Nord Stream, confermato il carcere per Serhii Kuznietsov. Prima di entrare in aula fa il gesto del tridente ucraino, poi rifiuta l’estradizione


Serhii Kuznetsov rimane in carcere. È arrivata oggi, 22 agosto, la conferma della Corte di Appello di Bologna che ha ratificato la custodia cautelare in carcere per il 49enne ucraino arrestato nei giorni scorsi a San Clemente, in provincia di Rimini, con l’accusa di aver preso parte al sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico, nel settembre 2022. Per la Procura generale la misura restrittiva è necessaria in vista della possibile estradizione. La prossima udienza è stata fissata per il 3 settembre, quando i giudici dovranno decidere se accogliere o meno la richiesta di consegna avanzata dalle autorità tedesche.
La richiesta dell’interprete ucraino
L’udienza si è svolta a porte chiuse davanti alla giudice Sonia Pasini. Kuznetsov è arrivato scortato dagli agenti della Penitenziaria, con indosso una t-shirt nera e pantaloni marroni, accompagnato dall’avvocato, Luca Montebelli, e da un interprete. È stata una mattinata non priva di intoppi: in aula era presente un traduttore di inglese, ma l’ucraino ha spiegato di non conoscere bene quella lingua e ha chiesto un interprete in russo o ucraino. L’udienza è stata così rinviata al primo pomeriggio per consentire la ricerca di un traduttore.
Il gesto del tridente ucraino
Una volta rintracciato un interprete adeguato, in aula Kuznetsov ha respinto ogni coinvolgimento nell’attentato ai gasdotti Nord Stream, dichiarando di non aver ancora potuto leggere le accuse nella sua lingua e sostenendo di trovarsi in Ucraina al momento delle esplosioni. Ha inoltre affermato di non acconsentire alla consegna alla Germania, ribadendo la sua estraneità ai fatti. Ma i messaggi di Kuznetsov non terminano qui: all’esterno dell’aula, il 49enne ha fatto anche un gesto simbolico: rivolgendosi a giornalisti e fotografi ha alzato tre dita, il segno del tridente ucraino, emblema nazionale di Kiev.
L’arresto in riviera
Kuznetsov era arrivato in Riviera il 18 agosto insieme alla moglie e ai due figli minori, prendendo alloggio in un camping a San Clemente. Proprio lo stesso giorno la Corte federale tedesca ha emesso nei suoi confronti un mandato di arresto europeo. I carabinieri del comando provinciale di Rimini hanno pedinato l’uomo per alcuni giorni, attendendo il momento opportuno per entrare in azione. Mercoledì sera, appostati nei pressi del residence, hanno verificato la sua presenza nel bungalow e lo hanno fermato poco prima di mezzanotte, notificandogli l’arresto. Il 49enne, descritto come un uomo di corporatura imponente e fisico allenato, è stato trasferito in caserma per l’identificazione e poi condotto nel carcere di Rimini, fino al trasferimento in aula di questa mattina.