Tony Effe e l’ombra del clamoroso flop dopo Sanremo. Il disastro dei biglietti invenduti ai concerti, la fuga dei fan «traditi»


La partecipazione al Festival di Sanremo 2025 doveva essere l’occasione per fare il grande salto di pubblico e, chissà, anche commerciale. Invece per Tony Effe il passaggio dall’Ariston sembra aver segnato l’inizio di un apparente declino, che al momento sembra difficile da frenare. Partiamo dalla fine: il concerto del 27 giugno, previsto nel cartellone musicale della Fiera di Milano, è stato spostato in una location più piccola, al Carroponte di Sesto San Giovanni. L’evento è stato anche anticipato di due giorni, al 25 giugno, quando nella stessa location è previsto il concerto di J Balvin. Di fatto Tony Effe aprirà il suo concerto.. Da una location più grande a una più piccola è già un brutto segnale; da un concerto tutto tuo a un’apertura, seppur di una star internazionale del reggaeton come J Balvin, è quasi un disastro. Come se non bastasse, il 25 giugno è anche il giorno di Marracash live allo stadio San Siro di Milano, cosa che mette in difficoltà chi aveva acquistato i biglietti per entrambi gli eventi, ma soprattutto pone il live di Tony Effe a Milano, la capitale italiana della musica, in una preoccupante zona d’ombra.
Tony Effe al Circo Massimo
Tony Effe dunque straperde la sfida milanese, ma non se la cava granché bene nemmeno giocando in casa. Infatti anche la vendita dei biglietti per la data al Circo Massimo di Roma, in programma il prossimo 6 luglio, annunciata in pompa magna con un video in cui viene scomodato perfino Francesco Totti, con tanto di pallonata al cartellone con la foto del sindaco Gualtieri, memore dello sgarbo subito in occasione del Capodanno 2025, sta andando assai male. Ad oggi, chiunque volesse acquistare un tagliando per il live avrebbe ampia scelta in ogni settore, la mappa dell’evento si presenta assai colorata, i posti in grigio, quelli venduti, pochissimi. Una situazione che fa scopa con quelle di Riccione, di Nichelino (Sonic Park Stupinigi), di Piedimonte Matese e di Apricena. In realtà, l’unico dei sette eventi live della stagione estiva di Tony Effe a risultare al momento sold out è quello al Red Valley Festival di Olbia il 14 agosto, che però è un Festival e il trapper anche lì non è considerato un headliner, ma si esibirà prima di Alan Walker e Sfera Ebbasta, in abbondante apertura insomma, insieme a colleghi come Paky e Morad.
La caduta di Tony Effe
«La caduta di un Icon», come scrive a buon ragione Claudio Cabona su Rockol, citando il titolo dell’ultimo album di Nicolò Rapisarda, vero nome del rapper romano, quattro dischi di platino, il più venduto dell’annata 2024. Chiaro che adesso la curiosità si sposta sul capire le motivazioni di questo flop annunciato, ed è qui che torniamo al Festival di Sanremo. Chiaro che Carlo Conti, così come Amadeus l’anno precedente con Geolier, non poteva non invitare l’autore del disco più venduto dell’anno. Ma, a differenza di Geolier, che ha scelto di presentarsi all’Ariston con l’ottima e vituperata I p‘ me, tu p‘ te, Tony Effe invece decide di proporre Damme ‘na mano, un brano di spudorata impronta califaniana che nulla ha a che vedere con la sua produzione fino a quel momento, naturalmente compresi gli esordi con la Dark Polo Gang. La bocciatura della critica non era evitabile, ma quella del pubblico è stata abbastanza scottante, una bocciatura senza appello che è valsa un anonimo e deprimente 25esimo posto nella classifica finale.
Il tradimento di Tony Effe
Che il pubblico, come scrive ancora Cabona, si sia sentito tradito da quella scelta? Magari da quella, la prima sera, probabilmente ancora scottato dalle pesanti (e certamente esagerate) critiche riguardo la misoginia dei suoi testi dopo il clamoroso dietrofront di Gualtieri a Capodanno, di presentarsi in versione bravo ragazzo, coprendo tutti i tatuaggi? Nessuno può dirlo con certezza, di sicuro non si può escludere, ma significherebbe anche che il pubblico riesca ancora oggi ad assegnare un valore morale, politico, sociale, alla musica, tanto da rimanere offeso e con le mani lontane dal portafogli al sentore che quel valore possa essere tradito. Oggettivamente, non ci sembra il caso di Tony Effe, che di certo non incarna valori morali, non con la sua musica perlomeno, perlomeno non pubblicamente, che di politica non si è mai occupato (semmai, anche furbescamente, più il contrario) e che il sociale lo affronta con la narrativa di un riscatto piuttosto plastificato, il riscatto di uno che non ha provato vergogna nel raccontare, ospite del BSMNT d Gianluca Gazzoli, di come da giovanissimo sbattesse i piedi a terra per una paghetta di 100 euro a settimana, troppo poco a quanto pare per uno cresciuto nel rione Monti della capitale, non esattamente il Bronx.
La fine di un trend
Forse per svelare il mistero sarebbe più utile prendere in considerazione il noto rasoio di Occam, per cui la soluzione più semplice è con ogni probabilità la più corretta: la gente si è stufata. La sostanziale leggerezza di un certo tipo di trap, dal punto di vista musicale e concettuale, non intriga più, come tutti i trend musicali, che nascono e proliferano per un tot di tempo forti di essere qualcosa di nuovo. La trap è esplosa in Italia, anche grazie al contributo della Dark Polo Gang di Tony Effe, circa dieci anni fa, quindi come trend sicuramente è stato un successo epocale, e chi lo nega pecca di obiettività e lucidità. Ma, tornando a dati tangibili, e riguardo la musica nessuno ne propone di più tangibili del Festival della Canzone Italiana di Sanremo, il messaggio machista della trap è stato ampiamente superato da chi, al contrario, voleva essere un duro, come Lucio Corsi. Tony Effe, che frigna e minaccia di abbandonare la Liguria durante il Festival perché non gli è stato permesso di indossare sul palco una collana da 71mila euro senza la quale, lo ha detto, si sentiva «nudo», superato da chi per far stare su le spalline del suo outfit utilizza due pacchetti di patatine, ma poi può vantare un intero tour totalmente sold out.