Pace, disarmo, dignità. Il manifesto di Papa Leone XIV per «sradicare la guerra». Ma sulla famiglia «dirò verità scomode»


Pace, giustizia, verità. Saranno queste le tre parole chiave del Pontificato di Papa Leone XIV. Lo ha indicato il nuovo Pontefice in un discorso programmatico pronunciato questa mattina di fronte agli ambasciatori stranieri in Vaticano. Prevost ha delineato la sua visione per l’azione della Chiesa nel mondo squassato da guerre e ingiustizie, rinnovando il proposito centrale di costruire «ponti» di dialogo e di dar voce agli ultimi – in continuità con la predicazione di Papa Francesco – ma anche ribadendo come su alcuni terreni, ad esempio quello della famiglia, non potrà esimersi dal «dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto», a costo di suscitare «qualche iniziale incomprensione».
Un Papa «emigrato» per un mondo che chiede dialogo
Il Papato di Prevost prende avvio su un sentiero di continuità con quello di Bergoglio, ha ribadito di fronte ai diplomatici stranieri l’ex cardinale americano-peruviano: la Santa Sede «combatte ogni indifferenza e richiama continuamente le coscienze, come ha fatto instancabilmente il mio venerato Predecessore, sempre attento al grido dei poveri, dei bisognosi e degli emarginati, come pure alle sfide che contraddistinguono il nostro tempo, dalla salvaguardia del creato all’intelligenza artificiale». Non verrà forse dall’«altra parte del mondo» come Francesco – considerata la sua nascita e formazione negli Stati Uniti – ma anche Prevost rivendica di portare in Vaticano l’esperienza e la voce di chi ha viaggiato e si è rimesso in discussione, spinto dall’aspirazione a predicare ed aiutare nelle «periferie del mondo». Tutto ciò in omaggio alla «aspirazione della Chiesa – e mia personale – di raggiungere e abbracciare ogni popolo e ogni singola persona di questa terra, desiderosa e bisognosa di verità, di giustizia e di pace!». «In un certo senso – sottolinea il Pontefice – la mia stessa esperienza di vita, sviluppatasi tra Nord America, Sud America ed Europa è rappresentativa di questa aspirazione a travalicare i confini per incontrare persone e culture diverse». «La mia stessa storia – rafforza il concetto Prevost in un altro passaggio – è quella di un cittadino, discendente di immigrati, a sua volta emigrato».
La strada per sradicare la guerra
Prima missione della “sua” Chiesa, ma anche di tutte le diplomazie mondiali, è l’auspicio, dev’essere dunque quella della pace. Che non significa semplicemente assenza di conflitto, ha spiegato Prevost. Molto di più e molto prima. «La pace si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi. In quest’ottica – ha aggiunto rivolgendosi agli altri leader spirituali del pianeta – ritengo fondamentale il contributo che le religioni e il dialogo inter-religioso possono svolgere per favorire contesti di pace». Resta centrale anche l’appello al disarmo, ostinatamente ripetuto da Bergoglio pure nel suo ultimo Urbi et Orbi, perché come diceva il suo predecessore «nessuna pace è possibile senza un vero disarmo [e] l’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo». A queste condizioni, indica la via Leone XIV, «si possono sradicare le premesse di ogni conflitto e di ogni distruttiva volontà di conquista». Appello che arriva nelle ore in cui russi e ucraini si siedono per la prima volta al tavolo di un negoziato diretto – per quanto incerto e ridimensionato – per trovare spiragli verso un cessate il fuoco. Quello che a Gaza resta invece lontanissimo, nonostante gli ultimi tentativi di rilancio degli Usa di Donald Trump.
Sfruttamento del lavoro e disuguaglianze, l’impegno «sociale»
Quanto agli altri due pilastri della “sua” Chiesa, vengono di conseguenza, spiega Prevost. «Perseguire la pace esige di praticare la giustizia», seconda parola chiave. «Come ho già avuto modo di accennare, ho scelto il mio nome pensando anzitutto a Leone XIII, il Papa della prima grande enciclica sociale, la Rerum novarum. Nel cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, la Santa Sede non può esimersi dal far sentire la propria voce dinanzi ai numerosi squilibri e alle ingiustizie che conducono, tra l’altro, a condizioni indegne di lavoro e a società sempre più frammentate e conflittuali. Occorre peraltro adoperarsi per porre rimedio alle disparità globali, che vedono opulenza e indigenza tracciare solchi profondi tra continenti, Paesi e anche all’interno di singole società», oltre che per tutelare «la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato».
La verità (sulla famiglia) secondo Prevost
Messaggio preventivo per chi già scorge – entusiasta o preoccupato – un altro Papa “iper-progressista”, però: «Società civili armoniche e pacificate» possono essere costruite solo «investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna». Con buona pace delle aperture di Francesco ai divorziati o alla comunità Lgbtq+. Anche in questo starà il senso del terzo pilastro del Pontificato, quello della verità. In termini generali, indica Prevost, «non si possono costruire relazioni veramente pacifiche, anche in seno alla Comunità internazionale, senza verità. Laddove le parole assumono connotati ambigui e ambivalenti e il mondo virtuale, con la sua mutata percezione del reale, prende il sopravvento senza controllo, è arduo costruire rapporti autentici, poiché vengono meno le premesse oggettive e reali della comunicazione». Quanto alla Chiesa però, questo significa una cosa chiara e semplice: che essa «non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione». Uomini avvisati, fedeli o meno, mezzi salvati.
Foto di copertina: ANSA / VATICAN MEDIA HANDOUT – Papa Leone XIV durante l’udienza con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede – Città del Vaticano, 16 maggio 2025