«Macron sonda i leader dell’Ue per avere Draghi alla guida della Commissione»: Chigi e l’Eliseo smentiscono l’indiscrezione di Bloomberg

La replica di fonti vicine alla presidenza del Consiglio: «I negoziati ci saranno solo dopo le elezioni Europee»

Il presidente francese Emmanuel Macron, che cinque anni fa ha giocato un ruolo centrale nella spinta di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, starebbe negoziando con altri leader dell’Ue per individuare un candidato diverso, come ad esempio Mario Draghi, per ricoprire la medesima posizione. O almeno questo è quanto rivelato da un’indiscrezione di Bloomberg, secondo cui Macron avrebbe avviato una serie di colloqui con diversi capi di governo, tra cui anche la premier italiana Giorgia Meloni, per sondare il terreno sulla possibilità di avere un leader tecnocratico alla guida della Commissione Ue. Tuttavia, l’Eliseo si è limitato a «non confermare» quando rivelato da Bloomberg. Sollecitate dall’agenzia Ansa sulla vicenda, fonti vicine al presidente francese hanno replicato: «No, non confermiamo nulla. Non capiamo da dove provengano».


La replica di Palazzo Chigi

Nella giornata di domani Macron terrà un discorso alla Sorbona sull’avvenire dell’Europa, sette anni dopo il suo primo intervento per «un’Europa sovrana, unita e democratica», tenutosi il 26 settembre 2017 nella stessa università parigina. Dato il presunto coinvolgimento della premier italiana, arriva una smentita anche da Palazzo Chigi. «Con riferimento alle indiscrezioni di stampa secondo le quali il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe discusso con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni del futuro rinnovo dei Vertici istituzionali dell’Unione europea, la Presidenza del Consiglio dei Ministri chiarisce che tale indiscrezione è del tutto priva di fondamento», riferiscono. «Come più volte chiaramente affermato, Meloni ritiene che qualsiasi contatto o negoziato volto a definire i futuri assetti dei vertici politici dell’Unione potrà avvenire solo dopo le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo», concludono.


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