Carlo De Benedetti al Foglio: «Vi spiego perché John Elkann ha distrutto Repubblica»

L’Ingegnere: «Dei giornali non gli importa nulla. Li ha comprati per coprire la fuga di Stellantis dall’Italia»

John Elkann ha «distrutto» il gruppo editoriale che aveva creato il suo prozio Carlo Caracciolo. «Un massacro incomprensibile, nei suoi scopi», dice l’ingegner Carlo De Benedetti oggi al Foglio. Si riferisce a Gedi, ed è chiarissimo: Elkann, secondo l’Ingegnere, «ha venduto tutti i quotidiani locali, che andavano bene. Poi ha devastato pure Repubblica, che ancora si aggira tra i quotidiani italiani con la maestà malinconica delle rovine. Mi dispiace moltissimo». E ancora: «A quel gruppo dirigente ho visto fare cose che manco nella “cena dei cretini”: dicono digital first ma non hanno investito un centesimo in serie acquisizioni sul digitale, mentre hanno annientato la carta». Secondo De Benedetti la famiglia Elkann ha comprato i giornali «soltanto per coprire la fuga di Stellantis dall’Italia. Per coprire la deindustrializzazione e la smobilitazione degli impianti produttivi automobilistici di un gruppo che ormai è francese».


Non gliene importa nulla

Per il resto, «dei giornali non gli importa nulla», dice De Benedetti. Una tesi di cui aveva parlato in alcune occasioni anche Carlo Calenda, chiamando in causa Maurizio Landini. Elkann, è la tesi che l’Ingegnere espone a Salvatore Merlo, «si è comprato la sinistra italiana: vogliamo contare il numero di interviste in cui Maurizio Landini, il segretario della Cgil, parla su Repubblica di Stellantis e della scomparsa della Fiat dal nostro paese?». Mentre quando l’opera sarà completata venderanno anche Repubblica e Stampa «a un’espressione internazionale. Anche se c’è da dire che se Repubblica continua a essere gestita così non so nemmeno cosa resterà da vendere». De Benedetti dice che il gruppo Gedi l’hanno venduto i suoi figli Rodolfo e Marco: lui non era d’accordo. Mentre i figli di Silvio Berlusconi non vendono: «Marina è innamorata di suo padre, ha sempre avuto una sorta di venerazione per lui. Marina sa benissimo che Mediaset è vecchia, che non reggerà la concorrenza delle grandi piattaforme internazionali come Netflix. Eppure non vende perché quella è la creatura di suo papà».


Mediaset e Gedi

Anche se, ragiona De Benedetti, oggi nessuno la comprerebbe. L’Ingegnere rivela di aver sentito il Cavaliere due giorni prima che morisse: «Sapevo che stava male, e lui, pur affaticato, al telefono mi snocciolava una tiritera sul partito liberale di massa che aveva costruito». Ma la morte di Berlusconi non porterà alla nascita di una “destra normale” con Giorgia Meloni. Anche se sceglierebbe lei in un ballottaggio con Giuseppe Conte. Su Elly Schlein dice che «l’ho appoggiata e anche aiutata in qualche modo. Pensavo che fosse la persona di cui il Pd aveva bisogno. Pensavo fosse un cambiamento vero, non il modo di Dario Franceschini per restare al potere. Ma ora non voglio esagerare. Dare addosso alla Schlein è troppo facile. Il partito non c’è più da prima di Schlein, e io per la verità non so nemmeno che politica esprima ormai. Credo nessuna».

Renzi e Conte

De Benedetti dice che nel partito «l’ultimo che aveva un grande talento (dissipato) è stato Matteo Renzi». Mentre Conte «è un vero democristiano pugliese che si è impossessato del Movimento cinque stelle: ha fatto fuori tutti quelli che avevano contribuito al successo grillino in maniera sistematica. Ed è riuscito in questo capolavoro senza in realtà impegnarsi mai in nulla». Invece tra Matteo Salvini e il leader M5s «butterei giù Salvini. Perché assomiglia a Conte. Solo che è più fesso». Meloni «ha capito che per governare devi essere atlantista, occidentalista ed europeista, va bene. Ha pure preso una posizione giusta sull’Ucraina. Ma non mi fido. Voleva uscire dall’euro, considerava l’Europa un’associazione malefica. Meno male che è incoerente, verrebbe da dire».

Meloni e Israele

Su Meloni e il fascismo De Benedetti ammette di avere «un pregiudizio psicologico, quasi prepolitico, ma non posso nasconderlo. Per me resta insuperabile il ricordo della mia fuga in Svizzera quando ero bambino durante la guerra e dopo le leggi razziali. Non riesco a non pensare ai miei cugini massacrati a Mauthausen. Sono fatti che ti restano addosso. Ce li ho scritti sulla pelle. Dunque sono drasticamente contro la destra post fascista, lo ammetto». Infine, dice di stare con Israele: «Però considero Netanyahu una disgrazia. Israele temo si stia impantanando in un conflitto che non gli porterà nulla di buono, e si sta inimicando l’opinione pubblica internazionale. Il terrorismo si combatte con l’antiterrorismo, non con le bombe a tappeto».

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