Trump contro l’Iran dopo l’attacco di Israele: «Vi avevo avvertiti, fate l’accordo o sarete distrutti». La Russia: «L’Occidente è complice»


Li avevo avvertiti, non mi hanno dato retta, ora ecco il risultato. È un Donald Trump preoccupato ma anche cinico quello che si sveglia dopo la notte in cui Israele ha attaccato siti nucleari e altri obiettivi politici e militari in tutto l’Iran. Da aprile proprio su iniziativa Usa si erano infatti aperti i negoziati sul nucleare col regime di Teheran: una serie di incontri mediati dall’Oman, e che in una circostanza si sono svolti anche a Roma, ma che sin qui non avevano portato ad alcuna intesa. Ora Trump si sfoga. Anche se mantiene una certa distanza dall’iniziativa militare presa da Benjamin Netanyahu. «Ho dato all’Iran una possibilità dopo l’altra di fare un accordo. Ho detto loro nei termini più forti “Fatelo e basta”, ma per quanto ci abbiano provato e ci siano andati vicini, non ce l’hanno fatta. Io gliel’avevo detto che sarebbe stato molto peggio di qualsiasi cosa potessero prevedere», scrive Trump su Truth. Ma niente, lamenta, i suoi avvertimenti a non meglio precisati dirigenti di Teheran sono rimasti inascoltati. E ora proprio quei falchi che hanno impedito un accordo con gli Usa «SONO TUTTI MORTI, e diventerà ancora peggio!».
L’appello di Trump per un accordo e la freddezza di Rubio
L’invettiva social-politica di Trump assume a tratti toni biblici. Il presidente Usa, che nella notte aveva ammesso a Fox News di sapere che Israele avrebbe attaccato stanotte, avverte che Israele ha già in programma altri attacchi «ancora più brutali». Ma vuole credere ci sia ancora spazio per trovare una soluzione negoziata. «C’è già stata molta morte e distruzione, ma c’è ancora tempo per fermare questo massacro». Come? «L’Iran deve fare un accordo, prima che non ci sia più nulla, e salvare quello che fu noto in passato come Impero iraniano. Niente più morte né distruzione. FATELO ORA, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI», è l’appello ultimativo. E non è chiaro se sia diretto solo a Teheran o anche a Gerusalemme. Questa mattina dal canto suo il segretario di Stato americano Marco Rubio, pure considerato strenuo alleato di Israele, aveva definito quella di Netanyahu un’«azione unilaterale» in cui gli Usa non sono coinvolti: «la nostra massima priorità è proteggere le forze americane nella regione».
L’ira della Russia e la condanna dell’Onu
Nel mondo intanto fioccano le condanne per l’attacco sferrato nella notte da Israele contro l’Iran.Il segretario generale dell’Onu António Guterres è intervenuto per condannare «qualsiasi escalation militare in Medio Oriente» e dirsi «particolarmente preoccupato per gli attacchi israeliani contro installazioni nucleari in Iran». Guterres ricorda poi «l’obbligo degli Stati membri delle Nazioni Unite ad agire in conformità con la Carta dell’Onu e i diritto internazionale». La condanna più dura all’operazione Rising Lion è però quella che arriva dalla Russia, tradizionale alleata dell’Iran. Gli attacchi israeliani sono «categoricamente inaccettabili», fa sapere Mosca, secondo cui «la responsabilità di tutte le conseguenze di questa provocazione ricadrà sulla leadership israeliana». Il ministero degli Esteri russo allarga la prospettiva, d’altronde, puntando il dito contro «l’isteria anti-iraniana provocata dagli Stati occidentali» che hanno sostenuto una «risoluzione punitiva» dell’Aiea contro Teheran. Tali Stati, aggiunge Mosca, devono riconoscere «i risultati disastrosi del loro corso distruttivo e la portata della colpa che ricade su di loro per la tragedia»
La Cina: «Violata la sovranità dell’Iran»
A dirsi «fortemente preoccupata» per l’attacco di Israele è anche la Cina, che si oppone «alla violazione della sovranità» di Teheran. Lin Jian, portavoce del ministero degli Esteri, ha assicurato che Pechino è disponibile a svolgere «un ruolo costruttivo» in Medio Oriente e contribuire ad allentare le tensioni. Nel briefing quotidiano con la stampa, Lin ha esortato «le parti interessate ad adottare misure che promuovano la pace e la stabilità nella regione» evitando «un’ulteriore escalation delle tensioni».
Macron chiama Trump
In seguito agli attacchi israeliani, Emmanuel Macron ha chiamato Trump per ribadire che «la pace e la sicurezza per tutti nella regione devono essere i nostri principi guida». La Francia, ha scritto sui social l’inquilino dell’Eliseo, «riafferma il diritto di Israele a proteggersi» e invitando tutte le parti a «esercitare la massima moderazione e ridurre l’escalation». Nel corso della giornata, Macron ha parlato anche con il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman, il re di Giordania Abd Allah, il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed Al Nahyan, l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il primo ministro britannico Keir Starmer.
L’Ue e il rischio escalation
A intervenire sulla crisi in mattinata anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. «Le notizie che giungono dal Medio Oriente sono profondamente allarmanti. L’Europa esorta tutte le parti a dare prova della massima moderazione, a ridurre immediatamente l’escalation e ad astenersi da ritorsioni. Una soluzione diplomatica è ora più urgente che mai, per il bene della stabilità della regione e della sicurezza globale», scrive von der Leyen. Anche per l’Alta rappresentante per la politica estera Ue Kaja Kallas «la diplomazia rimane la strada migliore da seguire» e va sostenuto «qualsiasi sforzo diplomatico volto a ridurre l’escalation».
Meloni sente Trump, Merz e von der Leyen
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, secondo quanto si apprende, ha avuto una serie di colloqui telefonici con leader internazionali in seguito alla crisi in Iran. La premier ha sentito il presidente degli Stati Uniti, il cancelliere Friedrich Merz e la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen. Questi contatti con i leader, viene spiegato, sono propedeutici alle telefonate che si terranno nel pomeriggio con i principali attori regionali mediorientale e si inseriscono nell’ambito dell’intensa attività diplomatica in corso per coordinare la risposta della comunità internazionale alla crisi. Nella giornata di oggi – venerdì 13 giugno – la premier ha inoltre presieduto un vertice in videoconferenza per valutare le conseguenze dell’escalation militare in Medio Oriente. Hanno preso parte il Vicepresidente e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Vicepresidente Matteo Salvini, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Ministro della Difesa Guido Crosetto, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e i vertici dell’intelligence italiana.
Nel corso della riunione, si legge nella nota di palazzo Chigi, si sono registrati con preoccupazione i rapporti dell’AIEA che hanno trovato l’Iran in violazione dei suoi obblighi secondo il Trattato sulla Non Proliferazione delle Armi nucleari. In questo quadro è stato riaffermato il pieno sostegno ai negoziati tra Stati Uniti e Iran per un accordo sul programma nucleare iraniano, come testimoniato dalle due tornate negoziali ospitate a Roma, e sottolineato come una soluzione diplomatica debba restare l’obiettivo prioritario. «Il Governo italiano – conlude la nota – continuerà a lavorare con tutti i partner per promuovere una de-escalation e per garantire al meglio la sicurezza dei cittadini e dei militari italiani presenti nella regione».