Roberto D’Agostino e i 25 anni di Dagospia: «Putin vuole dividere il mondo, Trump gli passa il coltello»


Roberto D’Agostino festeggia i primi 25 anni di Dagospia. Con una messa di ringraziamento al mausoleo di Santa Costanza, fa sapere oggi in un’intervista al Corriere della Sera. E nell’occasione rivela di essere credente: «Ho fatto il mio primo tatuaggio a 60 anni, ed è il disegno di un ex voto sopra una cicatrice sulla schiena di 53 punti, come grazia ricevuta. Quando hai una moglie, un figlio e non sai più cosa succederà domani…». A Valerio Cappelli dice che «Dagospia è stata prima di tutto una ribellione mentale». Perché «se l’intelligenza è saper connettere le cose, il potere oggi, attraverso Internet, è l’informazione in tempo reale, è la connessione».
Veri, falsi, verosimili
Il problema, dice D’Agostino, non è il vero, il falso e il verosimile: «Chissenefrega, il genere umano, si sa, non può sopportare troppa realtà. Nel 1963 Andy Warhol affermava: a chi interessava la verità? Ecco a cosa serve il mondo dello spettacolo, a dimostrare che non conta chi sei ma chi il pubblico pensa che tu sia». Perché, come l’invenzione della stampa, «il web ha scardinato, nel bene e nel male, un privilegio che per millenni aveva inchiodato la diffusione delle idee e delle informazioni al controllo dei potenti di turno. Dagospia è un effetto, non una causa. L’uomo nuovo non è quello prodotto dal computer: è quello che lo ha inventato».
Il re dei Cafonal
Il giornalista dice che l’età dell’oro del Cafonal è finita con l’addio di Berlusconi a Palazzo Chigi: «Dopo è iniziata la grande depressione. Monti, Letta, Renzi, Conte, Draghi, più tristi di un piatto di verdure lesse. Si è un po’ ripreso col cambio di regime nel 2022 e l’arrivo della famiglia Meloni, Lollobrigida e Giambruno, Giuli e Sangiuliano. Col ritorno di Trump alla Casa Bianca, si assiste invece a un horror cafonal istituzionale». Poi spiega la sua filosofia: «Politici e banchieri si dividono in due categorie: chi ammette di leggere Dagospia e chi mente. Oggi potere e conoscenza coincidono e il gossip è la risorsa strategica dell’Italia post politica. Dopodiché, massimo cinismo e minimo riserbo. Dimmi tutto, sarò una tromba!».
Trump e Putin
D’Agostino dice che Trump vestito da Papa «non è la carnevalata di un mattoide. Se Putin è un tiranno assassino, il Caligola di Mar-a-Lago è un teppista che sta scassando gli ingranaggi della democrazia occidentale. Pericolosissimo. Se Putin vuol dividere il mondo, arriva Trump che gli passa il coltello. Il regime comunista di Pechino rischia di diventare la forza stabilizzatrice del disordine globale». Poi, parlando della politica italiana, sostiene che «l’unico nemico della statista della Garbatella si chiama Matteo Salvini. La resa dei conti avverrà dopo il voto delle Regionali. Il più ostico ostacolo di Meloni è Sergio Mattarella, in trincea a difesa della Costituzione. Messi tutti insieme, Meloni, Schlein, Tajani, Conte, Salvini, assistiamo a una mediocre recita a soggetto».
Il porno e il sesso
Infine, D’Agostino rivela perché da qualche anno spinge molto su sesso e porno: «Il porno non esiste, esiste il sesso e ce l’abbiamo tutti nella testa perché è una relazione tra l’Io e il proprio immaginario. Ma appena lo vediamo negli altri, il loro erotismo lo liquidiamo come porno».