Il ritiro di Parolin ha sbloccato il Conclave per Leone XIV: un Papa «no Trump», ma iscritto nelle liste dei repubblicani Usa


Anche se non ha mai preso possesso della chiesa di Albano, in provincia di Roma, in cui era stato incardinato come cardinale, Robert Francis Prevost, ora Papa Leone XIV, era ben noto in Italia grazie alla sua particolare devozione mariana e ai santi agostiniani. Che l’anno scorso l’ha portato ad Andria il 10 marzo per celebrare la messa per il 448esimo anniversario del ritrovamento della sacra immagine della Madonna dei Miracoli, un’icona bizantina. E il 22 maggio scorso a Cascia, in Umbria, per guidare la celebrazione di Santa Rita, che apparteneva all’ordine agostiniano. Quel giorno il cardinale Prevost nella sua omelia ha detto cose assai simili a quelle pronunciate in piazza San Pietro dopo l’elezione: «In questi tempi colpiti dalla violenza della guerra, dove sembra che la rivalità e l’odio abbiano l’ultima parola, Santa Rita appare chiaramente come una agente di autentica pace e riconciliazione. A lei, che è riuscita a ottenere la riconciliazione tra la sua famiglia e quella del suo defunto marito, chiediamo che ci aiuti ad avere il dono della pace nel mondo, specialmente in Medio Oriente, in Ucraina e in tanti posti dove il grido degli innocenti non viene ascoltato».
La continuità con Francesco nel riferimento alla chiesa sinodale
È così, con l’appello alla pace, che Leone XIV ha esordito la sera di giovedì 8 maggio il suo pontificato. Lo ha fatto con un discorso più lungo di quel che era solito ascoltare dai suoi predecessori, che in parte è stato anche un discorso di programma. Il passaggio fondamentale è stato questo: «A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, di Italia, di tutto il mondo, vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono». Perché dalla pace al riferimento al percorso sinodale è stata una dichiarazione di chiara continuità con il pontificato di Francesco. Ed ha sorpreso, perché nei giorni delle congregazioni era sembrato che in buona parte del collegio di elettori si auspicasse una almeno parziale discontinuità rispetto al pontificato precedente.

Il passo indietro di Parolin che ha convogliato i suoi voti su Leone XIV
Prevost però ha un carattere molto diverso da quello di Francesco. Ed è anche per questo che non ha trovato ostacoli particolari nel conclave, dove era ritenuto uno dei candidati più accreditati fosse fallita la prima operazione su Pietro Parolin. Ed è fallita, come è chiaro dal risultato, perché il segretario di Stato uscente non ha trovato altri voti rispetto a quelli iniziali. E quando i suoi supporter a metà della giornata dell’8 maggio hanno capito che non sarebbe stato possibile fare alcun accordo né con l’ala progressista più radicale, né con i gruppi dei conservatori, Parolin ha gettato la spugna e detto ai suoi sostenitori di votare per Prevost, sbloccando alla prima votazione successiva il conclave.
Liti con Trump e Vance, ma Prevost era iscritto nelle liste dei repubblicani
I grandi elettori di Papa Leone XIV inizialmente venivano tutti dall’America latina, avendolo conosciuto in quelle terre nei lunghi anni passati da amministratore apostolico e poi da vescovo in Perù. Anche se molto legato a Francesco, Prevost non è mai stato un vero progressista. Nell’epoca peruviana si era legato in modo particolare prima del suo golpe con il presidente dell’epoca, l’assai discusso Alberto Kenya Fujimori Inomoto. Anni in cui ha ottenuto anche la cittadinanza peruviana, oltre a quella originaria americana che ha sempre mantenuto. Da cardinale ha apertamente polemizzato sulle politiche di immigrazione sia con l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sia con il suo vice, il cattolico neoconvertito J.D. Vance, cui ha contestato apertamente anche la personale interpretazione di Sant’Agostino. Però il futuro papa Leone XIV politicamente è sempre stato un conservatore, tanto da risultare ancora oggi iscritto ai fini del voto nelle liste elettorali del partito repubblicano.

L’ostilità dei super conservatori e gli attacchi di un sito spagnolo
Ai super conservatori non piaceva, tanto è che proprio nei giorni del conclave Prevost è stato più volte attaccato in modo pesante dal sito spagnolo della destra cattolica, infovaticana.com che ha anche pubblicato (ne ha riferito Open) un lungo dossier di accuse per non avere processato i responsabili di abusi su alcune suore nella diocesi peruviana di Chiclayo. Lo stesso sito ha riferito dopo la pubblicazione di essersi imbattuto all’entrata di una congregazione proprio in Prevost, che si è lamentato perché avevano «pubblicato informazioni riservate della Congregazione per la Dottrina della Fede» peraltro facendo i nomi delle vittime che avrebbero voluto restare nell’anonimato. Ma quell’attacco fin dai primi giorni è stato rivelatore delle chance che aveva il papabile Prevost, secondo un a lunghissima tradizione sui veleni da conclave.
A pranzo a Santa Marta era lui a raccogliere i piatti sporchi aiutando le suore
In comune con Francesco Leone XIV ha anche l’umiltà, e il fastidio per riverenze troppo pompose. C’è un particolare raccontato da un monsignore che mangiava come lui a Casa Santa Marta durante le congregazioni dei cardinali che fa capire bene il personaggio: alla fine era lui a passare fra i tavoli a raccogliere i piatti sporchi dei commensali per portarli in cucina dando una mano alle suore che assicuravano il servizio. Anche per questo c’è chi scommette sulla continuità con Francesco nella scelta della casa dove abitare, escludendo un ritorno al Palazzo Apostolico dove abitavano gli altri pontefici fino al 2013.
Foto di copertina: ANSA/ETTORE FERRARI | Robert Francis Prevost si affaccia per la prima volta dal balcone della Basilica di San Pietro col nome di Papa Leone XIV – Città del Vaticano, 8 maggio 2025