La sedia vuota di Mohammadi alla cerimonia per il premio Nobel della pace. Il discorso letto dai figli: «L’Iran è una tirannia misogina» – Il video

Kiana e Ali hanno ritirato il riconoscimento nel municipio di Oslo: l’attivista è detenuta nel carcere di Evin a Teheran

Una sedia vuota al centro della cerimonia per la consegna del premio Nobel per la Pace, a Oslo. Narges Mohammadi, attivista iraniana per i diritti delle donne, è detenuta in carcere nel suo Paese, nella prigione di Evin a Teheran, e mentre in Norvegia i suoi figli 17enne ritiravano il premio al suo posto, lei iniziava un nuovo sciopero della fame. I gemelli Ali e Kiana sono esuli in Francia insieme al loro padre, non vedono la madre da quando hanno 8 anni. «Li ritrovo nei sogni ma hanno sempre la stessa età», ha raccontato Mohammadi in passato. La 51enne sta scontando una condanna a 31 anni di carcere e 154 frustate, una delle ultime accuse è di aver cantato tra le mura del carcere. E oggi, nel municipio di Oslo, è toccato ai figli leggere il discorso che la madre ha scritto per la cerimonia di conferimento del riconoscimento internazionale per i suoi sforzi.


Il discorso di Narges Mohammadi

In Iran c’è «un regime religioso tirannico e misogino», il messaggio di condanna dell’attivista. «Scrivo questo messaggio da dietro le alte, fredde mura di una prigione. Sono una donna mediorientale da una regione che, nonostante la sua ricca civilizzazione è intrappolata in guerra, dal fuoco del terrorismo e degli estremismi», ha letto Kiana alternandosi sul palco con il fratello Ali, «il movimento Donna, vita, libertà ha accelerato il processo di transizione verso il raggiungimento di democrazia, libertà e pari diritti in Iran dando chiarezza e significato alla richiesta storica del popolo iraniano. Hanno trasformato le strade e gli spazi pubblici in un’arena per la diffusione di resistenza civile. La resistenza è viva e la lotta persiste. La resistenza, continua e non violenta, è la nostra strategia migliore. Sono fiduciosa che la luce della libertà e della giustizia risplenderà luminosamente sulla terra d’Iran. In quel momento, festeggeremo la vittoria della democrazia e dei diritti umani sulla tirannia e il totalitarismo e l’inno del trionfo del popolo sulle strade d’Iran risuonerà in tutto il mondo».


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