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L’appello dell’Onu a Israele: «A Gaza è carestia, 132mila bambini a rischio: fateci entrare». Katz minaccia: «Se Hamas non si arrende, si aprirà l’inferno»

22 Agosto 2025 - 12:53 Ygnazia Cigna
gaza onu carestia bambini
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Il report dell'Ipc, il sistema globale di monitoraggio della fame sostenuto dalle Nazioni Unite. E la dura reazione di Israele

L’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), sistema globale di monitoraggio della fame sostenuto dall’Onu, ha ufficialmente dichiarato lo stato di carestia a Gaza, con particolare attenzione a Gaza City, dove prosegue l’occupazione da parte delle forze israeliane. Secondo il rapporto, la fame è «interamente provocata dall’uomo» e mette a rischio la vita di 132mila bambini sotto i cinque anni. Il rapporto segnala che il blocco degli aiuti imposto da Israele ha accelerato la diffusione della malnutrizione e definisce la situazione «una carestia che ci perseguiterà tutti». Il coordinatore delle emergenze dell’Onu, Tom Fletcher, ha denunciato l’uso della fame «come arma di guerra» e ha chiesto l’apertura immediata dei valichi umanitari e un cessate il fuoco.

La reazione di Israele

L’Alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, ha ribadito che la carestia è il risultato diretto delle azioni israeliane che hanno limitato illegalmente l’ingresso di beni essenziali e ha sollecitato misure immediate per garantire il pieno accesso agli aiuti umanitari. Dall’altra parte, Israele ha respinto con forza le conclusioni dell’Ipc, definendo senza mezzi termini il rapporto «falso» e basato su dati parziali forniti da Hamas, e sostenendo che gli sforzi umanitari sul territorio sarebbero stati ampiamente sottovalutati. Secondo il Coordinamento delle Attività Governative nei Territori (Cogat), la valutazione dell’Ipc distorcerebbe i fatti e mina la credibilità dell’organizzazione. Nel frattempo, le Nazioni Unite insistono sulla gravità della crisi e ribadiscono che l’uso della fame come strumento di guerra costituisce un crimine internazionale. Il responsabile umanitario dell’Onu Tom Fletcher ha lanciato un appello disperato alle autorità israeliane: «Per il bene dell’umanità, fateci entrare nella Striscia. Facciamo arrivare cibo e altri rifornimenti senza impedimenti e nella quantità massiccia richiesta. È troppo tardi per troppi, ma non per tutti a Gaza».

Il racconto di un parroco di Gaza

Sul fronte della vita quotidiana sotto le bombe, padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia nel quartiere di Al Zaitoun a Gaza City, descrive la situazione estremamente critica. La sua parrocchia ospita attualmente 450 sfollati cristiani nella zona della Città Vecchia. «I bombardamenti continuano a essere uditi ininterrottamente. Alcuni sono lontani, altri più vicini, e alcune esplosioni si sono verificate a 500 metri dalla parrocchia. I bisogni della popolazione civile sono urgenti», dichiara padre Romanelli. Nonostante le difficoltà, la parrocchia mantiene attività di sostegno per i bambini e gli sfollati. «I cristiani all’interno del compound stanno bene, ma la situazione è critica dopo che è cominciata una nuova fase della guerra con pesanti bombardamenti. Continuiamo a offrire aiuto e a pregare per la pace e la fine della guerra», aggiunge il parroco.

La minaccia di Katz: «Gaza City sarà rasa al suolo se Hamas non si arrende»

In mattinata, il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha lanciato un’altra durissima minaccia a Hamas: se l’organizzazione non accetterà le condizioni poste da Israele, Gaza City sarà distrutta. «Presto, le porte dell’inferno si apriranno sulle teste degli assassini e degli stupratori di Hamas a Gaza, finché non accetteranno le condizioni israeliane per porre fine alla guerra, in primo luogo il rilascio di tutti gli ostaggi e il loro disarmo», ha dichiarato Katz. Il ministro ha poi aggiunto che, in caso di rifiuto, la città sarà ridotta in macerie «come Rafah e Beit Hanoun», già devastate dai bombardamenti israeliani.

Usa a lavoro per incontro tra Israele e Siria

Parallelamente, gli Stati Uniti stanno tentando una nuova mediazione diplomatica. Secondo quanto riporta Sky News Arabia, Washington sta lavorando all’organizzazione di un incontro a New York tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il leader siriano Ahmed al-Sharaa, con la partecipazione del presidente americano Donald Trump. L’appuntamento dovrebbe tenersi a margine della prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite.

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