Giuliano Amato: «In Italia la democrazia è a rischio. Il nostro paese può seguire Ungheria e Polonia»

Il presidente emerito della Corte Costituzionale: «A Varsavia e Budapest le Corti sono finite nella lista nera»

La destra populista, l’assenza di un’opposizione capace di contenerla, le fragilità democratiche. Tutti elementi che fanno guardare l’anno appena cominciato «con una buona dose di apprensione», dice Giuliano Amato in un’intervista su la Repubblica. L’ex presidente del Consiglio, della Corte costituzione e dell’Agcom guarda al “movimento” di Giorgia Meloni con preoccupazione. «Quella di Fratelli d’Italia e della Lega continuiamo a chiamarla destra, ma di sicuro non ha la cultura politica di Reagan né della Thatcher né di Major. È un’altra cosa, che ha che fare con l’ideologia dell’ostilità e del rancore». La presidente del Consiglio è riuscita, a detta di Amato, a «raccogliere scontentezze di varia natura: i perdenti di una battaglia lontana, i nostalgici di un fascismo che non c’è più, e i perdenti di oggi, quell’enorme prateria del rancore alimentato dal disagio economico e sociale, oltre che dall’insofferenza per i nuovi diritti». Ma ha anche indirizzato i suoi elettori verso nemici comuni: «Ad Atreju (la kermesse di Fratelli d’Italia andata in scena il 14 al 17 dicembre, ndr), nel suo discorso conclusivo ha elencato la lista dei nemici: quelli con il reddito di cittadinanza, ma anche un migrante che occupa abusivamente una casa popolare o un carcerato che viene messo in libertà solo perché obeso e in cella non può essere curato», dice Amato. 


L’attacco alle Corti

Tutti esempi «insopportabili» per la destra populista, compresi gli «omosessuali», di «trasgressione». E chi difende i diritti delle minoranze, per l’ex premier, viene guardato con ostilità: «È percepita come un nemico anche la Corte Costituzionale, ossia il più alto organo di garanzia della Carta il cui compito è garantire anche i diritti di carcerati, migranti, omosessuali. Agli occhi degli elettori della destra populista le Corti finiscono per apparire espressione e garanzia di quelle minoranze che turbano il loro ordine. L’Abbiamo visto – continua Amato – in Polonia e Ungheria: le prime ad essere messe nella lista nera sono state le Corti europee, poi le Corti nazionali». E questo può succedere anche in Italia: «Non c’è nulla che lo impedisca. Da noi è ritenuto inconcepibile, ma potrebbe accadere». 


«Il premierato? Una frode per gli elettori»

Nell’intervista Amato ritorna inoltre sulla questione “premierato”, già criticato in passato. Secondo il presidente emerito della Corte costituzione è «difficile trovare un costituzionalista che l’approvi. Si tratta di una frode per gli elettori», spiega. «Meloni continua a sostenere che il premierato elettivo metterà fine ai ricatti dei partiti, invece è il contrario! Questa riforma consente ai partiti il massimo potere di ricatto perché il premier eletto dagli elettori ricava solo l’incarico e prima di avere la fiducia del Parlamento deve avere nominato i ministri. Ergo – spiega Amato – nella notte dei lunghi coltelli saranno i partiti a mercanteggiare ministri e posti di comanda: o mi dai gli Interni o ti scordi la fiducia». E se da una parte si allontana la possibilità che questa destra approdi a una sponda conservatrice moderata, dall’altra l’opposizione prima di cambiare la destra deve «cambiare se stessa – sottolinea Amato – mettendo in difficoltà l’avversario politico. Per ora non vedo una competizione». 

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