Daniela Santanché indagata per falso in bilancio, chiuse le altre indagini su Visibilia: nell’inchiesta anche il compagno e la sorella

Poche settimane fa, si era chiusa la tranche di indagine che vede accusata la senatrice di FdI per truffa aggravata all’Inps

Dopo 18 mesi di indagini, la Procura di Milano ha chiuso il filone di inchiesta sul dissesto dell’azienda Visibilia, che vede coinvolta tra gli indagati la ministra del Turismo Daniela Santanché. Le accuse a suo carico riguardano il falso in bilancio: Santanché è infatti stata presidente di Visibilia Editore fino al gennaio 2022. Insieme a Santanchè nell’avviso di deposito degli atti, in vista della richiesta di processo, risultano indagati anche il compagno Dimitri Kunz e la sorella Fiorella Garnero.


Le accuse

Nello specifico i pm scrivono nell’avviso di chiusura delle indagini che la deputata di FdI, assieme ad altri ex amministratori, consiglieri e sindaci di Visibilia Editore, tra il novembre 2014 e il dicembre 2021, ossia quando è stata prima consigliere, poi ad e presidente «nonché soggetto economico di riferimento del gruppo Visibilia», con «più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso» avrebbe, con gli altri a vario titolo, «consapevolmente» esposto nei «bilanci di esercizio della società riferibili agli anni 2016, 2017, 2018, 2019, 2020, 2021 e 2022» fatti «materiali rilevanti non rispondenti al vero» per «un ingiusto profitto».


Le vicende societarie

La società è finita in amministrazione giudiziaria il primo marzo scorso su disposizione del Tribunale civile di Milano. In passato, come ricostruire il Corriere, aveva venduto spazi pubblicitari per il quotidiano Il Giornale nell’era Berlusconi, per poi rilevare dalla Mondadori nel 2013 il periodico Ville & Giardini, e a seguire Ciak nel cinema, Pc Professionale nell’informatica, fino ad arrivare a riviste di cronaca popolare come Novella 2000 e Visto. Nonostante fosse però entrata in Borse nel listino delle piccole imprese nel 2014, muovendo da un avviamento di 4,2 milioni, per sette anni di fila non era riuscita a chiudere un bilancio in utile. Anzi: aveva accumulato perdite per un totale di undici milioni.

«Gravi irregolarità»

L’inchiesta nasce dalle denunce di nove azionisti di minoranza detentori del 5,87% del capitale, i quali lamentavano «gravi irregolarità nella gestione della società» e «omissioni negli organi di vigilanza», che sarebbero state alla base delle «perdite nell’ultimo anno dell’89,6%, negli ultimi tre anni del 99,5% e negli ultimi cinque del 99,9%». Gli inquirenti hanno avuto modo di verificare che già a partire dall’esercizio 2017, per quanto riguarda i valori di «avviamento» e «imposte anticipate» il Cda nei bilanci avrebbe dovuto riportare valori largamente diversi da quelli deliberati.

Il caso Ruffino

Lo scorso 5 agosto, ad aver spiazzato l’opinione pubblica era stato il suicidio di Luca Ruffino, la cui società (Sif Italia) aveva acquistato oltre 1 milione e 700 mila azioni di Visibilia editore, di cui lo stesso era diventato presidente e maggiore azionista in ottobre, dopo aver rilevato le quote di Santanché. Per l’episodio la Procura aveva aperto un fascicolo, solo nominalmente iscritto per motivi tecnici, con l’ipotesi di istigazione al suicidio. Il tragico gesto però, secondo quanto accertato, non avrebbe avuto alcun nesso con la scalata alla società.

L’inchiesta parallela

Parallelamente, poche settimane fa è stata definita l’ulteriore tranche di indagine, sempre condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf, riguardo alla gestione non regolare dei fondi messi a disposizione dallo Stato durante il periodo del Covid-19 in Italia. La senatrice di FdI è in questo caso accusata di truffa aggravata all’Inps per la gestione della cassa integrazione nel periodo della pandemia. La società, questa l’ipotesi dei pm, ha fatto richiesta della Cig all’insaputa di 13 lavoratori, dal 2020 al 2022, per poi incassarne l’assegno, per un totale di oltre 126mila euro versati dall’ente previdenziale per oltre 20mila ore di Cig non dovuta. 

Leggi anche: