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La storia falsa di Amir ucciso dall’IDF: è vivo e si chiama Abdul

15 Settembre 2025 - 10:45 Marianna Satta
Il suo ritrovamento e un secondo video smentiscono la narrazione del contractor Tony Aguilar

La storia del giovane ragazzo palestinese, inizialmente identificato come “Amir” e presumibilmente ucciso dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) in un sito di distribuzione di aiuti a maggio 2025, aveva provocato tristezza e indignazione sui social. La sua storia era stata resa nota da Tony Aguilar, allora impiegato presso la Gaza Humanitarian Foundation, il quale aveva raccontato la commovente storia degli ultimi momenti del bambino. Una serie di indagini hanno poi rivelato che il racconto di Aguilar era ampiamente romanzato e che il ragazzo, il cui vero nome è Abdul Rahim Muhammad Hamden, noto come “Abboud” o “Abood”, è stato trovato vivo e in salute.

Per chi ha fretta

  • A maggio 2025, l’ex contractor Tony Aguilar ha affermato di aver assistito all’uccisione di “Amir”, da parte delle IDF in un sito di distribuzione di aiuti.
  • Aguilar ha romanzato i fatti, i filmati bodycam smentiscono la sua versione e mostrano quanto davvero successo.
  • La matrigna del ragazzo ha dichiarato che il bambino scomparve a luglio, due mesi dopo la presunta data di morte di maggio.
  • La Gaza Humanitarian Foundation (GHF) ha lanciato un’indagine che ha localizzato Abdul Rahim Muhammad Hamden, confermando che era vivo e in salute.
  • L’identità di Abdul è stata confermata.

Analisi

Tony Aguilar, veterano statunitense, è diventato virale poco dopo aver raccontato a vari media il suo commuovente incontro con Amir, nome da lui dato al bambino incontrato il 28 maggio in un sito di distribuzione di aiuti della GHF. Il suo racconto, carico di dettagli emotivi, narra di come Amir gli avesse baciato la mano dopo aver ricevuto del pane, lo avesse ringraziato in inglese, per poi essere colpito a morte dalle forze israeliane.

Le incongruenze

Tuttavia, queste affermazioni sono state categoricamente smentite. Un video esclusivo ottenuto da The Daily Wire ha mostrato un’interazione assai più breve e sbrigativa di quanto descritto da Aguilar. Nel filmato, Aguilar viene visto dire al bambino: “Vai a casa, vai a casa, ok? Grazie”. Un altro contractor di sicurezza, presente e dotato di bodycam, ha confermato che la storia di Aguilar era fabbricata e che era la mano dell’altro contractor, non quella di Aguilar. Un’altra grave incongruenza riguarda le date. Mentre Aguilar fissava la morte di Abdul al 28 maggio, la matrigna del ragazzo, Siham Al-Jarabe’a, ha dichiarato che suo figlio scomparve il 28 luglio, due mesi dopo la data presunta della sua morte secondo Aguilar. Questo ha ulteriormente minato la credibilità delle affermazioni di Aguilar, che peraltro è stato licenziato dalla GHF il 13 giugno.

La riscoperta di Abdul

In risposta ai racconti di Aguilar, la GHF, attraverso un lavoro “ad alto rischio” con il suo team umanitario, affiancato da veterani americani e membri della comunità locale, è riuscita a localizzare Abdul Rahim, vivo e in salute, con sua madre. L’identità di Abdul e di sua madre è stata verificata dalla GHF utilizzando software di riconoscimento facciale, dati biometrici e confrontando le immagini del ragazzo con quelle catturate da Aguilar. È noto che i bambini tra i 6 e i 10 anni possono cambiare rapidamente, ma elementi come la forma delle orecchie, l’attaccatura dei capelli e la dentizione sono caratteristiche uniche che possono aiutare nel riconoscimento.

La forma delle orecchie e dell’attaccatura dei capelli combacia (foto di maggio a sinistra e foto di settembre a destra)
La forma del naso combacia anche se le foto sono prese da due prospettive diverse (foto di maggio a sinistra e di settembre a destra)

Inoltre, nelle prime immagini di Abdul, si poteva osservare la mancanza di un incisivo centrale, comune nei bambini tra i 6 e gli 8 anni, età che combacia con quella di Abdul al tempo delle riprese. Nelle fotografie più recenti fornite dalla GHF, si nota la ricrescita di un dente in quella posizione.

Conclusioni

La vicenda di “Amir” si è dunque rivelata una storia distorta, amplificata dalle menzogne di Tony Aguilar che ha usato la sofferenza palestinese per farsi conoscere. Le verifiche hanno permesso di restituire la verità: Abdul Rahim è vivo e con sua madre.

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