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Il giallo di Imane Khelif sul ritiro, parla la pugile algerina. L’annuncio dell’ex manager e l’allenatore che ancora la aspetta: «Dopo l’oro è sparita»

21 Agosto 2025 - 07:49 Giulia Norvegno
Imane Khelif e Angela Carini
Imane Khelif e Angela Carini
Sui social la pugile algerina nega di essersi ritirata. Lo scontro con l'ex manager «che non mi rappresenta», i post sulle partite di golf e gli eventi benefici. E le parole dell'allenatore che doveva farla passare al professionismo

Si sta consumando un vero e proprio giallo attorno alla figura di Imane Khelif, la pugile algerina che un anno fa trionfò ai Giochi di Parigi tra le polemiche. Il suo ex manager Nasser Yesfah ha annunciato che lei ormai si è ritirata dalla boxe, ma la campionessa olimpica ha prontamente smentito le dichiarazioni. Eppure, sui suoi canali social dedicati alla boxe, di allenamenti e combattimenti recenti se ne vedono davvero pochi.

L’annuncio dell’ex manager

«Dopo quello che è successo alle Olimpiadi, Imane non pratica più la boxe», ha dichiarato Nasser Yesfah a Nice Matin. L’ex manager ha aggiunto che «Imane si allena in Algeria o in Qatar ma non gareggia» e che «in ogni caso, anche se volesse passare al professionismo, verrebbe sottoposta al nuovo test di genere».

La smentita di Imane Khelif e l’accusa all’ex manager

Khelif si è affrettata a smentire l’ex manager in tarda serata, via Facebook: «Voglio chiarire al pubblico che le voci sul mio ritiro dalla boxe sono false. Questa persona non mi rappresenta più in alcun modo». La campionessa ha precisato: «Non ho mai annunciato il mio ritiro dalla boxe. Rimango impegnata nella mia carriera sportiva, mi alleno regolarmente e mantengo la mia forma fisica tra Algeria e Qatar in preparazione per i prossimi eventi».

La pugile algerina aggiunge: «Si diffondono voci del genere solo per sconvolgere e insultare la mia carriera atletica e professionale. Rimarrò sempre fedele allo sport della boxe e alla mia terra d’origine Algeria, e questa falsa notizia non mi scoraggerà dal continuare a difendere e onorare i colori del mio paese nei concerti internazionali. Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto e mi sostengono ancora, e confermo che il mio viaggio continua se Dio vuole».

I social raccontano un’altra storia

Tuttavia, il suo seguitissimo profilo Instagram (1,8 milioni di follower) sembra raccontare una storia diversa da quella che la pugile prova a smentire. La 27enne algerina da diverso tempo posta tutto meno che sessioni sul ring: partite di golf, sfilate, copertine di riviste come Vogue), eventi benefici. Dopo la trionfale finale con la cinese Yang Liu a Parigi, che aveva raggiunto dopo il match lampo con l’azzurra Angela Carini, che abbandonò il combattimento in lacrime, Khelif non ha più incrociato i guantoni pubblicamente.

Il passato di discriminazione e fake news

La pugile algerina, nata in una famiglia poverissima di Tiaret, un villaggio dell’Atlante, è finita al centro di una feroce campagna di insulti, discriminazioni e accuse. A unirsi contro di lei erano stati Donald Trump, che la irrise in campagna elettorale, e Vladimir Putin, che istigò l’ex federazione internazionale (Iba) ad emarginarla dalle gare. Nel 2023, mentre stava dominando il torneo di Nuova Delhi, venne spedita a casa a poche ore dalla finale «per mancato rispetto delle regole di partecipazione». La versione più attendibile è che l’Iba (guidata dal russo Kremlev e poi espulsa dal Cio per malversazioni) abbia esaminato illecitamente il suo sangue certificandone il sesso maschile.

La valanga di fake news contro la pugile

Sull’argomento si scatenarono le fake news: una risonanza magnetica che avrebbe evidenziato testicoli interni e la presenza di un «micropene», un test cromosomico che avrebbe confermato un cariotipo XY, un referto ormonale (rivelatosi contraffatto) che aveva rilevato un livello di testosterone tipico dei maschi. A difendere Imane fu il Comitato Olimpico Internazionale, schierato contro i test sommari di determinazione del sesso, oltre al popolo algerino che l’ha eletta eroina nazionale.

I nuovi test cromosomici per gareggiare

Negli scorsi mesi, la World Boxing, la federazione che ha sostituito l’Iba, ha reso obbligatorio un test che determina la presenza del gene Sry che indica la presenza del cromosoma Y. Come nel caso dell’atletica, un obbligo supportato da modesta letteratura scientifica, ricorda il Corriere della Sera, e senza attenzione per le situazioni più delicate come le differenze dello sviluppo sessuale. Sulla strada di Los Angeles 2028 c’è il rischio, se Trump otterrà quello che ha annunciato, che i test siano proprio quelli cromosomici, gli stessi che hanno appena fermato una giocatrice vietnamita ai mondiali under 21 di volley.

La sparizione misteriosa

Dalle Olimpiadi di Parigi, però, Imane sembra sparita dai ring. «Dal momento in cui ha conquistato l’oro è tornata a casa. Da un giorno all’altro, ha smesso di comunicare con noi, il suo club», spiega al Quotidiano Nazionale Tony Vivarelli, fondatore della Boxe Nizza Azzurra che doveva accompagnare la Khelif al professionismo. Nel frattempo, Angela Carini ha ripreso a combattere, vincendo il titolo italiano e una tappa della Coppa del mondo, anche se oggi è fuori dalla nazionale e l’accaduto ha lasciato segni pesanti nei rapporti con molte atlete azzurre.

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