La luce dopo il dolore, Francesca Michielin: «Torno a Sanremo per ricordare a me stessa di essere viva» – L’intervista
Ci sono artisti che inseguono il Festival di Sanremo disperatamente, altri che vengono ampiamente corteggiati, alcuni, per certi versi, ci si ritrovano, per convergenze di percorso artistico ma spesso anche solo perché hanno semplicemente il pezzo giusto per quel contesto, che è unico, irripetibile. Quest’anno tocca questa terza opzione a Francesca Michielin, che di Sanremo ne sa qualcosa avendo già calcato il palco dell’Ariston tre volte: la prima con Nessun grado di separazione (2016, secondo posto), la seconda con Chiamami per nome, in coppia con Fedez (2021, altro secondo posto) e la terza in qualità di direttrice d’orchestra per Emma (2022). «Non volevo fare Sanremo quest’anno – dice a Open – ma la vita mi ha portato a scrivere questa canzone, la più fisica e viscerale mai scritta. Rappresenta un modo di dire a me stessa “sono viva e sono più viva di prima”. È una rinascita da un momento in cui non sapevo dove sbattere la testa». Il riferimento è ad un intervento al rene con un difficile e doloroso decorso postoperatorio. Il brano che porta in gara si intitola Fango in paradiso e la stessa Michielin suggerisce di leggerla come una revenge song in puro stile Taylor Swift, «la musica – spiega ancora a Open – pensata come una terapia per esorcizzare fatti della vita». Per quanto riguarda invece la serata dei duetti, Francesca Michielin è uno dei pochissimi big in gara ad aver scelto un altro big in gara, Rkomi, una delle novità portate da Carlo Conti nel suo nuovo Festival. Canteranno La nuova stella di Broadway di Cesare Cremonini, non solo perché ricorre il trentennale di Ginger Rogers, citata nel testo e mito dell’infanzia della Michielin, ma anche perché, come rivela ancora a Open: «Cremonini è uno dei più importanti cantautori di sempre e anche se giovane va celebrato».