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L’ambasciatore israeliano in Italia: «Agito contro l’Iran perché rischiavamo un altro 7 ottobre»

13 Giugno 2025 - 16:13 Sara Menafra
ambasciatore jonathan peled
ambasciatore jonathan peled
Peled in un briefing con i giornalisti italiani: «Teheran in grado di costruire nove ordigni nucleari, non potevamo fare diversamente»

Sono stati almeno tre i fattori che hanno convinto Israele della «necessità di attaccare l’Iran». E la «legittimazione politica» è venuta da quanto emerso dal vertice di Vienna di ieri, quando il Consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha adottato una risoluzione che condanna l’Iran per il «mancato rispetto» dei suoi obblighi nucleari. A spiegarlo è stato l’ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled, in un briefing con i giornalisti questo pomeriggio, 13 giugno, a poche ore dall’attacco sferrato nella notte sull’Iran.

Il rischio nucleare

L’ambasciatore Peled ha detto che Israele avrebbe valutato tre elementi in particolare. Il primo è che, secondo le fonti di intelligence, l’Iran ha accelerato nella costruzione di ordigni nucleari: «Se fino a tre mesi fa erano in possesso del materiale e dell’uranio sufficiente a realizzare sei bombe atomiche, in questo tempo sono stati in grado di preparare quello sufficiente a costruirne altre tre, quindi ben nove bombe nucleari», ha detto l’ambasciatore. Il secondo punto riguarda l’effettiva realizzazione di missili balistici: «Trecento missili balistici hanno la portata distruttiva paragonabile a quella di una bomba atomica. In un recente attacco l’Iran ha già lanciato trecento missili su Israele che sono stati, fortunatamente, intercettati. Le nostre fonti di intelligence ci dicono che ne erano stati accumulati centinaia, in grado di raggiungere anche Roma, Parigi o Londra». Un modo per dire che l’attacco è stato fatto anche per «difendere l’Europa».

Il «nuovo 7 ottobre»

Infine, e questo è l’elemento «più importante» secondo l’ambasciatore Peled, «Israele ha le prove che l’Iran stava preparando una invasione territoriale analoga al 7 ottobre, ma attraverso altri territori, come l’Iraq e la Siria. Un’invasione da più lati che mostra la volontà mai sopita di distruggere Israele». A proposito di questa invasione l’ambasciatore sottolinea di poter anche fornire alla stampa prove dell’attacco in preparazione e in ogni caso, conclude, l’insieme di queste tre circostanze ha messo in condizione il governo di «non poter fare diversamente».

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