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Omicidio di Charlie Kirk: perché potrebbe esserci una “assassination culture” negli Stati Uniti

11 Settembre 2025 - 16:27 Davide Aldrigo
charlie kirk trump attentato turning point violenza politica
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Secondo un recente sondaggio 38 americani su 100 ritengono “giustificabile” l’assassinio di Trump, mentre per un'altra rilevazione il 34% degli universitari americani ritiene accettabile usare la violenza per impedire un discorso pubblico. Cosa succede, in queste ore, oltreoceano

L’omicidio di Charlie Kirk, attivista conservatore e fondatore di Turning Point Usa, avvenuto nella serata italiana di mercoledì 11 settembre, ha riportato al centro dei dibattito il tema della violenza politica. Tutto il mondo ricorda ancora l’attentato del 13 luglio 2024, al quale Donald Trump – allora in corsa per la seconda presidenza – sfuggì per un soffio. Ma la questione, come dimostra il recente attentato contro una politica dem del Minnesota, è evidentemente un problema bipartisan negli Stati Uniti ed è lecito chiedersi se la violenza politica debba ormai considerarsi parte di una tragica normalità.

Il preoccupante sondaggio citato da Charlie Kirk

È di pochi mesi fa un report del Network Contagion Research Institute (Ncri), che metteva in luce dati impressionanti: 38 americani su 100 giudicavano “giustificabile” l’assassinio di Trump, 31 su 100 quello di Elon Musk. Tra gli elettori progressisti, le percentuali salivano ulteriormente fino al 55% e al 48%. Per una triste coincidenza, lo stesso Charlie Kirk aveva rilanciato recentemente il sondaggio, denunciando la diffusione di una vera e propria “assassination culture” e avvertendo che la sinistra americana stava normalizzando la violenza politica. All’indomani dell’omicidio un editoriale del New York Times cita un altro sondaggio, pubblicato dalla Foundation for Individual Rights and Expression, secondo cui il 34% degli studenti universitari americani ritiene accettabile usare la violenza per impedire un discorso pubblico con cui non è d’accordo. La percentuale è in crescita costante negli ultimi anni: nel 2021 il “sì” raggiungeva il 24%, una cifra «già inaccettabilmente elevata».

New York Times: «Troppo spesso disumanizziamo coloro con cui non siamo d’accordo»

L’editoriale del New York Times – dal titolo “Il terribile omicidio di Charlie Kirk e il peggioramento della violenza politica in America” – sottolinea che la violenza politica ormai attraversa lo spettro ideologico: da Trump alla deputata democratica Nancy Pelosi, fino ai casi più recenti dei parlamentari locali in Minnesota. Una spirale di violenza che rischia di travolgere la convivenza stessa, dimenticando il Primo emendamento della Costituzione, quello che sancisce la libertà di espressione. «Troppo spesso auguriamo del male ai nostri avversari politici», scrivono gli autori. «Ci comportiamo come se il valore delle persone fosse determinato dal fatto che si identifichino come repubblicani o democratici. Disumanizziamo coloro con cui non siamo d’accordo».

Una necessaria riflessione sulla cultura politica

In Italia è stato, tra gli altri, Daniele Capezzone, direttore editoriale del quotidiano Libero, a sollevare la questione della violenza politica, denunciando la “tolleranza” verso un linguaggio e atteggiamenti violenti da parte di settori della sinistra, quando in gioco ci sono personalità divisive della destra americana come Trump, Musk o lo stesso Kirk. Da tempo, avverte il giornalista, l’eliminazione fisica del nemico politico non sarebbe più un tabù e la violenza verbale rischia sempre più spesso di trasformarsi in violenza materiale. La parabola di Kirk – dalla denuncia sui social all’essere lui stesso vittima di un attentato – sembra confermarlo. È anche vero, però, che la questione non riguarda solo un leader conservatore o un singolo movimento, ma richiede una riflessione strutturale. Perché – come scrive ancora il New York Times – «quando una società perde la capacità di discutere pacificamente e ricorre alla violenza per risolvere i propri conflitti, di solito finisce molto male».

Foto copertina: EPA/CRISTOBAL HERRERA-ULASHKEVICH| Charlie Kirk parla prima di un intervento di Donald Trump al “Believers Summit” organizzato da Turning Point Action a West Palm Beach, Florida, USA, 26 July 2024.

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