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Papa Leone XIV ha trovato un feeling inatteso con i suoi fedeli. Felice per i bagni di folla, ma non accarezza mai la loro pancia nei discorsi – I video

08 Giugno 2025 - 20:52 Franco Bechis
A un mese della elezione le immagini del week end di Pentecoste con i militanti dei movimenti cattolici. Che ha abbracciato fisicamente in piazza San Pietro ritardando le celebrazioni. Salvo poi tirare qualche orecchia nell’omelia

Poco dopo le sette di sera di sabato 7 giugno dall’arco delle Campane è sbucata in piazza san Pietro la papamobile, con a bordo Leone XIV atteso da decine di migliaia di fedeli dei più importanti movimenti cattolici accorsi lì alla veglia di Pentecoste per il loro Giubileo. Il Papa si è alzato dall’auto per salutare i primi fedeli, e quando ha visto davanti a sé fotografi e telecamere sorridendo si è tolto subito gli occhiali da vista con le lenti leggermente fumate che stava indossando, mettendoseli in tasca. Un piccolo gesto, che secondo una indiscrezione circolata nei giorni successivi all’elezione, potrebbe derivare da un consiglio dei suoi stretti collaboratori: gli occhiali – gli avrebbero detto – rendono un po’ più distante il rapporto con gli altri. Che sia stato seguito o meno quel suggerimento per aiutare l’empatia, a un mese di distanza dalla sua elezione quella sera e il giorno successivo Papa Prevost ha mostrato di non volere proprio alcuna distanza o freddezza con il suo popolo, e di avere imparato assai rapidamente come abbracciarlo.

Il giro in piazza San Pietro benedicendo ogni bimbo. E il mezzo incidente con una bandiera

Sia alla veglia di sabato sera che la domenica mattina per la messa di Pentecoste affollata ancora dei movimenti cattolici, papa Leone XIV si è concesso un lungo e perfino inusuale bagno di folla, che ha costretto a ritardare un pochino perfino i tempi della celebrazione. Ha percorso in piedi sulla papa mobile ogni corridoio possibile fino all’estremità di piazza San Pietro. Ha salutato e benedetto sorridendo a tutti, facendo fermare l’auto ogni volta che vedeva sporgere dalle mani protese verso di lui un bambino per cui chiedere la sua benedizione. Non ne ha rifiutato nessuno, piuttosto si è fermato a lungo per accarezzare la testa e benedirne più di uno, fermando l’autista che stava per ripartire. Ha perfino accettato offerte che gli arrivavano da qualche ragazzino. E in un caso domenica ha rischiato perfino di cadere dall’auto, sporgendosi per tentare di afferrare una sorta di bandiera azzurra che gli aveva lanciato un ragazzino. Il Papa non ci è riuscito, ma un agente della sua scorta sì, e l’ha data al pontefice mentre l’auto procedeva. Allora Prevost con la bandiera in mano si è girato alzandola per farla vedere al ragazzino felice. C’è stato in ogni passaggio una empatia sorprendente fra Leone XIV e i fedeli, e si capiva anche come questo lo rendesse felice.

I passaggi poetici dei discorsi, ma anche la chiarezza che non accarezza la pancia

Se il Papa ha una capacità di abbracciare chi ha davanti che pochi avrebbero immaginato la sera della sua elezione, concede assai meno a chi ha davanti nei suoi discorsi. Non li piega ai desideri del pubblico che ha di fronte, e lì cerca raramente l’applauso (pur concedendo ogni tanto i tempi per sottolineare qualche passaggio del discorso). Davanti ai movimenti Leone XIV ha sottolineato la loro importanza, ma non ha accarezzato alcuna pancia. Ha avuto (e capita spesso) passaggi poetici, ad esempio sabato sera, quando ha detto: «Come l’amore ci rende familiare il profumo di una persona cara, così riconosciamo stasera l’uno nell’altro il profumo di Cristo». Ma ha pure aggiunto: «A Pentecoste Maria, gli Apostoli, le discepole e i discepoli che erano con loro furono investiti da uno Spirito di unità, che radicava per sempre nell’unico Signore Gesù Cristo le loro diversità. Non molte missioni, ma un’unica missione. Non introversi e litigiosi, ma estroversi e luminosi». Era diretto proprio ai militanti dei movimenti, a cui ha chiesto anche: «Siate dunque legati profondamente a ciascuna delle Chiese particolari e delle comunità parrocchiali dove alimentate e spendete i vostri carismi. Attorno ai vostri vescovi e in sinergia con tutte le altre membra del Corpo di Cristo agiremo, allora, in armoniosa sintonia».

La solitudine dei social e la prepotenza che porta anche ai femminicidi

La poesia di Prevost è tornata anche durante la messa di Pentecoste, quando ha esordito spiegando «come un vento impetuoso che ci scuote, come un fragore che ci risveglia, come un fuoco che ci illumina, discende su di noi il dono dello Spirito Santo». E ha usato anche in qualche passaggio parole contemporanee che sarebbero piaciute a papa Francesco: «È triste osservare come in un mondo dove si moltiplicano le occasioni di socializzare, rischiamo di essere paradossalmente più soli, sempre connessi eppure incapaci di “fare rete”, sempre immersi nella folla restando però viaggiatori spaesati e solitari». Anche quelle con riferimento ai femminicidi: «lo Spirito trasforma anche quei pericoli più nascosti che inquinano le nostre relazioni, come i fraintendimenti, i pregiudizi, le strumentalizzazioni. Penso anche – con molto dolore – a quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull’altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio. Lo Spirito Santo, invece, fa maturare in noi i frutti che ci aiutano a vivere relazioni vere e buone».

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