Via libera al Patto Ue su migrazione e asilo. Von der Leyen: «Nessuno è più solo sui migranti». Proteste in aula – I video

Dopo l’approvazione dell’aula, il pacchetto di norme passa ora al Consiglio europeo per l’approvazione finale

Da Bruxelles – Via libera definitivo del Parlamento europeo al nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo. Il maxi-pacchetto, che comprende nove diversi provvedimenti, ha superato oggi il test in Aula a Bruxelles. Una vittoria per Ursula von der Leyen che, dopo aver lanciato da Atene la sua campagna come Spitzenkandidat del Ppe, incassa uno dei voti più attesi di questa legislatura, il cui esito non era scontato fino all’ultimo. «Oggi è una giornata storica, il Patto è un traguardo enorme per l’Europa», sottolinea la presidente della Commissione Ue in conferenza stampa post-voto nella capitale del Belgio, ringraziando i due commissari, Schinas e Johansson, che hanno lavorato all’accordo e l’Europarlamento. L’obiettivo del Patto sarebbe quello di migliorare la cooperazione tra i Paesi membri e la risposta dell’Unione in caso di crisi, stabilendo regole e procedure uguali in tutti gli Stati. «La migrazione è una sfida europea e ha bisogno di una risposta europea ed è quello che il Patto produce – aggiunge von der Leyen -. Le norme rendono più sicuri i confini esterni proteggendo i diritti fondamentali delle persone». All’approvazione del Parlamento dovrà seguire l’ok definitivo del Consiglio Ue, composto dai 27, che voterà il 29 aprile a maggioranza qualificata. Con questa (storica) votazione «nessun Paese sarà lasciato da solo, per questo abbiamo introdotto un meccanismo di solidarietà obbligatoria: l’Europa migliore è l’Europa che si muove unita», conclude la presidente della Commissione Ue.


Il Patto era stato presentato a settembre di quattro anni fa ed è stato concordato – dopo oltre tre anni di negoziati – sia in seno al Parlamento che tra gli Stati membri dell’Unione. Si tratta di un insieme di norme che riformano le politiche migratorie europee. Nelle nove proposte di legge rientra il meccanismo di «solidarietà obbligatoria» fra i Paesi di approdo e quelli dell’Unione. Gli Stati che non si trovano sotto “pressione migratoria” potranno, infatti, scegliere tra ricollocare i richiedenti asilo nel proprio territorio o versare contributi finanziari (20mila euro) per ogni richiedente che si rifiuta di accogliere e che andranno a finire in un fondo comune dell’Ue. Il Patto introduce, inoltre, un meccanismo di «filtraggio» e una «procedura accelerata alla frontiera» dei richiedenti che hanno una bassa percentuale di richieste di asilo accolte (il 20%). Non solo: questi ultimi potranno essere ospitati in Centri di permanenza speciali senza avere formalmente accesso al territorio comunitario. La domanda dovrà essere evasa entro tre mesi; chi non avrà diritto all’asilo dovrà essere invece rimpatriato entro altri tre mesi. Previsto, inoltre, il regolamento Eurodac (sulla banca dati Ue delle impronte digitali) e una procedura di screening.


Le proteste in Aula e i voti

Durante l’approvazione della mini-Plenaria alla nuova procedura di asilo del Patto, la cosiddetta Border procedure – uno dei 10 testi che prevede un iter accelerato, con diverse eccezioni per i minori e le donne, per i migranti con un basso grado di accettazione della protezione – alcuni manifestanti presenti in Aula hanno urlato agli eurodeputati di votare contro il Regolamento. «Questo patto uccide, votate no», il messaggio degli attivisti. Tra i partiti italiani il Pd è uscito allo scoperto: «Abbiamo dato un voto contrario perché il compromesso raggiunto è caratterizzato non soltanto da gravi e inaccettabili manchevolezze sul versante dei diritti umani ma anche dal punto di vista degli interessi specifici dell’Italia», scrive in una nota la delegazione degli eurodeputati dem al Pe. La Lega ha votato contro a più della metà dei testi. Mentre Fratelli d’Italia a favore in sette votazioni, esprimendosi in maniera contraria solo sul regolamento sull’asilo e la migrazione – l’unico appoggiato dal Pd – che prevede la solidarietà obbligatoria dei Paesi membri. Sui testi più controversi, quello sulle procedure di asilo accelerate e quello sulla gestione delle crisi migratorie, il partito della premier Giorgia Meloni ha votato a favore. Su entrambi i testi la maggioranza del gruppo Ecr, di cui FdI fa parte, ha invece votato contro.

Leggi anche: