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Gene Gnocchi: «I miei fan? Mi pregano di aiutarli a mandare i figli da Maria De Filippi»

20 Maggio 2025 - 07:42 Alba Romano
gene gnocchi
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Il comico festeggia 40 anni di carriera: il rimpianto? Non aver giocato in Serie A

Il comico Gene Gnocchi ha quaranta anni di carriera sulle spalle. E i relativi inconvenienti: «Beh, cinque anni fa mi si è avvicinato uno, mi ha messo in braccio il suo bambino di sei mesi per fare una foto, poi è scomparso. Adesso è mio figlio, l’ho dovuto adottare». Il suo nuovo spettacolo di cui parla oggi con Chiara Maffoletti sul Corriere della Sera si chiama Una crepa nel crepuscolo. E andrà in scena prima a Milano da oggi al 25 maggio al teatro Parenti e poi in giro per l’Italia. Quando di mestiere faceva l’avvocato pensava di poter arrotondare facendo il comico: «Poco dopo, invece, mi sono ritrovato ad arrotondare come avvocato mentre facevo questo mestiere».

Il mestiere

La sua ultima causa è stata per un amico: «Era stato querelato perché aveva urlato contro al capotreno che si era rifiutato di abbassare il volume degli altoparlanti della stazione, vicina a casa sua. Lui faceva il turno di notte, voleva dormire di giorno e si era infuriato. Ma era oltraggio a pubblico ufficiale». Ma in realtà voleva fare il calciatore: «Io ero molto bravo tecnicamente, ma un po’ lento. Sono arrivato alla Serie D ma a un certo punto capisci che non potrai fare più il calciatore a livello alto e se vivi quello sport visceralmente, come faccio io, soffri. Non aver giocato in Serie A è stato il mio cruccio ma l’ho sfiorata, nel 2006, quando grazie a Simona Ventura e Quelli che il calcio sono stato tesserato con il Parma. Non ho mai debuttato ma ero finito anche nel Fantacalcio e due ragazzi di Sassari, di cui poi sono rimasto amico, mi avevano preso».

I suoi fan

Oggi i suoi fan gli chiedono «di intercedere presso Maria De Filippi perché i loro figli cantano, oppure mi viene in mente uno che mi ha chiesto di fare una videochiamata con sua zia perché ero il suo idolo, solo che il suo idolo era Corrado Augias e così mi ha chiesto di imitarlo, giuro». La svolta nella carriera è arrivata «quando Zuzzurro e Gaspare mi hanno preso per fare Emilio. Assieme a me c’erano Silvio Orlando, Athina Cenci, il povero Faletti, e poi Teo (Teocoli, ndr ). È stata una grandissima occasione, anche riconoscendo il livello di persone con cui mi confrontavo: tutti dei pezzi da novanta».

I podcast

Adesso punta «sui podcast. Sto cercando un modo per prendere in giro questa cosa dei podcast inventandone uno che si intitolerà “Cose giganti”, in cui invito però sempre la stessa persona che deve aver avuto ogni settimana un problema diverso. Nella prima puntata racconterà del Tamagochi che ha da 43 anni: lo ha cresciuto, gli ha fatto fare l’Erasmus, tutto quanto». Intanto è diventato nonno: «Una cosa fantastica, mio nipote si chiama come me e io gli ho già preso una trentina di scarpette da calcio: se lui non fa il calciatore io divento matto, impazzisco. Non vedo l’ora di accompagnarlo su un campo. Inutile parlare di libertà, il suo destino è segnato, poveretto».

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