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Israele-Iran, la Farnesina si mobilita per il rientro degli italiani. L’appello della famiglia bloccata al nord di Tel Aviv: «Vogliamo tornare a casa»

16 Giugno 2025 - 13:42 Ugo Milano
iran-israele-aeroporto-chiuso
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Le Ambasciate e i Consolati stanno fornendo assistenza ai connazionali che desiderano lasciare gli Stati, favorendo l’uso dei valichi terrestri in attesa della riapertura degli aeroporti. La famiglia bloccata a Tel Aviv: «Non abbiamo ricevuto informazioni per uscire»

È in corso presso l’Unità di Crisi della Farnesina una riunione presieduta dal Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, con gli ambasciatori italiani nei Paesi coinvolti o interessati dalle tensioni militari tra Iran e Israele. Al centro del confronto, innanzitutto, la situazione dei cittadini italiani presenti nei due Paesi in guerra. Le Ambasciate e i Consolati stanno fornendo assistenza ai connazionali che desiderano lasciare gli Stati, favorendo l’uso dei valichi terrestri in attesa della riapertura degli aeroporti. Il principale scalo internazionale di Israele, il Ben Gurion di Tel Aviv, rimane infatti chiuso sia ai voli in arrivo che in partenza a causa dell’escalation del conflitto. Le autorità israeliane hanno inoltre trasferito fuori dal Paese gli aerei delle tre principali compagnie aeree nazionali per motivi di sicurezza.

L’appello della famiglia bloccata in Israele

Gli italiani bloccati in Israele chiedono di far ritorno in Italia. «Adesso siamo in un rifugio, è appena suonata la sirena». A raccontarlo al Resto del Carlino è Giannalberto De Filippis, che si trova a Nahariya, nel nord di Israele, insieme ai due figli adolescenti. La famiglia si è rifugiata in una “safe room” e, al momento, è bloccata nel Paese in guerra, senza sapere quando potrà fare ritorno in Italia. Originario di Bologna, De Filippis vive a Loiano, sull’Appennino, con la moglie — di origine israeliana — e i figli. Era partito per Israele il 30 maggio per partecipare al matrimonio di una cugina della moglie, che avrebbe dovuto raggiungerli nei giorni successivi. «Ma dopo l’attacco all’Iran e le conseguenti ritorsioni, lo spazio aereo è stato chiuso. Lei non può raggiungerci, e noi non possiamo rientrare in Italia», spiega. Il ritorno era previsto per il 24 giugno, ma ora «è tutto sospeso. Altri Paesi si stanno già muovendo per rimpatriare i propri cittadini, mentre dall’ambasciata italiana non abbiamo ricevuto informazioni concrete. Ci hanno solo detto di seguire le direttive di sicurezza. Noi siamo pronti a partire in qualsiasi momento, basta che ci diano istruzioni».

Il blocco militare dello Stretto di Hormuz e il riscio escalation

Tra i temi discussi dall’Unità di crisi della Farnesina anche le possibili ripercussioni economiche del conflitto. Destano particolare preoccupazione i rischi legati a un eventuale blocco militare dello Stretto di Hormuz, snodo strategico da cui transita circa il 30% del petrolio mondiale, pari a circa 20 milioni di barili al giorno. Un’ulteriore fonte di allarme è rappresentata dal rischio di un’escalation che possa coinvolgere anche i Paesi del Golfo situati di fronte all’Iran, considerati potenziali bersagli di azioni militari.

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