Elezioni a Bari, nervi tesi Pd-M5s. Bettini prova a mediare: «Si ritirino i candidati alle primarie, troviamone un altro»

Dal Nazareno, invece, la posizione ufficiale è di condanna al M5s che ha rotto l’accordo. E Calenda sostiene che i grillini «vogliano distruggere i Dem con lo sciacallaggio giudiziario»

Bari centro della polemica politica. Prima l’eventualità di uno scioglimento del Comune per presunte infiltrazioni mafiose, sollevata direttamente dal governo. In risposta, la folla di cittadini riunitisi in piazza Ferrarese per sostenere il sindaco uscente, Antonio Decaro. Poi, un’altra inchiesta giudiziaria sul voto di scambio, che ha coinvolto amministratori locali del centrosinistra. E lo scontro deflagra, alla fine, anche all’interno del campo largo, che aveva trovato con fatica un accordo per le primarie, in modo da scegliere il successore di Decaro. Primarie dalle quali, però, Giuseppe Conte ha deciso di sfilarsi, a tre giorni dall’apertura dei seggi, il 7 aprile: «Non ci sono le condizioni per svolgere seriamente le primarie».


La mossa di Conte sulle primarie

L’accusa del leader del Movimento 5 stelle, sul palco di piazza Prefettura insieme a Nichi Vendola, non è velata: «L’obiettivo della legalità, della trasparenza, del contrasto di qualsiasi forma di corruzione e inquinamento del voto, lotta ai clan alle mafie sono la premessa indispensabile». Condizioni che, seguendo il ragionamento di Conte, il Partito democratico pugliese non potrebbe garantire durante le primarie. Dunque, niente consultazione degli elettori, ma il sostegno al suo candidato Michele Laforgia non vacilla. Anzi, ecco l’appello: «Invitiamo tutte le forze politiche e civiche a convergere su Laforgia in modo unitario, senza dividerci».


Le accuse del Pd a Conte

Difficile che una richiesta di unità possa essere accolta dal Nazareno. Quello di Conte è un attacco esplicito e Elly Schlein fa filtrare tutto il suo sdegno. L’ultima nota della batteria di esponenti vicini alla segretaria è di Chiara Braga. La capogruppo alla Camera è netta: «Conte ha sbagliato. A Bari c’era un percorso individuato insieme che coinvolgeva i candidati locali. Conte non può mettere in discussione la fermezza con cui il centrosinistra ha contrastato in questi anni nel capoluogo pugliese l’illegalità e la criminalità organizzata». Il sospetto di diversi iscritti al Pd pugliese è che la sconfitta di Laforgia contro il candidato Dem Vito Leccese era tanto probabile da alimentare la voglia del M5s di sottrarsi alle primarie.

Bettini: è sempre lui il pontiere dell’alleanza Pd-M5s

L’ultima inchiesta giudiziaria sarebbe stata usata, allora, come assist per non concedere a Leccese e al Pd il pallino delle comunali dell’8 e 9 giugno. Tuttavia, la mattina del 5 aprile, su La7, la compattezza del Nazareno viene meno. Il primo a far cedere la linea di condanna a Conte è Goffredo Bettini. Il pontiere, da sempre vicinissimo al presidente 5 stelle. «Nello statuto del Pd ci sono le primarie, ma a volte sono una trappola, per esempio quando ci sono due partiti in ballo», afferma. E su Bari sposa l’idea contiana di revoca delle primarie: «Da una parte c’è una candidatura del M5s e dall’altra una del Pd. Io faccio un appello per ritirare i due candidati e trovare una soluzione che possa portare a un processo unitario, che possa rendere direi certa la vittoria a Bari».

La sponda dei centristi ai Dem: quello dei grillini è «sciacallaggio giudiziario»

Nella diatriba con Conte, il Pd riscopre i vecchi alleati del Terzo polo. Per Carlo Calenda, sul voto di scambio è necessario «tenere la guardia alta, ma il mio giudizio non muta, a Bari c’è stato un bravissimo sindaco, Decaro, e ci vuole una continuità gestionale con quella amministrazione. Saremo con il Pd: non cambia nulla», afferma il numero uno di Azione a Rai 3. Poi, su X, rincara: «Decaro è stato un ottimo sindaco. Bari deve esprimere un’amministrazione in continuità. Lo sciacallaggio giudiziario dei 5 stelle che hanno sempre e solo l’obiettivo di distruggere il Pd anche a spese delle amministrazioni locali che funzionano è insopportabile e irresponsabile». Sulla stessa sponda si trova Matteo Renzi. Che definisce Conte una «banderuola», su Canale 5, e spiega: «Va dove lo porta il vento per tenere la cadrega. A Bari, dice che siccome c’è l’indagine, si ritira dalle primarie: allora faccia dimettere anche il suo assessore in Giunta. Troppo facile così, mio caro. Se hai un minimo di dignità, lascia la poltrona! Ma non lo sa fare».

Leggi anche: