L’ira dell’Occidente per la morte di Navalny. Blinken: «Responsabile la Russia». Zelensky: «Putin paghi per i suoi crimini»

Meloni chiede chiarezza, mentre i leader dell’Ue accusano il Cremlino per il decesso del principale oppositore. Metsola: «La lezione del suo coraggio risuonerà per generazioni»

Arriva come un fulmine a ciel sereno per i leader occidentali, nel giorno in cui convergono verso la Germania per la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, la notizia della morte di Alexei Navalny nella colonia penale russa dove era detenuto. Per molti in Occidente, al di là delle ricostruzioni sulla causa tecnica del decesso, la matrice politica di quanto accaduto è fin troppo chiara: Navalny è l’ennesima vittima eccellente del Cremlino. Punito col carcere prima, con la morte poi, per aver osato mettere a nudo la corruzione del regime di Vladimir Putin e averne sfidato il potere. Come accaduto solo pochi mesi fa, in circostanze mai chiarite, all’ex leader della milizia Wagner Yevgeny Prigozhin. A puntare il dito contro il Cremlino, seppur con toni diversi, sono tanto gli Usa, quanto l’Ue e l’Ucraina. «La Russia è responsabile della morte di Navalny», ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken in una nota, sottolineando che la morte dell’oppositore è la dimostrazione che il «sistema di Putin è debole e marcio». Valutazione condivisa anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in visita oggi a Berlino per firmare un patto bilaterale sulla sicurezza: «È ovvio, Navalny è stato ucciso, così come altre migliaia di persone che sono state portate alla morte a causa di questa singola persona», ossia il presidente russo. «Putin dovrà rendere conto dei suoi crimini», conclude il leader di Kiev. Anche la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha diffuso un messaggio poco dopo la notizia della morte dell’oppositore russo: «La morte di Alexei Navalny, durante la sua detenzione, è un’altra triste pagina che ammonisce la comunità internazionale. Esprimiamo il nostro sentito cordoglio e ci auguriamo che su questo inquietante evento venga fatta piena chiarezza».


Michel: «L’Ue ritiene la Russia responsabile»

I primi a reagire alla notizia della morte del 47enne oppositore russo erano stati i leader dell’Unione europea. «L’Ue ritiene il regime russo l’unico responsabile di questa tragica morte. I combattenti muoiono. Ma la lotta per la libertà non finisce mai», ha scritto subito su X il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. «Putin non teme altro che il dissenso del suo stesso popolo», affonda la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, secondo cui la morte di Navalny, di cui si dice «profondamente turbata e rattristata» equivale a «un triste promemoria di ciò che rappresentano Putin e il suo regime». Roberta Metsola piange la morte del vincitore del premio Sakharov per i diritti umani attribuito dal “suo” Parlamento europeo ricordando «un combattente il cui coraggio risuonerà per generazioni. La Russia ha preso la sua libertà e la sua vita, ma non la sua dignità. La sua lotta per la democrazia gli sopravvive».


La difesa del Cremlino

Più sfumata, per il momento, la reazione ufficiale della Nato: «Oggi il mio messaggio è che dobbiamo stabilire tutti i fatti e la Russia deve rispondere a tutte le domande, molte serie domande, sulle cause di questo decesso», ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Il Cremlino, dal canto suo, risponde seccamente le accuse: «La reazione immediata dei leader della Nato alla morte di Navalny, sotto forma di accuse dirette contro la Russia, mostra la natura di questi Paesi», s’è difesa la diplomazia russa per bocca della portavoce Maria Zakharova. «Non esiste ancora un esame forense, eppure le conclusioni dell’Occidente sono già pronte», nota la portavoce.

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