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Lorenzo Bonicelli e l’attimo di felicità in terapia intensiva: «Ho sentito che muovevo un braccio»

27 Settembre 2025 - 06:16 Alba Romano
lorenzo bonicelli
lorenzo bonicelli
L'atleta è finito in coma farmacologico e ha danni neurologici dopo la caduta alle Universiadi di Essen. Ora sta migliorando

Lorenzo Bonicelli ha avuto un incidente alle Universiadi di Essen in Germania. Una caduta l’ha fatto finire in coma farmacologico. Quando si è risvegliato ha scoperto di avere un danno neurologico. Poi ha ripreso a parlare ed è uscito dalla terapia intensiva. Oggi è ricoverato all’ospedale Niguarda di Milano. «Sono sempre stato cosciente. E super lucido. Ricordo ogni momento, dalla caduta all’arrivo in sala operatoria. Dall’inizio alla fine», dice in un’intervista a Repubblica.

Il movimento di un braccio

Bonicelli ricorda: «Nei primi giorni, le immagini dell’incidente venivano a trovarmi spesso. E non lo nascondo, mi hanno fatto vivere momenti di crisi. Profonda. Ma ho imparato che me li devo concedere. Ora piano piano sto entrando in una fase di elaborazione. Ci sono momenti in cui mi faccio tante domande, tante. L’unica risposta che ho è che questa situazione io devo prenderla di petto». Ovvero: «Devo spezzettare il blocco. Affrontare ogni piccola parte della questione prendendola singolarmente. E poi parlare con altri pazienti: per accettare, accettarla». Poi parla di un attimo di felicità: «Ero ancora in terapia intensiva e ho sentito che nelle braccia avvertivo qualcosa: ho percepito un movimento, una contrazione. Ho pensato: “Oh, mio Dio…”».

Le giornate

L’atleta racconta come sono oggi le sue giornate: «Sveglia presto: vengono dei fisioterapisti a muovermi, una sorta di risveglio muscolare, seppure a grandissime linee. Dopo i lavaggi intorno alle 10 scendo in palestra con i fisioterapisti occupazionali: sono quelli con cui lavoro al recupero delle funzioni per la vita di tutti i giorni. Poi, passo alla camera iperbarica: serve all’ossigenazione dei tessuti, dei muscoli. Aiuta anche a trattare le piaghe da decubito. Dopo quella, pranzo. Quindi nel pomeriggio, verso le tre, ancora fisioterapia. Poi lo sapete, qui si cena presto. Ma una o due volte a settimana vedo la psicologa: è importantissima per me. Anche durante gli allenamenti ho sempre avuto un’attenzione all’aspetto psicologico».

Gli obiettivi

Oggi ha deciso di non darsi obiettivi: «Ogni giorno cerco di focalizzarmi su uno o più punti positivi che ho raggiunto nella giornata. Non guardo mai ai giorni successivi, non mi do obiettivi la sera. Aspetto la mattina: apro gli occhi e vedo come va. Ogni punto che conquisto è un millimetro su una corsa di cento chilometri». Infine, ogni sera prima di addormentarsi «vedo i volti di mio papà e mamma, delle mie sorelle, di Lisa. E penso che ogni attimo, ogni singolo attimo del loro tempo libero lo passano qui, con me. Io posso ricambiarli in un modo solo: impegnandomi a far vedere loro che sto bene, a convincerli che sono forte. Se oggi mi guardo allo specchio, mi dico che sono fortunato».

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