No! Le mammografie non sono pericolose e la Svizzera non le ha vietate

Un lungo post contenente dati fuorvianti invita le donne a non effettuare un test che non viene considerato pericoloso

Stiamo assistendo alla diffusione per copia-incolla di un vecchio post contro le mammografie (alcuni esempi qui, qui, qui e qui). Parliamo di contenuti pericolosi, non solo per il substrato ideologico di chi ha diffuso per primo questi contenuti, ma anche perché potrebbero dissuadere le pazienti dall’usufruire di un metodo per diagnosticare tempestivamente il tumore al seno. Abbiamo trovato anche il post di una pagina dedicata alla «Medicina naturale integrata» risalente al mese scorso, che a sua volta cita il gruppo Telegram di stampo cospirazionista Real Matrix World. Il tutto è condito con varie percentuali, senza fare riferimento ad alcuna fonte precisa. Viene solo riportato verso la fine del testo che la Svizzera avrebbe vietato gli esami mammografici.

Per chi ha fretta:

  • Circola la condivisione di un testo volto a dissuadere le donne dal fare gli esami mammografici, sostenendo che sarebbero inutili e pericolosi.
  • Si sostiene inoltre che la Svizzera avrebbe vietato per le stesse ragioni questo tipo di screening.
  • L’origine del testo proviene da ambienti di estrema destra e antisemiti, con riciclo di contenuti terzi provenienti da siti salutisti.
  • Tutte le agenzie e associazioni sanitarie competenti confermano come gli esami mammografici siano fondamentali per la diagnosi del cancro al senso e nel salvare vite.
  • La notizia secondo cui la Svizzera avrebbe vietato gli esami mammografici è infondata.

Analisi

Tutti nel testo sugli esami mammografici – che vengono definiti un «grave reato contro le donne» – citano l’autore da cui è attribuito, tale Bocko Boris Bilenjki:

“Le donne che vanno a fare la mammografia probabilmente non sono consapevoli del male che si fanno
Alcuni dettagli da considerare prima di decidere su una recensione:
50-60% dei risultati “positivi” non sono corretti!! ️
Quindi, ad essere diagnosticato il “cancro al seno” nel 50-60% dei casi, risulta che non esisteva affatto!!
durante l’esame, il seno viene pressato con un grosso peso di 10kPa (1019 kg/m2) e poi sano, molto sensibile, il tessuto ghiandola latte viene bombardato da raggi radioattivi!! ️
stimola la crescita del tumore e la diffusione delle metastasi!! ️
studio fatto su 690.000 record ha dimostrato che donne completamente sane hanno sviluppato un cancro al seno in un gran numero di casi dopo gli esami mammografici!! ️
La Svizzera è il primo paese al mondo a vietare gli esami mammografici
Quindi la mafia medica criminale sta imponendo aggressivamente esami periodici annuali di mammografia di donne sane, al fine di renderle pazienti redditizie.
Anche la mia defunta madre, che aveva avuto a che fare con questo per tutta la sua carriera, si è resa conto verso la fine della sua vita di essere inconsapevolmente complice di questo più grande crimine medico contro le donne”
Bocko Boris Bilenjki

Una bufala proveniente da ambienti antisemiti?

Prima di andare a spiegare perché i post contro gli esami mammografici sono estremamente pericolosi, facciamo notare che il signor Bilenjki è anche autore di condivisioni controverse sull’Olocausto degli ebrei; o su presunti traffici di organi umani di cui Israele sarebbe un centro importante. Infine troviamo anche post dove la stessa persona commemora «30 milioni di tedeschi uccisi» – secondo la sua narrazione – dai Rothchild, ovvero una “famiglia dei banchieri ebrei”.

Così, scorrendo tra le varie condivisioni dedicate a presunte vecchie glorie della Germania di Hitler e varie invettive contro gli ebrei e Israele, giungiamo finalmente al post originale dello scorso 7 ottobre, dove l’intero testo originale viene riportato in Inglese. Per fortuna il signor Bilenjki non ha precisato se per caso la «la mafia medica criminale» di cui parla è formata da un certo gruppo di persone, ragione per cui è probabile che i diffusori attuali non si siano resi conto di aver condiviso un autore dalla attendibilità tanto discutibile.

La fonte è l’articolo clickbait di una rivista

Se non altro il post originale del signor Bilenjki fornisce alcuni screen che ci aiutano a capire a quale fonte si sarebbe rifatto per sostenere questa narrazione contro gli esami mammografici: un documento del Daily Health Post risalente al 2018 intitolato «I chirurghi ammettono che la mammografia è obsoleta e dannosa per le donne». Superato un banner pubblicitario un po’ invasivo che ci propone di scaricare il piano gratuito di una «dieta antinfiammatoria», ci accorgiamo abbastanza presto che la rivista in oggetto non è esattamente Nature. Il Daily Health Post è infatti un sito Web “salutista”. Se ne possono trovare legittimamente tanti in Rete.

Così scopriamo che il documento originale (copia cache qui) – nonostante si presenti in foto nelle sembianze di un report prestigioso – è in realtà un articolo confezionato sotto forma di decalogo, dove occorre cliccare man mano se si voglio leggere tutti i contenuti, in modo da massimizzare le interazioni degli utenti. Il problema è che non si tratta del contesto più adeguato per produrre “fonti” del tipo che stiamo esaminando.

Secondo quanto riportato nel post in oggetto uno «studio fatto su 690.000 record» dimostrerebbe che «donne completamente sane hanno sviluppato un cancro al seno in un gran numero di casi dopo gli esami mammografici». Di quale studio si parla? Il paragrafo del Daily Health Post dedicato all’argomento riporta solo delle interviste. Il signor Bilenjki mostra anche un secondo screen, dove si vedono quattro grafici relativi alla presunta cancerogenicità degli esami mammografici nelle donne anziane. L’autore è il dottor Daniel Corcos, che le commentava un mese fa su Linkedin. Attualmente è ricercatore presso l’istituto sanitario francese Inserm. Ma non è chiaro da quale lavoro provengano:

Gli esami mammografici sono sicuri e salvano vite

Andiamo a leggere allora cosa riporta l’apposita pagina dell’AIRC in merito a efficacia e sicurezza delle mammografie:

La mammografia è un esame fondamentale per la diagnosi precoce del tumore della mammella – riporta l’AIRC – poiché permette di identificare lesioni di piccole dimensioni ed è un quindi un’arma importante per intervenire nelle fasi iniziali della malattia. […] La mammografia è un esame che non ha particolari controindicazioni. Nelle donne sotto i 40-45 anni di età, a causa della densità della ghiandola mammaria, questa indagine può risultare poco leggibile; pertanto nelle donne più giovani viene consigliata l’ecografia. Al contrario, non c’è un limite di età per la mammografia; il controllo mammografico è consigliato anche oltre i 70 anni se lo stato di salute della donna lo permette. […] L’intervallo di età e la periodicità con cui viene effettuato lo screening mammografico in donne senza segni o sintomi sono stabiliti in modo che i benefici associati alla possibile diagnosi precoce a livello di popolazione siano superiori ai possibili rischi legati alle radiazioni, o agli effetti indesiderati del trattamento di tumori poco aggressivi che non avrebbero influito sulla qualità o l’aspettativa di vita (sovra-diagnosi).

La Svizzera non ha vietato l’esame mammografico

Nel post in oggetto si riporta inoltre che la Svizzera sarebbe «il primo paese al mondo a vietare gli esami mammografici». Piuttosto strano, perché sono noti anche i danni del trascurare gli esami mammografici. Inoltre, non è difficile trovare portali Web della Sanità svizzera dove si raccomandano i programmi di screening mammografico. Non è molto chiaro quindi, cosa voglia intendere chi ha prodotto questa narrazione. Forse è una generalizzazione imprecisa del dibattito sulla abolizione dello «screening mammografico generalizzato» animato nel 2014 dal Swiss medical board (Smb)? All’epoca vennero pubblicati articoli della stampa nostrana che riportavano i risultati di uno studio del British Medical Journal, i cui dati avrebbero dimostrato come «la mammografia non salverebbe la vita delle donne». Si accennava quindi ad alcuni Paesi, come la Svizzera, che «non promuovono più programmi di questo tipo, proprio perché non sembrano incidere sulla sopravvivenza e portano a trattamenti non solo inutili, ma dannosi per gli effetti collaterali che comportano».

Gli stessi ricercatori dello studio in oggetto ammettono che i loro risultati differiscono dal precedente Swedish Two-County Trial, dove si era vista una riduzione della mortalità del 31%. Inoltre, avvisano che i loro dati non possono essere generalizzati a tutti i Paesi. Va fatto notare infatti – aggiungiamo noi – che un conto è il metodo di diagnosi, un altro le condizioni pregresse della paziente al momento in cui si sottopone allo screening; come si evolverà la sua salute; anche in ragione dei trattamenti a cui si sottopone, che possono variare notevolmente. Infine, ricordiamo che stiamo parlando di un singolo studio del 2014, mentre oggi dopo dieci anni, le agenzie e associazioni citate per il nostro fact-checking hanno potuto attingere a numerosi altre ricerche, analisi e revisioni sistematiche.

I falsi positivi rendono l’esame mammografico inutile?

Oltre che pericolosi questi esami mammografici sarebbero anche inutili – secondo la narrazione in oggetto -, in quanto il «50-60% dei risultati “positivi” non sono corretti». Leggiamo cosa riporta in merito ai falsi positivi lo IARC, dove potete approfondire ulteriormente anche il discorso affrontato sopra delle radiazioni. Ma la parte più importante riguarda la sovradiagnosi, ovvero i tumori che non si sarebbero potuti scoprire tempestivamente senza questo tipo di esame (il grassetto è nostro):

Tutte le mammografie anomale dovrebbero essere seguite da ulteriori test (mammografia diagnostica, ecografia e/o biopsia) volti a rilevare l’eventuale presenza di un tumore. […] Gli esami aggiuntivi necessari per escludere la presenza di un cancro possono anche richiedere tempo e causare disagio fisico. Gli standard europei di qualità mirano a ridurre al minimo i tempi di attesa e l’ansia ad essi associata. Nel corso di un periodo di 20 anni, circa 1 su 5 donne che partecipano regolarmente ai programmi di screening è destinata a incorrere in un risultato falso positivo che potrà essere chiarito senza ricorrere a procedure invasive. […] Un’altra possibilità è quella che lo screening rilevi la presenza di un tumore mammario che né il paziente né il medico avrebbero mai scoperto senza tale esame, fenomeno noto come sovradiagnosi. Purtroppo non è possibile distinguere quali tumori rilevati tramite screening siano casi di sovradiagnosi. In media, 5-10 su 100 tumori individuati mediante screening sono casi di sovradiagnosi. Il rischio è minore per le giovani donne e maggiore per quelle anziane.

Conclusioni

La prevenzione tempestiva è importante, specialmente quando si parla di tumore al seno. Invitiamo a diffidare da contenuti mirati ad allontanarle da importanti screening come l’esame mammografico, ch’è invece sicuro ed efficace, rivelandosi anche un salva vite. Confidiamo che le fonti di enti e associazioni fornite in questa analisi siano d’aiuto per approfondire attraverso fonti sicure.

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