Vanessa Ballan e le ombre sul caso «sottovalutato» dopo la denuncia. La pm si difende: cosa è successo dopo la perquisizione

Il 41enne accusato di omicidio volontario della 27enne di Riese Pio X, nel Trevigiano, non aveva precedenti penali. L’ammissione del procuratore: perché la tragedia non si sarebbe evitata neanche col divieto di avvicinamento

Nessuna norma del codice di procedura penale sarebbe stata violata nel caso di Vanessa Ballan, spiega la pm Barbara Sabattini nella relazione consegnata al procuratore di Treviso, Marco Martani. Di certo però dietro la gestione della vicenda della 26enne uccisa lo scorso martedì, gli errori di valutazione sono stati più che evidenti allo stesso procuratore. È stato lui il primo ad ammettere che «l’urgenza del caso forse è stata sottovalutata». Come riporta il Gazzettino, però, la pm Sabbatini avrebbe avuto una lunga serie di motivi per non procedere con urgenza sul caso della 27enne. Motivi riportati nella relazione, che ora anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio aspetta di conoscere. Il procuratore Martani non sembra condividere in pieno l’operato della pm, a cominciare dalla mancata richiesta del divieto di avvicinamento che «sono convinto il gip ci avrebbe concesso». Certo, lo stesso Martani ammette poi che anche quella disposizione non avrebbe impedito al 41enne di uccidere. L’unica sarebbe stata l’arresto, ma in quel momento secondo la procura non ci sarebbero stati i presupposti per procedere.


Spiega la pm nella sua relazione che Bujar Fandaj prima della denuncia di Ballan non aveva precedenti con la giustizia. Ballan il 26 ottobre, assieme al suo compagno, avevano fatto la denuncia ai carabinieri a carico del kosovaro, con cui aveva avuto una relazione, per stalking, revenge porn, violenza sessuale, violazione di domicilio e interferenza illecita nella vita privata. Spiega la pm Sabattini che a quel punto era scattato subito il «Codice rosso». Il giorno dopo è stata perquisita la casa di Fandaj e sequestrati tutti i suoi dispositivi elettronici, compresi quattro smartphone. Di questi era stata fatta una copia forense e la procura aspettava quindi gli esiti delle analisi, depositati poi lo scorso giovedì. In quei telefoni c’erano i messaggi e i video con cui l’uomo avrebbe ricattato Ballan. Materiale che la vittima aveva cancellato. Quei contenuti avrebbero potuto far scattare il divieto di avvicinamento. E poi c’è stata la reazione del 41enne, che dopo la perquisizione avrebbe smesso di tormentare Ballan, dando l’impressione che la denuncia avesse portato gli effetti sperati.


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