelle recuperate dai cellulari delle vittime, dalle telecamere di sorveglianza e da chi si è trovato di fronte ciò che i terroristi avevano lasciato durante il loro cammino. Da oltre un mese, con cadenza quasi giornaliera, vengono pubblicate nuove scene e nuove testimonianze, mentre altre vengono tutt’oggi trattenute dalle autorità israeliane perché troppo cruente e psicologicamente disturbanti. Alcune di queste sono state mostrate a un numero ristretto di giornalisti ospiti dell’Ambasciata d’Israele a Roma, attraverso la proiezione in esclusiva e a porte chiuse di un video intitolato #Oct7Massacre.


Una doverosa premessa. Nel corso delle ultime settimane abbiamo assistito a numerosi contenuti falsi, fuorvianti, decontestualizzati sia dalla parte sostenitrice di Israele che da quella dei palestinesi. Chiunque dubiterebbe di un documentario, della durata di circa 45 minuti, reso disponibile da una delle parti in causa nel conflitto. Tuttavia, chi ha seguito e analizzato con attenzione la diffusione dei video online può comprendere come il filmato non riscontri manipolazioni, in quanto fornisce ulteriori elementi che ricostruiscono gli avvenimenti del 7 ottobre.


I video “extra” oltre a quelli già noti

Tra le prime clip del massacro troviamo quella di un’automobile, proveniente dall’area del festival Supernova, che viene colpita dai numerosi colpi di fucile fino a sbattere contro un’altra auto con a bordo altre vittime. Rispetto alla versione online, il filmato è ad alta risoluzione e si possono vedere chiaramente i volti dei giovani massacrati, oltre alle riprese recuperate da altre GoPro che mostrano i momenti successivi. I terroristi non si limitavano soltanto a uccidere i civili, gran parte dei video testimoniano come volessero infierire sui loro corpi colpendoli in testa e gettandoli in mezzo alla strada.

Come su un social

Il documentario inizia con alcune delle riprese dai cellulari dei terroristi. A bordo dei loro pick-up, mentre scorrazzano per la Striscia di Gaza, esultano e si filmano festanti come dei teenager che pubblicano il loro arrivo a una festa attraverso le stories nei loro profili social. Una volta varcato il confine, le loro azioni sono state riprese da numerose GoPro piazzate nei loro fucili e nei loro copricapi. Risulta evidente come questi volessero riprendere ogni momento del loro passaggio, ma soprattutto mostrare come si divertivano a massacrare e infierire sui corpi dei civili nel territorio israeliano al grido di “Allah akbar”.

Mutilati e gettati nei pick-up verso Gaza

Una delle scene, raccontate anche da Open, mostra dei civili nascosti all’interno di una specie di rifugio lungo la strada dove i terroristi avevano lanciato all’interno una granata per farli uscire allo scoperto. I pochi sopravvissuti venivano trattati peggio degli animali al macello: feriti gravemente, alcuni ormai privi di un arto a causa dell’esplosione, venivano tirati per i capelli e gettati nel retro dei pick-up come ostaggi. Le riprese continuano durante il viaggio verso la Striscia, dove i terroristi proseguono riprendendo loro stessi, la loro gioia e i loro “trofei” che una volta giunti a Gaza vengono presi ulteriormente maltrattati dai civili che di fatto festeggiano il ritorno dei loro “combattenti”.

L’assalto nell’asilo

Il documentario prosegue con l’assalto dei kibbutz, mostrando due filmati provenienti dalle telecamere di sorveglianza di un asilo dove una donna tentò invano di nascondersi a terra dietro a una fila di sacchi posti dietro una porta. I terroristi, una volta entrati nella struttura, iniziarono a sparare alla cieca contro i muri, nella speranza di colpire chiunque si nascondesse al suo interno. Non ci è dato sapere se la donna, colpita dai proiettili dell’arma, sia morta sul colpo o successivamente. Ciò che sappiamo è che i due palestinesi di Hamas l’hanno portata fuori di peso, probabilmente per portarla come ostaggio a Gaza.

Il padre e i due bambini

Una delle scene più agghiaccianti sono state riprese dalle telecamere di sorveglianza di un’abitazione privata. Nella prima parte si vede un padre con i suoi due figli minorenni, probabilmente appena svegliati dai colpi di arma da fuoco all’interno del kibbutz, mentre escono correndo fuori in cortile per nascondersi all’interno di una specie di ripostiglio. Passano pochi secondi e un terrorista, con estrema freddezza, lancia una granata all’interno uccidendo il padre che aveva fatto da scudo con il suo corpo per proteggere i due figli. Questi ultimi escono dalla struttura, in lacrime e feriti in diverse parti del corpo, per poi rifugiarsi nella cucina dell’abitazione. Uno dei terroristi, probabilmente quello che aveva lanciato la granata, entra in cucina e come se nulla fosse inizia a rovistare dentro il frigorifero per bersi una bibita gassata di fronte ai due bambini in lacrime per la morte del padre. Una volta uscito dalla cucina, le telecamere riprendono i due piccoli mentre cercano di fuggire. Non sappiamo se abbiano trovato riparo o se siano stati uccisi dai terroristi. Le riprese sul posto proseguono con l’arrivo di alcuni civili israeliani armati che accompagnano una donna, che scoppia in lacrime e nella disperazione quando vede il padre dei due bambini a terra senza vita nel cortile dell’abitazione.

Gli incendi dolosi

L’avanzata dei terroristi nei kibbutz viene ampiamente documentata dalle loro GoPro. Non si limitavano soltanto a sparare e uccidere qualunque cosa si muovesse, come un cane che si dirigeva pacificamente verso di loro. Alcune scene mostrano gli attimi in cui appiccavano il fuoco dall’esterno delle abitazioni, con dei semplici accendini o utilizzando delle bombolette spray come dei lanciafiamme. Questo spiega come mai sono state trovate intere case in cenere e rase al suolo, così come molti corpi di intere famiglie bruciati e del tutto irriconoscibili.

L’ossessione per le teste

Chi non finiva preso come ostaggio non veniva soltanto ucciso. Le telecamere dei terroristi mostrano come questi infierissero sui morti e sui feriti, concentrandosi soprattutto sulle loro teste: sparando altri colpi sui loro volti o colpendoli violentemente con una vanga sul collo al fine di decapitarli urlando “Allah akbar”. Non erano delle scene del tutto “naturali”, i terroristi si accordavano tra di loro affinché ogni scena venisse adeguatamente ripresa. Alcuni corpi venivano letteralmente abbandonati dopo le barbarie, altri invece venivano bruciati insieme all’abitazione dove si trovavano. Ecco perché sono stati ritrovati diversi corpi senza o con la testa completamente distrutta e carbonizzati. Tra questi c’erano dei bambini.

Chi dovrebbe vederlo

Queste e altre scene riprese nel documentario forse non verranno mai rese pubbliche e diffuse sul web perché troppo cruente e dolorose. Posso dire che la maggior parte combaciano perfettamente con quelle già diffuse in precedenza, fornendo ulteriori dettagli. Probabilmente verranno mostrate in un Tribunale internazionale come dimostrazione dei crimini di guerra da parte dei palestinesi di Hamas, ma sempre a un pubblico ristretto. Immagini che dovrebbero essere mostrate almeno a tutti i giornalisti italiani (e non solo), al fine di far comprendere loro cosa sia avvenuto il 7 ottobre e che non ha nulla a che vedere con le teorie del complotto diffuse sui social da parte di chi non vuole credere al massacro e di chi fa ancora fatica a condannare Hamas.

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