Perché le bufale di Petrella sulla mammografia sono pericolose

La disinformazione sulla mammografia rischia di allontanare le donne da uno screening salva vita

Tornano a giungerci segnalazioni in merito alle affermazioni controverse del ginecologo in pensione Roberto Petrella, noto per la sua radiazione dall’Ordine dei Medici (poi reintegrato) per aver diffuso informazioni false e pericolose sui vaccini. Nel gennaio 2022 era agli arresti domiciliari, perché un suo paziente è deceduto dopo la prescrizione di una medicina alternativa a base di vitamine e funghi (micoterapia). Stavolta Petrella si scaglia in un recente video contro la mammografia, un test salvavita per le donne, essendo in grado di diagnosticare tempestivamente il tumore al seno. Ecco perché diffondere bufale in merito è sempre molto pericoloso.

Per chi ha fretta:

  • Le fonti fornite sono approssimative mentre i dati riportati a AIRC e IARC confermano i benefici di questo tipo di screening.
  • Petrella suggerisce di effettuare in alternativa delle ecografie, le quali sono già consigliate sotto i 40 anni e non forniscono un tipo di dati che si rendono più utili nelle donne over 40.
  • Non esistono evidenze che colleghino le mammografie all’emergere di tumori.
  • È possibile invece che vi siano casi di sovradiagnosi, dovuti al fatto che siamo sempre più bravi a vedere problemi che prima sarebbero rimasti inosservati.

Analisi

Ecco un esempio di come il video di Petrella sulla mammografia sta facendo pericolosi proseliti:

Sono 13 anni che mi inducono a fare mammografia.
IMPORTANTE DA ASCOLTARE FINO ALLA FINE DONNEEE

Le fonti di Petrella sulla mammografia

Nel video il dottor Petrella sostiene che «la mammografia è solo e soltanto dannosa e pericolosa», perché, secondo gli autori di un documento che sta leggendo, cercare di diagnosticare tempestivamente il cancro non previene, ma «fa venire le metastasi, perché “tu mi schiacci la cellula tumorale”». Poi leggendo direttamente il testo il medico continua: «l’azione meccanica della mammografia […], comprimere il tessuto mammario fra due piastre rigide sfida ogni logica». Nella trascrizione online dell’intervento troviamo anche le fonti su cui si baserebbe. La narrazione prosegue arricchendosi di particolari di controversa attendibilità:

Se un tumore è veramente come una sacca di veleno che l’organismo ha sequestrato per neutralizzarlo e annientarlo – continua Petrella -, comprimere questa sacca semplicemente per individuarne la presenza è pressoché la cosa peggiore che si possa fare in termini di prevenzione. […] La mammografia emette radiazioni ionizzanti che, unite alla pressione richiesta dalla procedura, mutano le cellule di cui potenzialmente provocano la fuoriuscita del tumore.

Invece di analizzare ogni singola frase discutibile pronunciata nel video, cosa che renderebbe questo articolo di dimensioni spropositate rispetto alla rilevanza del soggetto trattato, vediamo direttamente le fonti che lo stesso Petrella riporta nella trascrizione:

  • «La Società Radiologica dell’America del Nord (non il Dott Roberto Petrella), conferma che le mammografie annuali sono direttamente responsabili del tumore al seno».
  • «IL CARCINOMA DUTTALE IN SITU O DCIS, È AUMENTATO DEL 328%. L’analisi statistica rivela che fino al 200% di questo aumento è dovuto alla combinazione di irradiazione e pressione meccanica richiesta dalla procedura mammografia».
  •  E poi ci sono i falsi positivi che, stando a un articolo pubblicato dalla rivisita ” THE LANCET”, non un giornalino qualsiasi […], rappresentano fino al 93% di tutti i test positivi o sospetti.

Radiazioni ionizzanti e falsi positivi: ecografia sempre preferibile?

In un articolo precedente, riportavamo citando l’AIRC (la quale a sua volta si basa su tutta la migliore documentazione in merito), che:

L’intervallo di età e la periodicità con cui viene effettuato lo screening mammografico in donne senza segni o sintomi sono stabiliti in modo che i benefici associati alla possibile diagnosi precoce a livello di popolazione siano superiori ai possibili rischi legati alle radiazioni, o agli effetti indesiderati del trattamento di tumori poco aggressivi che non avrebbero influito sulla qualità o l’aspettativa di vita (sovradiagnosi).

Petrella nel filmato ripete di tanto in tanto che alla mammografia si deve preferire l’ecografia, cosa che si consiglia già alle donne sotto i 40-45 anni, perché «a causa della densità della ghiandola mammaria, questa indagine può risultare poco leggibile». Oltre questa fascia d’età si deve fare la mammografia.

L’ecografia mammaria è un esame eseguito attraverso l’utilizzo degli ultrasuoni mentre la mammografia è un esame radiografico – riporta la dottoressa Arianna Olga Rubino nel suo articolo per l’associazione Humanitas -. Il primo viene utilizzato soprattutto per valutare la mammella nella sua struttura adiposa e fibrosa. È molto utilizzato nelle donne giovani perché consente di individuare strutture come la mastopatia fibrocistica o i fibroadenomi, che sono noduli benigni di consistenza fibrosa. La mammografia è invece mirata all’individuazione di micro-calcificazioni o noduli di piccole dimensioni soprattutto in donne che hanno una mammella in involuzione, quindi con più di 40 anni.

Per quanto riguarda i falsi positivi, secondo lo IARC sono un “problema” irrilevante in quanto devono sempre essere eseguiti successivi esami, mentre l’aspetto più importante riguarda le sovradiagnosi, ovvero i tumori che non si sarebbero potuti scoprire tempestivamente senza questo tipo di esame:

Nel corso di un periodo di 20 anni – continua AIRC -, circa 1 su 5 donne che partecipano regolarmente ai programmi di screening è destinata a incorrere in un falso positivo che potrà essere chiarito senza ricorrere a procedure invasive. […] Un’altra possibilità è quella che lo screening rilevi la presenza di un tumore mammario che né il paziente né il medico avrebbero mai scoperto senza tale esame, fenomeno noto come sovradiagnosi. […]. In media, 5-10 su 100 tumori individuati mediante screening sono casi di sovradiagnosi.

La mammografia fa venire il cancro anziché prevenirlo?

Come spiegano Salvatore Vaccarella e Luigino Dal Maso nel loro articolo per Scienza in Rete, la sovradiagnosi «consiste nella diagnosi di un tumore che, anche se non scoperto, non avrebbe causato effetti negativi sulla salute nel corso della vita di una persona, né sintomi, né tantomeno il decesso».

Veniamo ora alla fonte della Radiological Society of North America (RSNA), che Petrella cita senza fornire riferimenti utili a rintracciare il documento in oggetto. Il medico fa riferimento al «carcinoma duttale in situ» (DCIS) e a due percentuali: un 328% riferito all’incremento di questo tumore; un 200% riguardo a una correlazione con le mammografie. In attesa che Petrella fornisca una fonte precisa, possiamo chiederci legittimamente se per caso il medico abbia fatto confusione col fenomeno della sovradiagnosi.

Ecco cosa riporta uno studio pubblicato nel 2021 su Radiology (rivista della RSNA) in merito alla mammografia “associata” al DCIS:

Il carcinoma duttale in situ (DCIS) è un precursore non obbligato del cancro invasivo – riportano i ricercatori – e la sua individuazione, diagnosi e gestione sono controverse. L’incidenza del DCIS è cresciuta con l’espansione dei programmi di screening mammografico negli anni ’80 e ’90, e il DCIS è visto come uno dei principali fattori di sovradiagnosi e sovratrattamento. […] L’individuazione, la diagnosi e la gestione del carcinoma duttale in situ (DCIS) rimane una sfida per radiologi, patologi e chirurghi del seno, soprattutto in un ambiente preoccupato dalla sovradiagnosi e dal sovratrattamento. Una sfida importante è la nostra comprensione molto limitata del DCIS sullo spettro biologico dal cancro benigno a quello invasivo e sulla storia naturale del DCIS non trattato.

Logicamente saper vedere meglio non significa che creiamo noi gli oggetti osservati. Questi dati ci dicono che siamo diventati sempre più bravi a individuare tempestivamente i tumori, tanto da porci importanti questioni riguardo a come quel che troviamo possa effettivamente incidere sulla salute, evitando dei sovratrattamenti.

Conclusioni

Le affermazioni del dottor Petrella sulla mammografia sono prive di fonti che ne dimostrino realmente la pericolosità. A essere pericolosa infatti è la narrazione del medico, perché rischia di allontanare le donne – specialmente se over 40 – da uno strumento fondamentale che permette di salvare la vita a tante pazienti, diagnosticando tempestivamente i tumori al seno.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Leggi anche: