Snoop Dogg ancora contro il mondo LGBTQ+: un bacio gay avrebbe sconvolto il nipote. «Sono ragazzini. Faranno domande. Non ho risposte»


«Non sono venuto per questa merda, sono venuto solo per vedere quel dannato film. Ho paura di andare al cinema», lo ha dichiarato Snoop Dogg qualche giorno fa nel popolare podcast It’s Giving, e ora queste parole stanno facendo il giro del mondo facendo discutere sul rapper, conduttore e attore americano. Si, perché Calvin Cordozar Broadus Jr., così all’anagrafe il 53enne di Long Beach, stava raccontando quella volta che portò al cinema il nipote per guardare Lightyear, film che racconta le origini del celebre personaggio di Toy Story, il primo della Disney-Pixar a includere un bacio tra persone dello stesso sesso. «Mio nipote – racconta Snoop Dogg – a metà del film mi chiede: “Come ha fatto ad avere un figlio con una donna? È una donna!”». «Mi ha fottuto» dice l’autore di brani iconici della storia del rap come Drop It Like It’s Hot e Gin and Juice, e prosegue: «Mi avete messo in mezzo a una situazione di m… per cui non ho una risposta… Mi ha sconvolto. Sono ragazzini. Dobbiamo mostrarlo a questa età? Faranno domande. Non ho risposte». La scena in questione in effetti ai tempi fece discutere. Inizialmente fu rimossa dalla pellicola, poi le proteste di numerosi dipendenti della Pixar fece si che venisse reintegrata. A causa di quella scena il film non è mai stato proiettato nei cinema di mercati mediorientali come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Egitto, Kuwait, Oman e Qatar.
I precedenti di Snoop Dogg contro la comunità LGBTQ+
Il rapper californiano non ha mai mostrato troppo tatto nell’affrontare tematiche legate alla comunità LGBTQ+. Nel 2015 definì l’ex olimpionica Caitlyn Jenner, in gara nel decathlon ai Giochi di Montréal 1976, nonché detentrice del record mondiale maschile della specialità dall’agosto 1975 al maggio 1980 prima di prendere la strada della transizione, «un esperimento scientifico». Quello stesso anno mise alla berlina su Instagram Cortez Booze, assistente in una casa di cura a Edgewater, nel Maryland, una persona con la quale non aveva nulla a che fare, “colpevole” solo di avere tratti del volto che ricordavano quelli del rapper, che nel post scrive: «Di chi è questa zia?». Una valanga di like, centinaia di commenti sprezzanti, cosa che ha costretto Cortez Booze a rivolgersi ad un avvocato. Sulla questione Snoop Dogg è stato sempre molto chiaro, nel 2013 quando il Guardian gli chiese un commento sul coming out di Frank Ocean lui rispose: «Frank Ocean non è un rapper. È un cantante. È accettabile nel mondo del pop, ma nel mondo del rap non so se lo sarà mai, perché il rap è così maschile. È come una squadra di calcio. Non puoi far parte in uno spogliatoio pieno di tizi duri e poi all’improvviso dire: Ehi, amico, mi piaci!».

Il governo australiano contro Snoop Dogg
Le esternazioni del rapper avendo fatto il giro del mondo sono arrivate fino in Australia, dove Snoop Dogg era stato invitato (cachet di 2 milioni di dollari) ad esibirsi durante il pre partita della finale dell’Australian Football League, il più importante evento sportivo della stagione australiana. La senatrice australiana Sarah Hanson-Young con un discorso in aula ha ufficialmente chiesto la rimozione dal palinsesto dell’evento del rapper definendolo un «mercante di insulti».