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La furbata Raoul Bova che registra il marchio «occhi spaccanti». Chi lo usa ora paga caro: la mossa dell’attore dopo lo scandalo

13 Agosto 2025 - 19:10 Ugo Milano
raoul bova occhi spaccanti brevetto
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I legali dell’attore hanno chiesto all'Ufficio Brevetti la registrazione delle parole inviate alla modella Martina Ceretti, diventate un tormentone. L'avvertimento dell'attore a chi lo prendeva in giro, anche a scopo commerciale

Gli «occhi spaccanti» della modella Martina Ceretti saranno solo di Raoul Bova. L’attore romano ha infatti deciso di registrare all’Ufficio Brevetti l’espressione, diventata virale su tutti i social media dopo che era scoppiato lo scandalo della relazione extra coniugale e della tentata estorsione a partire proprio dai messaggi e dagli audio WhatsApp. Secondo Repubblica, lo scorso 5 agosto Raoul Bova avrebbe deciso di muovere un altro passo nella vicenda e cercare di bloccare la diffusione dei video proprio tramite un brevetto.

La mossa all’Ufficio Brevetti

«Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso e dagli occhi spaccanti», iniziava così uno degli audio che Bova avrebbe inviato alla modella 23enne e che Fabrizio Corona avrebbe poi diffuso nella sua puntata di Falsissimo. Stando alla sua legale, Michela Carlo dello studio Bernardini De Pace, Bova avrebbe chiesto di registrare due marchi: sia la formula «occhi spaccanti» che l’intera prima frase dell’audio. Una mossa che, vista la popolarità dell’audio che era diventato un vero e proprio trend sul web, servirebbe a «far cessare la diffusione dei video», soprattutto a scopo commerciale.

L’ironia di Napoli e Ryanair

Al momento le pratiche sono ancora in fase di esame, ma delle mosse di questo genere erano già state preannunciate dopo che il Napoli Calcio e l’account italiano della compagnia low cost Ryanair avevano usato quella frase in un video e in un post promozionale. Il 6 agosto scorso, il Garante della privacy ha anche aperto un’istruttoria per «accertare eventuali violazioni della normativa». Di certo, chi vorrà usare quell’espressione dovrà fare i conti con l’attore, che potrebbe rivalersi con una causa di risarcimento a questo punto per uso di marchi registrati. Un reato, il 473 del codice penale, che se commesso può valere anche quattro anni di carcere o multe anche da 35 mila euro.

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