Processo Delmastro-Cospito, ammessi come parte civile i quattro parlamentari Pd accusati da Donzelli sulla visita in carcere

Accolte anche le liste dei testimoni: in aula saranno sentiti, tra gli altri, il ministro Nordio e il deputato FdI Giovanni Donzelli, che alla Camera aveva rivelato la visita dei parlamentari dem all’anarchico al 41bis

Silvio Lai, Debora Serracchiani, Walter Verini e Andrea Orlando hanno ottenuto il via libera a costituirsi come parte civile nel processo a carico di Andrea Delmastro. Lo hanno deciso i giudici dell’ottava sezione collegiale del tribunale di Roma, dove è in corso il procedimento a carico del sottosegretario alla Giustizia del governo Meloni. Su di lui pende l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio per il caso dell’anarchico Alfredo Cospito. I magistrati hanno ammesso anche le liste dei testimoni: saranno ascoltati in aula, tra gli altri, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli. Nell’elenco dei testimoni depositato dai legali di Delmastro figura anche il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo.


I quattro parlamentari del Partito democratico hanno chiesto di essere ammessi come parte civile del processo poiché hanno ritenuto di essere stati danneggiati dal passaggio di informazioni – coperte da segreto d’ufficio – avvenuto tra Delmastro e Donzelli e che quest’ultimo ha utilizzato a Montecitorio per attaccare i deputati dell’opposizione. Nello specifico, Donzelli parlò di una visita dei Dem nel carcere di Sassari, dove era detenuto l’anarchico in regime di 41bis, e di alcuni incontri avvenuti tra Cospito ed esponenti della criminalità organizzata. L’istanza dei politici del Pd era stata respinta, in un primo momento, dal gup di Roma, per poi essere depositata una seconda volta dai legali. Adesso è stata accolta e il processo è stato aggiornato al prossimo 12 giugno.


Quella della rivelazione di fatti coperti da segreto d’ufficio non è l’unica vicenda giudiziaria che coinvolge Delmastro. Il sottosegretario era presente alla festa di Capodanno in cui è partito un colpo dalla pistola del suo collega di partito, Emanuele Pozzolo, e che ha ferito il genero del capo scorta del sottosegretario. Sul caso è ritornato Matteo Renzi, nella sua newsletter di oggi, 2 aprile: «È incredibile che l’uomo da cui dipende la Polizia penitenziaria non faccia chiarezza in Parlamento su quello che è accaduto. Siamo gli unici a chiedere la verità per una vicenda scandalosa. Un rappresentante del popolo spara a una festa in cui ci sono bambini. E un membro del governo che rifiuta di venire in Aula a dare spiegazioni. Non farà notizia ma sotto il profilo del rispetto istituzionale è una cosa pazzesca. Faremo un’altra interrogazione parlamentare».

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