Anche le famiglie di Pioltello scrivono una lettera: «La scuola ha agito per il bene dei nostri figli». E Valditara respinge le accuse di islamofobia

La reazione del ministro dell’Istruzione alle accuse dell’opposizione: «Il nostro operato si è attenuto all’obiettivo di rispettare le regole. Nessun razzismo»

Dopo la lettera di oltre 200 docenti contro la «strumentalizzazione» della decisione di chiudere la scuola Iqbal Masiq di Pioltello in occasione della fine del Ramadan, ora anche le famiglie mettono nero su bianco la loro posizione. Ribadiscono vicinanza e sostegno al preside Alessandro Fanfoni, vittima di minacce e insulti nei giorni scorsi, e ci tengono a dichiarare piena fiducia nei confronti del personale scolastico. «La scuola è prima di tutto fatta da esseri umani e da professionisti che lavorano ogni giorno esclusivamente per i nostri bambini e per farli vivere serenamente nella loro scuola», chiosano i genitori. «Gli educatori, i maestri, i professori e il dirigente sono persone con cui desideriamo dialogare in virtù del patto di corresponsabilità educativa Scuola-Famiglia previsto dal ministero», proseguono nella missiva. «E lo vogliamo fare nel concreto, sostenendo – concludono – le proposte presentate dal Collegio Docenti quando comprendiamo che l’unico motore di qualsiasi iniziativa o idea è l’attenzione e il benessere dei nostri bambini e dei loro compagni di classe e amici».


Il caso

Il caso Pioltello continua a far discutere, in particolar modo dopo il riscontro di irregolarità da parte della Regione Lombardia e il conseguente annuncio del preside di dover rifare la delibera per la chiusura della scuola alla fine del Ramadan. Per il dirigente, però, resta un’innocua scelta di «normalità» quella di prevedere un giorno extra per i ragazzi, considerata la specificità territoriale e socioculturale in cui si inserisce: un comune dell’interland milanese con poco più di 30mila abitanti e una predominanza di persone di origine araba e pakistana. Il numero dei residenti stranieri supera il 20% e nell’istituto travolto dalla polemica almeno il 40% degli studenti è di fede islamica. Ma anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, già intervenuto fermamente sulla vicenda esprimendo la sua contrarietà sulla decisione della scuola, torna sulla questione. Condanna le minacce recapitate al dirigente di Pioltello, a cui manda la sua solidarietà, e le definisce un «sintomo di inciviltà». Ma si difende e rimanda al mittente le accuse di razzismo e islamofobia ricevute in queste ore dal Partito Democratico, a suo avviso «gravi e irresponsabili, soprattutto in un periodo gravido di tensioni».


La reazione del ministro Valditara

In una nota, Valditara chiarisce la posizione del ministero: «Il nostro operato si è attenuto alla ferma intenzione di far rispettare le regole. E sul caso sono emerse irregolarità: il provvedimento che ha deliberato la sospensione della attività didattica per il 10 aprile non è stato motivato e introduce una deroga ulteriore al calendario rispetto a quanto previsto dalla Regione Lombardia che prevede un numero massimo di 3 giorni di sospensione della attività didattica a disposizione delle scuole», dichiara. «Qualsiasi deroga deve inoltre rispondere ad esigenze del Piano dell’offerta formativa e non può essere finalizzata in qualche modo a riconoscere nuove festività, compito che non spetta alla autonomia di una scuola», ribadisce il ministro. A suo dire, «la vera inclusione negli istituti ad alta presenza di studenti stranieri si realizza con nuove forme di potenziamento della didattica e con più adeguati criteri di formazione delle classi». Un chiaro riferimento alla proposta, lanciata a fine febbraio da egli stesso, di creare un piano per le scuole in cui inserire classi di accompagnamento la mattina e di potenziamento il pomeriggio per gli alunni stranieri con deficit linguistico o matematico. Proposta che, tuttavia, si è scontrata con il disappunto di sindacati e opposizione.

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