Ultime notizie Donald TrumpGazaJannik SinnerPensioniViolenza sulle donne
ESTERIBig TechDaziDonald TrumpTasseUnione europeaUSA

Dazi, Trump torna a minacciare l’Ue: «Nuove tariffe per chi tassa le aziende tech americane». Bruxelles: «Le regole digitali le decidiamo noi»

26 Agosto 2025 - 13:14 Gianluca Brambilla
trump-dazi-big-tech-europa
trump-dazi-big-tech-europa
A meno di una settimana dall'intesa commerciale, il tycoon chiede nuove concessioni all'Europa: «Cambiate le leggi o fermerò le esportazioni di chip»

Chi pensava che l’accordo commerciale fra Stati Uniti e Unione europea avrebbe finalmente riportato tranquillità e stabilità nelle relazioni tra le due sponde dell’Atlantico, è stato costretto a ricredersi. A meno di una settimana dall’intesa finale siglata da Usa e Ue, con tanto di dichiarazione congiunta con tutti i dettagli tecnici, Donald Trump torna a minacciare nuove tariffe. E lo fa, come di consueto, con un post sul suo social Truth: «In qualità di Presidente degli Stati Uniti, mi opporrò ai Paesi che attaccano le nostre incredibili aziende tecnologiche americane. Le tasse digitali, la legislazione sui servizi digitali e le normative sui mercati digitali sono tutte progettate per danneggiare o discriminare la tecnologia americana».

Il mancato accordo sul digitale con l’Unione europea

Che il capitolo Big Tech fosse ancora aperto lo si era intuito già nei giorni scorsi. Lo stesso Maros Sefcovic, commissario europeo al Commercio, aveva ammesso che l’accordo siglato con Washington non riguardava i delicati settori del vino e del digitale. Per tutta la durata dei negoziati, Trump ha spinto per un allentamento delle norme Ue sui colossi tecnologici americani. In particolare, il Digital Services Act e il Digital Market Act. La Commissione europea ha insistito per tenere quei due regolamenti fuori dai negoziati, ribadendo la propria posizione: l’accordo è e deve restare commerciale, non può riguardare anche l’impianto normativo del vecchio continente.

E sono arrivate subito le nuove minacce di Trump

Sono bastati pochi giorni perché la polvere nascosta sotto il tappeto tornasse a farsi vedere. E il primo ad alzare i toni è stato ancora una volta il presidente americano. «Avverto tutti i Paesi con tasse, leggi, norme o regolamenti digitali che, a meno che queste azioni discriminatorie non vengano rimosse, imporrò dazi aggiuntivi sostanziali sulle esportazioni di quel Paese verso gli Stati Uniti e istituirò restrizioni all’esportazione sulla nostra tecnologia e sui nostri chip altamente protetti. L’America e le aziende tecnologiche americane non sono più né il “salvadanaio” né lo “zerbino” del mondo», ha scritto Trump su Truth.

La risposta di Bruxelles: «Fare leggi sul nostro territorio è un diritto»

A rispondere alla sfuriata social di Trump ci ha pensato Paula Pinho, portavoce della Commissione europea: «È diritto sovrano dell’Ue e dei suoi Stati membri di regolamentare le attività economiche sul proprio territorio. Questo è anche il motivo per cui questo non fa parte dei recenti accordi con gli Stati Uniti». A proposito delle parole del presidente americano su una presunta disparità di trattamento tra aziende Usa e aziende cinesi, la portavoce dell’esecutivo europeo ha aggiunto: «La legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali non considera il colore della società, la sua giurisdizione, né il proprietario».

Anche l’Italia rischia nuovi dazi

Fino a pochi mesi fa, sembrava praticamente certo che la Commissione europea fosse intenzionata a inserire una tassa sulle Big Tech (in gran parte americane) nel nuovo bilancio pluriennale. La proposta, alla fine, fu accantonata senza troppe spiegazioni, secondo molti proprio per non scontentare la Casa Bianca e complicare il negoziato sui dazi. «Non cambiamo le nostre regole e il nostro diritto di regolamentare autonomamente nello spazio digitale», aveva avvertito Bruxelles a luglio, durante le trattative con Washington. Anche senza una nuova tassa europea, tuttavia, ci sono singoli Paesi Ue che già hanno introdotto una propria imposta sulle aziende del tech. Tra questi, c’è l’Italia, che nel 2018 – durante il governo M5s-Lega guidato da Giuseppe Conte – ha introdotto una tassa del 3% per chi offre servizi digitali e fattura più di 750 milioni di euro, di cui almeno 5,5 sul territorio italiano. Dal 2025, il perimetro della web tax si è allargato a tutte le imprese che offrono servizi digitali in Italia, senza più limiti di fatturato.

Le concessioni agli Usa sulle norme del Green Deal

Le nuove minacce di Trump rischiano di creare non poche grane ai vertici Ue. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, è già stata duramente criticata per l’accordo siglato con Trump e non può permettersi di fare nuove concessioni alla controparte americana senza scatenare l’ira dei governi che la sostengono. D’altro canto, persino la promessa iniziale sulla «autonomia normativa» non sembra essere stata rispettata fino in fondo. Nella dichiarazione congiunta dell’intesa sui dazi, Bruxelles si è impegnata infatti a semplificare ulteriormente alcune normative del Green Deal – in particolare quelle che riguardano più da vicino gli obblighi di sostenibilità, trasparenza e rendicontazione delle aziende – proprio su richiesta dell’amministrazione Trump.

Foto copertina: EPA/Annabelle Gordon | Il presidente americano Donald Trump nello studio ovale della Casa Bianca

leggi anche