Glastonbury, l’urlo dei Bob Vylan diventa un caso: la Bbc si scusa per aver trasmesso «sentimenti anti-semiti» e Trump vieta alla band l’ingresso negli Usa


«Death, death to the Idf!», ovvero «Morte, morte alle Idf!». L’eco di quell’urlo contro le Forze di difesa israeliane durante l’esibizione di sabato del duo punk Bob Vylan sul palco di Glastonbury, uno dei più importanti festival musicali del mondo, ancora riecheggia forte. L’ambasciata israeliana nel Regno Unito ha subito commentato sostenendo di essere «profondamente turbata» da quanto accaduto, trasformando il proclamo della band londinese in un fatto politico a livello internazionale che si sta gonfiando a vista d’occhio. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha condannato senza indugi ciò che è accaduto dal palco di Glastonbury: «Un discorso d’odio ripugnante, senza giustificazioni possibili. Vogliamo sapere come sia stato possibile trasmettere quelle immagini senza filtri. È una questione di responsabilità pubblica». Starmer era già stato tirato in ballo qualche giorno prima, quando aveva suggerito l’esclusione dal Festival della band nordirlandese Kneecap, cui frontman Liam O’Hanna è finito sotto processo a Londra per violazione della legge sul terrorismo con l’accusa di aver sventolato un vessillo «pro Hezbollah e pro Hamas» in un concerto del novembre scorso. La band non è stata esclusa dal Festival ma la Bbc, cogliendo il “suggerimento” di Starmer, ha scelto di non mandare in onda l’esibizione, credendo così di aver scampato il pericolo polemiche. Evidentemente si sbagliava.
Le colpe della Bbc e l’indagine della polizia
A quanto pare il messaggio sottopancia apparso durante l’esibizione in diretta del duo, «linguaggio molto forte e discriminatorio», non è bastato a sollevare l’emittente dalle responsabilità. La Bbc ha provato a correre ai ripari escludendo dal canale ufficiale YouTube l’esibizione dei Bob Vylan. Intanto la polizia del Somerset, tramite post su X, ha annunciato: «Siamo a conoscenza dei commenti rilasciati dagli artisti presenti sul palco del West Holts al Glastonbury Festival questo pomeriggio. Le prove video saranno valutate dagli agenti per stabilire se siano stati commessi reati che richiederebbero un’indagine penale».
We are aware of the comments made by acts on the West Holts Stage at Glastonbury Festival this afternoon.
— Avon and Somerset Police (@ASPolice) June 28, 2025
Video evidence will be assessed by officers to determine whether any offences may have been committed that would require a criminal investigation. pic.twitter.com/w2RQ4LdQf3
La risposta alle polemiche della band: «Ho detto quello che ho detto»
«I said what I said.», ecco il commento, diffuso tramite profilo Instagram, del duo punk londinese, da sempre fortemente impegnato su questioni sociali e politiche come il razzismo, la violenza della polizia, la diseguale distribuzione del reddito. «Stamattina, mentre giacevo a letto – si legge nel post – con il telefono che vibrava incessantemente, inondato di messaggi di supporto e di odio, ho sentito mia figlia parlare ad alta voce mentre compilava un sondaggio scolastico che le chiedeva un feedback sullo stato attuale dei suoi pranzi scolastici. Ha espresso che vorrebbe pasti più sani, più opzioni e piatti ispirati ad altre parti del mondo. Ascoltarla esprimere le sue opinioni su una questione che le sta a cuore e che la tocca quotidianamente, mi ricorda che, dopotutto, potremmo non essere spacciati. Insegnare ai nostri figli a parlare apertamente per il cambiamento che desiderano e di cui hanno bisogno è l’unico modo per rendere questo mondo un posto migliore. Mentre invecchiamo e il nostro fuoco inizia forse ad affievolirsi sotto il soffocamento della vita adulta e di tutte le sue responsabilità, è incredibilmente importante incoraggiare e ispirare le generazioni future a raccogliere la fiaccola che ci è stata passata. Mostriamo loro, a voce alta e in modo visibile, la cosa giusta da fare quando vogliamo e abbiamo bisogno di un cambiamento. Lasciamo che ci vedano marciare per le strade, fare campagna sul campo, organizzarci online e gridarlo su ogni palco che ci viene offerto. Oggi si cambia il modo di pranzare a scuola, domani si cambia la politica estera».
Anche Glastonbury condanna i Bob Vylan
Con politica e media con l’indice puntato contro, anche l’organizzazione del Festival di Glastonbury, messa alle strette, ha infine condannato l’esibizione dei Bob Vylan: «Il Glastonbury Festival – si legge nel post – è stato creato nel 1970 come luogo dove le persone possono riunirsi e gioire nella musica, nelle arti e nel meglio dell’impresa umana. Come festival, siamo contro ogni forma di guerra e terrorismo. Crederemo sempre nella speranza, nell’unità, nella pace e nell’amore e nella campagna attivamente. Con quasi 4.000 esibizioni a Glastonbury 2025, inevitabilmente appariranno artisti e oratori sui nostri palchi di cui non condividiamo le opinioni e la presenza di un artista qui non dovrebbe mai essere vista come un tacito appoggio alle loro opinioni e convinzioni. Tuttavia, siamo sconvolti dalle dichiarazioni fatte ieri dal palco di West Holts da Bob Vylan. I loro canti hanno davvero oltrepassato il limite e ricordiamo urgentemente a tutti coloro che sono coinvolti nella produzione del Festival che a Glastonbury non c’è posto per antisemitismo, incitamento all’odio o incitamento alla violenza».
Gli USA pronti a revocare il visto ai Bob Vylan
Questa forte ondata di polemiche potrebbe causare guai ai Bob Vylan ben oltre i classici da tempesta social. Pare infatti che l’amministrazione Trump stia già «valutando la revoca» del visto al gruppo punk prima del suo tour negli Stati Uniti. Una decisione che stupisce fino a un certo punto, gli Usa infatti hanno già chiuso le frontiere per motivi politici a diverse band europee, colpevoli di essersi schierate pubblicamente contro il governo Trump. Senza contare l’aumento del 250% del prezzo dei visti per i musicisti, cosa che ha reso il Nord America meta praticamente insostenibile per tante piccole realtà. Per i Bob Vylan sarebbe la seconda volta che li vedrebbe fuori dalla porta degli Stati Uniti. Nel 2023 infatti, per problemi di visto, il duo dovette annullare il proprio tour in territorio a stelle e strisce.