8mila artisti chiedono l’esclusione di Israele dalla Biennale di Venezia: «No al Padiglione del genocidio»

La mobilitazione alla viglia dell’edizione 2024 della rassegna, che si apre in Laguna il 20 aprile: «Inaccettabile ospitare un Paese che commette atrocità a Gaza»

Migliaia di artisti, oltre ad istituzioni e enti culturali, chiedono che Israele sia esclusa dalla prossima Biennale d’Arte di Venezia per via delle «atrocità» che starebbe commettendo a Gaza. La richiesta eclatante è contenuta in una lettera inviata alla Fondazione della Biennale che secondo l’Ansa avrebbe già raccolto oltre 8mila firma. «Mentre il mondo dell’arte si prepara a visitare il diorama dello stato-nazione ai Giardini affermiamo che è inaccettabile ospitare uno Stato impegnato nelle atrocità in corso contro i palestinesi a Gaza. No al Padiglione del Genocidio alla Biennale», scrivono i promotori dell’esclusione della rappresentanza artistica dello Stato ebraico. La Biennale aprirà tra meno di due mesi: si terrà in Laguna dal 20 aprile al 24 novembre. Una simile mobilitazione di artisti, sul terreno musicale, è in corso a livello europeo per chiedere l’esclusione di Israele dall’Eurovision, la kermesse continentale della canzone in programma a Malmö dal 7 all’11 maggio 2024.


«Come il Sudafrica dell’apartheid e la Russia di Putin»

Secondo i promotori dell’appello la richiesta di escludere un Paese dalla rassegna per via della commissione di “atrocità” ha dei precedenti. Dal 1950 al 1968, ad esempio, «a causa della diffusa condanna globale e degli appelli al boicottaggio, il Sudafrica dell’apartheid fu scoraggiato dall’esporre e messo da parte quando la Biennale assegnò gli spazi. E non fu riammesso fino all’abolizione del regime dell’apartheid nel 1993». Mentre nel 2022, ricordano i sottoscrittori, la Biennale «ha condannato l’inaccettabile aggressione militare da parte della Russia, che includeva la dichiarazione di rifiutare qualsiasi forma di collaborazione con coloro che hanno compiuto o sostenuto un atto di aggressione così grave». Precedenti paragonabili a quanto starebbe facendo ora Israele, accusano le migliaia di artisti, i cui nomi non sono al momento noti. La Biennale oggi tace sulle «atrocità» di Israele contro i palestinesi, accusano. «Siamo sconvolti da questo doppio standard. Qualsiasi lavoro che rappresenti ufficialmente lo Stato di Israele costituisce un’approvazione delle sue politiche genocide. Non esiste libera espressione per i poeti, gli artisti e gli scrittori palestinesi assassinati, messi a tacere, imprigionati, torturati».


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